da Giovanni Falci (avvocato penale – cassazionista)
Caro Aldo, dopo avere letto e poi riletto la “lettera di Marco Marchese” voglio subito chiedergli scusa se ha pensato di avere “parlato a nome suo”.
Non era mia intenzione parlare per Marchese, ma era sicuramente mia intenzione parlare a nome degli italiani che condannano questo genocidio che è in corso.
Su una cosa però non transigo e mi è sembrata una gratuita caduta di stile, e cioè sul termine “scorrettamente” che egli ha usato nei miei confronti (anche se in linea con la violenza ideologica che traspare dal suo scritto).
Io non ritengo Marchese “scorretto” per quello che di farneticante ha scritto nella sua “lettera”, lo considero solo inaccettabile che è cosa diversa dalla correttezza delle persone.
In effetti Marchese ha fatto una apologia della violenza e della vendetta; in parole povere mi è sembrato di capire che egli “giustifichi” questo massacro perché è “giusto” che per l’azione terroristica di un gruppo di esaltati, debba pagare un intero popolo che deve scomparire dalla faccia della terra.
Una singolare e inedita interpretazione del “diritto di punire”!
I palestinesi, donne, bambini, anziani, devono morire perché di “fede islamica”, “condita di valori misogini, omofobi, e non certo animati di valori basati sui principi democratici”.
Marchese giustifica questo massacro perché andrebbero eliminati gli infedeli.
Ci fa ritornare al tempo delle Crociate!
Caro Marchese io non ho detto niente dei drammatici fatti del 7 ottobre perché c’era poco da dire per condannare quell’atroce reato; ma questo non significa che sia autorizzato e giustificabile il genocidio neanche se a scomparire e da annientare siano persone misogine, omofobe, e non certo animati di valori basati sui principi democratici.
Netanyahu ha preso di mira un solo obbiettivo: il volto e il petto dei palestinesi liberi, non solo di Hamas.
Spesso, dobbiamo convenirne, ha centrato il bersaglio e se malgrado la quantità di proiettili non ha ancora sfigurato quel volto che eternamente rinasce (ci sta molto vicino), ha ora forti speranze di riuscirci grazie all’inattesa complicità (non la tua) di un mondo che si dice libero.
Ebbene, caro Marchese, questa complicità io la rifiuto fino in fondo ben sapendo che invece tu non stai dalla mia parte (me ne farò una ragione).
Una volta in più per quel tuo intervento, mi sento di fronte allo scandalo intollerabile della coscienza europea; una volta in più, inesausto, io la denuncio.
Dal profondo delle loro celle, queste nuove vittime ci gridano, dopo tante altre, che la mistificazione almeno su questo punto non può continuare.
Va premesso che quello che sta facendo lo Stato Israeliano è una versione amplificata delle stragi terroristiche di Hamas; alla base hanno in comune la violenza e la crudeltà spietata e malvagia.
Bisogna allora scegliere tra Netanyahu e Hamas da una parte e la democrazia dall’altra.
Perché tra queste due concezioni non esiste una via di mezzo.
La via di mezzo è per l’appunto l’orrenda confusione in cui ci troviamo, dove le democrazie tentano di essere ciniche mentre Netanyahu e Hamas, per puro ossequio alle forme, tentano di farsi rispettosi di leggi e principi assurdi.
Io penso che è arrivato il momento che i rappresentanti delle democrazie sconfessino questa caricatura e rinneghino pubblicamente la strana teoria che consiste nel dire “diamo armi a un dittatore e diverrà democratico”.
No, se gli dai le armi o gli consenti di usarle come sta facendo Netanyahu, questi sparerà nel ventre della libertà, giacché questo è il suo lavoro e il suo obbiettivo.
Se questa denuncia dovesse ritardare ancora, non vedo che ragione ci sarebbe a scegliere tra l’ipocrisia e il terrore, dal momento che l’ipocrisia diventerebbe per sempre schiava del terrore.
Dal canto mio, a differenza di te, caro Marchese, di fronte a questa spirale ripugnante sarò inflessibile, saprò vedere quel che resta da salvare, stasera come domani. E quel che resta da salvare è la vita degli uomini liberi, di quei bambini che muoiono letteralmente di fame.
In effetti, se ho ben capito il pensiero di Marchese, il popolo palestinese sarebbe colpevole di non ribellarsi alla dittatura di Hamas, quindi esattamente colpevole come quelle folle oceaniche di italiani “tranne un niente di eccezione” che non si ribellavano al Duce.
Non ricordo però azioni di genocidio di quei nostri connazionali e, quindi non capisco perché questo sarebbe consentito in danno dei palestinesi.
Il mio grido che scoppia dinanzi a questi molteplici omicidi è in primo luogo la protesta e la rivolta contro la distruzione sistematica di tutti coloro la cui sola esistenza salva ancora questo mondo dal disonore.
Stai perciò tranquillo caro Marchese che le scuse sono solo mie personali e di tutti coloro che la pensano come me; e questo perché non posso condividere una teoria della violenza e della vendetta che traspare dalla tua lettera.
Giovanni Falci