da Giovanni Falci (avvocato penalista-cassazionista)
(riceviamo e pubblichiamo)
Caro Aldo le mie “scuse” (mie personali sia ben chiaro) ai palestinesi per quello che stanno INGIUSTAMENTE subendo ha suscitato la reazione di Marco Marchese che ha ritenuto “legittimo” l’uso della violenza in questa forma disumana come “risposta” ai fatti delinquenziali del 7 ottobre.
Testualmente Marchese si è chiesto se io, “Falci ha detto in passato qualcosa sugli Ebrei trucidati il 7 ottobre per il sol fatto di essere Ebrei, non per esse combattenti, oppressori, o altre cose poco commendevoli… E sui 250 rapiti? Di cui 50 ancora nelle mani di Hamas? Sul fatto che Hamas si fa fare da scudo umano proprio da quello stesso popolo fanatico che abbastanza e diffusamente volentieri si presta?”.
Ha poi “giustificato” la violenta reazione perché il popolo palestinese, in un certo senso, se lo merita “A gaza, salvo un niente di eccezione, dove sono i resistenti alla dittatura ferocissima di Hamas, seconda solo a quella iraniana?”
In effetti c’è perfetta coincidenza di pensiero tra Marco Marchese e Benjamin Netanyahu.
Il premier israeliano sulla legittimità della sua azione violenta ha testualmente detto: “Intendiamo farlo – (il massacro) – per garantire la nostra sicurezza, rimuovere Hamas, rendere la popolazione di Gaza libera”.
“Vogliamo liberare noi stessi e liberare gli abitanti di Gaza dal terribile terrorismo di Hamas”
Praticamente vi uccidiamo tutti così sarete liberi anche senza aver fatto la resistenza.
Io, però, ribadisco di non condividere questa impostazione del ragionamento e, con soddisfazione, ho scoperto di essere in buona compagnia.
La pensano come me, e perciò sono in compagnia di David Kretzmer della “Hebrew University” di Gerusalemme; dei filosofi del diritto David Enoch (“Hebrew University”, Università di Oxford) e Yitzhak Benbaji (Università di Tel Aviv); di Eyal Benvenisti (internazionalista dell’Università di Cambridge e della Columbia Law School) e di Orna Ben-Naftali (professoressa di diritto internazionale umanitario del “Van Leer Jerusalem Institute”).
Questi eminenti giuristi e accademici ebrei tutti residenti in Israele, hanno inviato un documento a Netanyahu a firma congiunta.
Di seguito il testo del documento che sembra l’estratto del mio pensiero esternato nelle “scuse”, lo ripeto mie personali e non condivise da Marchese.
Giuro di non aver parlato con nessuno degli eminenti accademici di cui sopra.
“La questione della legalità della guerra – scrivono Kretzmer, Enoch e gli altri giuristi – non si è posta con grande urgenza all’inizio, poiché era chiaro che l’attacco del 7 ottobre 2023 rappresentava per Israele una grave minaccia contro la quale aveva il diritto, forse persino l’obbligo, di difendersi. Ciò è stato compreso dalla maggior parte della comunità internazionale e Israele ha di conseguenza ricevuto ampio sostegno al suo diritto di usare la forza. Il diritto internazionale riconosce il diritto intrinseco di uno Stato attaccato a usare la forza per autodifesa”
Praticamente, tornando a noi, Falci non ha detto niente sul 7 ottobre, riprendendo l’appunto di Marchese, perché Israele aveva il diritto, forse persino l’obbligo, di difendersi. Ciò è stato compreso dalla maggior parte della comunità internazionale (perfino da Giovanni Falci).
Questo diritto però non è illimitato, come fanno notare gli accademici, essendo soggetto “a condizioni vincolanti di necessità e proporzionalità”.
“Degradare gravemente le capacità militari di Hamas – affermano sempre i giuristi ebrei – e privarla della possibilità di attaccare Israele nel prevedibile futuro, insieme al rilascio degli ostaggi, sono gli unici obiettivi che possono giustificare la continuazione dei combattimenti. Il diritto internazionale non consente l’uso della forza a fini di vendetta, punizione, deterrenza generale o cambio di regime”. (cfr. Marchese, dove sono i resistenti alla dittatura ferocissima di Hamas? E quindi necessità di cambio di regime da imporre con la forza da parte di un altro paese)
In effetti i giuristi israeliani hanno affermato quello che avevo detto io scusandomi al popolo palestinese.
E quello che ho ribadito nelle ulteriori scuse in risposta a Marchese dove ho parlato di apologia della violenza e della vendetta e di giustificazione dell’eccidio come reazione per l’azione terroristica di un gruppo di esaltati; una singolare e inedita interpretazione del “diritto di punire”.
Continuano nel loro documento gli accademici israeliani: “Anche se si potessero ottenere alcuni vantaggi militari attraverso la prosecuzione dei combattimenti, il beneficio marginale in termini di sicurezza che questi vantaggi produrrebbero non è proporzionato all’entità del danno umanitario causato alla vita, al benessere e ai beni dei civili di Gaza che non sono coinvolti nei combattimenti. (non importa se capaci o meno di ribellarsi ad Hamas). La Corte Suprema israeliana ha da tempo affermato che quello della proporzionalità è un principio fondamentale sia del diritto israeliano che di quello internazionale (HCJ 2056/04 Beit Sourik contro Governo di Israele, PD 58(5) 807 (2004), par. 37). La continuazione e, soprattutto, l’espansione della campagna militare deve essere valutata non solo alla luce della ridotta minaccia rappresentata da un Hamas indebolito, ma anche alla luce dell’entità della distruzione e della profondità della crisi umanitaria già causata dalla guerra”.
In conclusione per i professori che stanno dalla mia parte, “l’uso della forza che eccede i limiti della proporzionalità e non è in grado di raggiungere l’obiettivo dell’autodifesa è illegale e, in determinate circostanze, può persino costituire un reato ai sensi delle categorie più gravi della legge che regola l’uso della forza e del diritto penale internazionale. Inoltre, secondo il diritto internazionale umanitario, una guerra che abbia perso il suo scopo legittimo viola il diritto alla vita di coloro che ne sono danneggiati da essa. Viola il diritto alla vita dei civili a Gaza e in Israele, (ribelli o meno ad Hamas) compresi gli ostaggi, nonché il diritto alla vita dei soldati dell’Idf. Nella situazione attuale, la continuazione della guerra è diventata illegale e potrebbe persino costituire un atto di aggressione, con conseguente responsabilità penale personale per gli alti funzionari statali”.
Questa parte del testo del un documento ufficiale consegnato al premier Netanyahu mi restituisce un riconoscimento del mio pensiero sulla violenza in corso che, sebbene non condiviso da Marchese lo è da David Kretzmer, David Enoch, Yitzhak Benbaji, Eyal Benvenisti e di Orna Ben-Naftali; e a me sta bene così!
Giovanni Falci