13 agosto 1994 –  il blitz nel convento delle suore di clausura di Fisciano che sconvolse tangentopoli … a caccia di Gaspare Russo, con al centro Salvatore Memoli

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Nel racconto di tangentopoli, dopo trentuno anni dal fatto è giusti ricordare il blitz  nel Convento delle Suore di Clausura di Fisciano ordinato dalla Procura della Repubblica di Salerno e diretto alla cattura del superlatitante dell’epoca: il mitico Gaspare Russo detto Gasparone.

Tempo fa sfogliando “leCronache.it” ho avuto modo di leggere l’interessantissimo articolo firmato dall’avv. Salvatore Memoli dal titolo “I dialoghi carmelitani di Vincenzo Giordano con la Priora Madre”; nel contesto di detto articolo l’avv. Memoli descrive mirabilmente quello che fu il rapporto tra l’ex sindaco Vincenzo Giordano e la “Priora Madre Maria Maddalena Savone”, una donna intelligente e di grande profondità spirituale (scrive Memoli) … tra i due c’era un’intesa fatta di una reciproca curiosità per gli impegni di entrambi.

Lo scritto di Memoli (e soprattutto la sua presenza costante nel “Convento delle suore carmelitane di clausura” di Fisciano governato dalla Priora Madre Savone con la quale lo stesso Memoli e sua mamma Enza avevano un intenso rapporto di fraterna e cristiana solidarietà) mi ha fatto ritornare alla mente il clamoroso blitz che la Procura di Salerno (con il capo Ermanno Addesso e i due pm Luigi D’Alessio e Vito Di Nicola) ordinò nel convento di clausura con la certezza di catturare l’allora latitante Gaspare Russo (già sindaco di Salerno, presidente della CCIAA e governatore della Regione Campania)

  • IL BLITZ: E’ l’alba del 13 agosto 1994; una ventina di uomini impiegati direttamente agli ordini di Coppola; lo squadrone giunge a Fisciano e cinge d’assedio il convento; poi qualcuno bussa al portone; non viene dato il consenso all’accesso (si tratta di suore di clausura), interviene addirittura l’arcivescovo di Salerno Mons. Gerardo Pierro che chiede di parlare con i due magistrati (presenti sul posto); secco il rifiuto e perentorio l’ordine di entrare; tardi, troppo tardi: Gaspare Russo è già sparito. Qualcuno dirà che è fuggito attraverso i cunicoli del monastero. A questo punto occorre chiedersi se Russo fosse davvero presente nel Convento. Per una certa logica sì (ma si sa che la logica spesso non appartiene ai magistrati), altrimenti come giustificare la clamorosa azione, la violazione della clausura e forse dello Stato Pontificio ? Se Russo si trovava all’interno del convento, chi lo avrebbe avvertito e materialmente aiutato ? Qualcosa avrebbe potuto dirla, forse, Pietro De Divitiis, il fedelissimo di Russo, ma è morto.

(Stralcio dal libro “A dieci anni da tangentopoli” – Ed. Loffredo del 2004)

 

Per una doverosa e rigorosa ricostruzione storica va anche detto che il blitz era stato preceduto dai clamorosi arresti del 4 agosto 94 quando finirono in cella Pietro De Divitiis (ex sindaco di Baronissi e fedelissimo di Russo), Domenico Galdi (ex assessore ll.pp. di Baronissi) e Geppino Jaquinta (legato per vari motivi al clan Galasso-Alfieri). Dai loro interrogatori, forse, erano trapelate notizie sulla possibile presenza di Gaspare Russo nel convento di Fisciano.

Oggi, a distanza di trentuno anni, scopro dall’attenta lettura dell’articolo di Memoli che ci fu un elemento importante che allertò gli inquirenti, capeggiati dal defunto vice Questore Sebastiano Coppola, condizionandoli a tal punto da anticipare, forse, il blitz sicuramente non previsto per il 13 agosto dell’anno 1994.

Era stata intercettata una telefonata che dal convento era partita verso l’esterno sull’utenza telefonica dell’avv. Memoli:

 

  • “”Salvatò, tu e tua madre dovete convincere la nonna ad andare via, qui non può stare più””; quel Salvatò altri non era se non l’avv. Salvatore Memoli (noto personaggio politico e manager salernitano).

Gli occhi dello spazientito poliziotto addetto alle intercettazioni si illuminarono di colpo; avvertì subito il capo Sebastiano Coppola e, dopo una rapida trascrizione insieme si precipitarono di corsa verso gli uffici dei pm D’Alessio e Di Nicola. Il convento era sotto intercettazione e il caso era di grande interesse investigativo. I quattro si precipitarono nella stanza del capo Ermanno Addesso; fu una consultazione a cinque molto rapida, poco dopo la decisione: “Bisogna anticipare il blitz per non consentire alla nonna di lasciare il convento”; per loro “nonna” era un modo convenzionale per coprire il ricercatissimo Gaspare Russo.

Era il pomeriggio inoltrato del 12 agosto 1994 e il blitz scattò qualche ora dopo, alle prime luci dell’alba del 13 agosto una ventina di agenti agli ordini di Coppola andarono a bussare con violenza alle porte del convento. Il resto è storia nota.

Di Gaspare Russo non fu trovata neppure l’ombra e si disse che era fuggito attraverso i cunicoli dell’antico monastero.

Ma allora quella telefonata da chi fu fatta e chi la ricevette ?

Nel monastero ogni anno arrivava per un lungo riposo la “nonna” della Superiora Madre Maria Maddalena Savone; quell’anno il tempo della sua permanenza era già scaduto e la Superiora si preoccupò di avvertire i due fedeli (Salvatore Memoli e la compianta mamma Enza) molto intimi con la suora-superiora e con la di lei nonna per pregarli di convincere la nonna a ritornare nella propria casa sita nel centro Italia.

La superficialità del poliziotto intercettatore, la fretta di Coppola di afferrare Gaspare Russo (dopo l’inutile viaggio a Parigi alla ricerca del latitante), la voglia matta dei due PM di catturare Gaspare Russo e la necessità del Procuratore capo di mettere la parola fine alla latitanza più lunga di tangentopoli per un politico di rilievo, fecero di quel blitz il fallimento più completo di tutta la storia giudiziaria della nostra circoscrizione. E quel sabato afoso di agosto si trasformò presto nel primo vero colpo alla credibilità di un impianto accusatorio contro Russo che era stato destinatario, in quel periodo, di ben sette mandati di cattura emessi dalle Procure di Milano, Roma e Salerno, rivelatisi inconsistenti e senza prove; tanto da sfociare in altrettante assoluzioni piene.

La storia ci ha poi raccontato che la mattina del 13 agosto 1994 il mitico Gaspare Russo era seduto davanti ad un bar-bistrot degli ChampsElysées di Parigi a godersi un ottimo gelato; più o meno come quello che lo stesso Sebastiano Coppola aveva gustato qualche mese prima nello stesso bar della capitale francese dove era stato inviato, con due agenti, per individuare l’eventuale nascondiglio del noto e imprendibile politico.

 

 

 

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