da Salvatore Memoli (avvocato – giornalista – scrittore)
La critica politica è sacrosanta, a volte é stimolo per aprire gli occhi. Sul Partito Democratico ne abbiamo sentite di tutti i colori, senza risparmio. Tra tutte, gli epiteti di Vincenzo De Luca resteranno negli annali di una viscerale reprimenda contro un partito che conserva le memorie infauste di una gerontocrazia che occupa gli spazi e si lascia consigliare da chi avrebbe di meglio da fare. Anime morte, come le foglie morte, la straordinaria poesia di Jacques Prevert: “Le foglie morte cadono a mucchi… e il vento del nord le porta via nella fredda notte dell’oblío”. In un partito che é diventato più movimento che partito, dove la memoria di scelte di lotta non sono accompagnate da un disegno politico, dove gli ideali si mischiano ad idee che hanno tutti e non si colorano di scelte politiche che hanno appartenenza, non c’é spazio per idee rivoluzionarie ed innovative. Tutto scorre in un presente edulcorato e in stagioni che danno l’idea di una conquista apparente, tranne l’occupazione di spazi che danno visibilità ai nuovi parvenus. Un partito che è più preoccupato alle lotte interne e a sbarrare la strada a chi ha argomenti veri, invece di rinnovarsi nel panorama di una sinistra moderna, europea e vincente. Per chi è abituato a lottare, a farsi largo a denti stretti, a conquistare spazi che generano nuove avventure, é fin troppo ovvio ritenere che le anime morte hanno preso il posto dei grandi lottatori di un tempo e sostituito strateghi di scenari politici in evoluzione e portatori di nuovi livelli politici che scrivono la storia presente.
De Luca padre sa bene che il partito è veramente il luogo abitato delle anime morte. Perchè desiderare per il figlio Piero un posto apicale nell’organigramma regionale del partito, contrassegnato da tante anime morte?!
I figli di De Luca sono persone di valore culturale e politico, sacrificati da tempo ad una strategia generale del padre che ha causato tanti strappi e lacerazioni.
Perché credere che designare il figlio parlamentare alla guida del partito possa rappresentare una buona soluzione? La proposta ha un fondamento oppure nasce da una resa dei conti nella sua area politica che esclude qualsiasi altra ipotesi da una ricerca di un altro organigramma di vertice, in grado di garantire il presidio degli interessi deluchiani?
È fin troppo limitato immaginare che nella vasta area di aggregazione politica non ci sia un garante che tuteli De Luca, oltre al figlio. Potrei fare una dozzina di nomi di compagni capaci di guidare il partito regionale ed attenuare quell’astiosità politica esistente e dannosa, inidonea a creare un clima più disteso all’interno delle aree, predisponendole al dialogo.
Non capisco, saranno limiti miei, perché De Luca padre sacrifica De Luca figlio, restringendo la selezione alla cerchia familiare. Questo modo di fare manca di un respiro, di una visione politica, sia per tutelare tutta l’area deluchiana, sia per aprire un confronto condiviso con il partito, al quale si potrebbe proporre una terna e fidarsi per costruire un futuro che é tutto da immaginare e condividere. Perchè una cosa é certa, la sinistra ed il PD, senza Vincenzo De Luca, non vanno lontano. Ecco con la proposta di Piero, i deluchiani sacrificano il meglio ad una palude, in nome di una contrapposizione fine a se stessa. Piero sará il leader regionale di un nuovo corso, tra nemici più che amici di partito. . Questa idea, veramente vuol dire sacrificarlo come un’anima morta, circondato da nemici e da battaglie che se decapitano lui, vorrebbe dire demolire tutta l’area politica.
Dunque, o il partito é ancora fatto di anime morte, per cui designare Piero vorrebbe dire distinguerlo, oppure é un luogo morto per il confronto, dove un parlamentare valoroso non potrà dare un apporto importante, per la crescita di tutti.
Quello che pare accadere in queste ore è una soluzione emotiva che supera il guado ma non garantisce il recupero di una vitalità che allontani le anime morte.
Un parlamentare che garantisce un accordo serio deve avere le mani libere e deve contare su persone di partito, come é sempre stato, che rispondono ad un grande progetto politico. Un parlamentare che possa aspirare ad un incarico di futuro governo e che dia alla storia che lo ha sostenuto dignità, visibilità e credibilità!
Insomma un parlamentare che si perde tra le anime morte non serve a nessuno. Piero che ha radici in una tradizione di governo e di idealità regionale può fare molto a Roma e nel Paese.
De Luca sbaglia a sacrificare quella schiera di collaboratori che gli hanno sempre giurato fedeltà e sbaglia a ridurre il figlio Piero ad una foglia morta che tiene il posto occupato, mentre prepara le nuove liste civiche per la Regione!