da Antonio Cortese (docente – giornalista)
Accolgo subito con piacere l’appello del giornalista Cusati a proposito delle urgenze regolamentari le Province.
Di sponda provo a ribadire l’oramai situazione scaduta su un tipo di amministrazione che così continuando pratica uno stallo ed un immobilismo delle dinamiche sia democratiche che partecipative, ma specialmente non a favore dello sviluppo del territorio.
Cusati, di cui raramente apprezzo in pieno gli interventi filo-deluchiani sulla medesima testata de il Quotidiano di Salerno e non ho il piacere di conoscere di persona se non da attento lettore utente, questa volta ha giustamente accennato ad incongruenze funzionali e costituzionali di cui egli stesso sarà maggiormente competente data la natura professionale in giurisprudenza. Pertanto consiglierei di rivolgersi a lui per migliori avvertenze o constatazioni oramai necessarie, ma ignorate dai più e dai media che dedicano le telecamere ed i microfoni solamente alle star del teatro da intrattenimento.
Pochi addetti ai lavori hanno conservato infatti riserve e disaccordi sul modus operandi delle giunte amministrative che attualmente sono blindate al pubblico e chiuse in una dimensione che le ha trasformate da parlamenti popolari a botteghe private, di cui la res non può evolversi se normata ancora dalla pochezza cui le ha relegate Delrio.
Senza poi nulla togliere alla grave situazione salernitana, dalle sorprese penali alla “sacrificata” nomina del sindaco (ma stiamo parlando della terza Provincia del paese per estensione e della prima per varietà territoriale), le Province sono da tempo state assoggettate alle logiche di accentramento amministrativo, aiutando un processo negativo in Campania del così detto “napolicentrismo” da migliaia di attori politici locali combattuto per anni.
Nel nostro caso si potrebbe dedurre che la mala gestio ancora sotto indagine sia stata infatti dovuta propriamente anche grazie a tale adombramento normativo, che ha fatto in pochi mesi divenire gli enti in questione delle specie di club esclusivi dai colori parastatali.
Molte voci nazional-federaliste anni fa, approfittando della senectude avanzata di zio Silvio che oramai pensava solamente alle ballerine di colore, volevano addirittura eliminale il presidio istituzionale amministrativo provinciale dall’intero Stivale, ma a spazientirsi ora sono finalmente i pochi professionisti che hanno studiato qualcosina in Italia, dato il rocambolesco andazzo provocato da alcuni legislatori confusi ancora tra lo snellimento burocratico e quello alimentare.
Ad alimentare invece poi la distrazione di massa su tali urgenze ci si sono messi i cori sulle autonomie, ma le stesse non riescono ancora facilmente a liberarsi dalle dipendenze manipolatorie che li tirano e giocano.