Ripensare al nucleare? No, grazie

Filippo Ispirato

Nella giornata di Giovedì il neo ministro all’ambiente Corrado Clini ha sostenuto ai microfoni di Radiodue, durante una trasmissione radiofonica, che per l’Italia si potrebbe ripensare al nucleare come risorsa energetica, dichiarandosi favorevole alla riapertura di un dibattito sull’atomo nel nostro paese. Il ministro dell’esecutivo Monti ha suscitato, come è noto, le pronte reazioni di gran parte del mondo politico a seguito delle sue dichiarazioni, ma sarebbe interessante fare un’analisi, nuovamente, dal punto di vista ambientale, politico, economico e sociale dell’utilità o meno del ritorno al nucleare del nostro paese. Analisi ambientale: è ormai dimostrato che il nucleare è una fonte energetica molto pericolosa. Per quanto si siano create delle centrali atomiche di terza e quarta generazione, più sicure delle precedenti, rimangono comunque pericolose e dannose per gli uomini e l’ambiente circostante: questo è valido sia nel caso di incidenti gravi come nei  disastri di Chernobyl e Fukushima, tristemente noti, che nel caso dell’ordinaria gestione degli impianti. E questa è una cosa che difficilmente viene alla luce: ciò che è pericoloso non sono esclusivamente le radiazioni che fuoriescono a seguito di una fusione del nocciolo o di un incidente grave, ma sono dannose e cancerogene anche le radiazioni ionizzanti emesse ogni giorno dagli impianti nucleari in esercizio. La cosa è stata evidenziata già da diverso tempo in Germania e altri paesi, attraverso vari studi e ricerche tra cui il noto Kikk Studium del 2009, che ha dimostrato come i bambini al di sotto dei 5 anni che vivono in un raggio di 5 Km attorno a delle centrali nucleari hanno il 100% di probabilità in più di ammalarsi di leucemia ed il 56% di probabilità in più di ammalarsi di cancro. Non vanno, inoltre, dimenticate le difficoltà nella gestione delle scorie nucleari che nessun paese europeo, Francia e Germania comprese, ha ancora risolto. I pochi siti di stoccaggio provvisorio delle scorie quali Le Hague in Francia e Sellafield in Inghilterra, sono delle bombe ecologiche in quanto poco sicuri, e sono in grado di conservare solo i rifiuti nucleari di bassa e media radioattività, non quelli ad alta radioattività. Analisi politica: pochi mesi fa, quattro per la precisione, è stato sancito, attraverso lo strumento democratico del referendum, per l’ennesima volta il netto rifiuto del popolo italiano alla energia prodotta dall’atomo. Il referendum è lo strumento democratico per eccellenza, grazie al quale ognuno di noi è chiamato ad esprimere il proprio parere su un quesito ben delineato. Bisogna, quindi, a livello di Esecutivo, prendere atto delle decisioni e della volontà del proprio elettorato, senza tornare nuovamente sul nucleare ed innescare infruttuose polemiche. Analisi sociale: qualsiasi decisione in materia nucleare innescherebbe una serie di reazioni di protesta in qualsiasi posto si dovesse decidere di localizzare un’ipotetica centrale atomica o un sito di stoccaggio delle scorie nucleari. Siamo in un periodo di grande cambiamento dove già altri paesi si stanno indirizzando verso l’abbandono definitivo del nucleare.   Analisi economica: l’opzione nucleare ha un costo molto alto oltre che in termini di inquinamento ambientale anche in termini di risorse finanziarie, che occorrono per realizzare un impianto e per smaltire le scorie. Bisognerebbe, a mio parere, continuare a puntare sulle rinnovabili e sulla ricerca collegata ad esse, dove l’Italia è una punta di diamante riconosciuta a livello europeo ed internazionale. Lo hanno capito i cinesi che a Dalian lo scorso Ottobre hanno dato il via ad un Summit, durato una settimana, sulla Green Economy e sulle potenzialità in termini ambientali ed economici dell’economia verde. Ormai tutti si stanno muovendo in questa direzione, non solo i paesi del Nord Europa, da sempre più sensibili all’ambiente, ma anche nazioni emergenti solitamente poco inclini alla tematica. Dovremmo cercare di non perdere tempo nel campo delle rinnovabili e sfruttare le enormi potenzialità offerte dalle fonti di energia alternativa (solare, eolico, biomasse, geotermico etc.); la ricerca italiana è ai primi posti al mondo in termini di innovazione e dovremmo evitare che altri se ne approprino e creino ricchezza lasciandoci ancora nel girone B dell’economia. Attraverso la Green Economy potrebbero nascere nuovi posti di lavoro, si  produrrebbe energia pulita, socialmente accettata e condivisa da tutti, limitando l’uso delle energie tradizionali inquinanti, pericolose ed in via di esaurimento.

 

 

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