Sala Consilina : pregiudicato in manette

Antonio Citera

E’ successo nella tarda serata di venerdì, quando i  carabinieri della compagnia di Sala Consilina , coordinati dal capitano Domenico Mastrogiacomo, hanno tratto in arresto il già pregiudicato  Antonio Romano di 40 anni di Sala Consilina. L’uomo risultava colpito da un  provvedimento di esecuzione di pene concorrenti emesso dalla Procura Generale presso la Corte di Appello di Salerno  dovendo scontare una pena residua di anni 4 (quattro), mesi 5 (cinque) e giorni 26 (ventisei) di reclusione, perché’ condannato, con sentenza definitiva per il reato di violenza sessuale, con l’aggravante della recidiva, per un reato commesso nel 2005. Dopo l’espletamento delle formalità di rito, l’uomo è stato associato alla casa circondariale di Sala Consilina. Un fenomeno la violenza sessuale che da sempre contrasta l’etica del vivere , e sottopone le vittime ad una esistenza macchiata da un velo psicologico che la segna in maniera definitiva. Tanti i casi che non vengono segnalati per paura di ripercussioni. Cosa spinge una persona ad un gesto di violenza sessuale?  La rabbia, nell’atto della violenza, colui che agisce, manifesta e scarica impulsivamente sensazioni di rabbia e frustrazione che possono avere origine da rapporti problematici con donne diverse da quelle della vittima effettiva (la madre, la moglie, la compagna). In questi casi, difficilmente lo stupratore prova un vero e proprio piacere sessuale compiendo lo stupro, ma riesce a liberare la rabbia repressa attraverso un atto di violenza la cui intensità può essere persino superiore al necessario. La dominazione,in cui i sentimenti di vulnerabilità e di impotenza di chi commette il reato, vengono compensati da un atto di sottomissione della vittima, che viene messa in condizione di essere totalmente alla sua mercé, senza alcuna possibilità di ribellarsi. Al contrario di quanto accade nello stupro motivato da sentimenti di rabbia, in questi casi gli stupri sono perlopiù premeditati dall’aggressore. Per sadismo,in cui sia la rabbia che la dominazione vengono ”liberati” attraverso il piacere sessuale che prova l’aggressore nel brutalizzare, quasi sempre premeditatamente, la sua vittima. In tutti questi casi la vittima è una persona indifesa succube della violenza imposta. Una forte azione di contrasto arriva dalle forze dell’ordine che quotidianamente agiscono sul territorio, con azioni mirate e con risultati che limitano i movimenti criminosi ai malintenzionati.

 

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