Aldo Bianchini
SALERNO – Correva più o meno lo stesso periodo dell’anno scorso quando scoppiò il “caso Verrioli”, si parlò addirittura di “medico d’oro” per via della somma di circa 700mila euro intascati in un anno dal medico Michele Verrioli, direttore del laboratorio di “anatomia patologica” attivato presso l’ospedale di Eboli con competenze tecnico-scientifiche su tutto il territorio del sud della provincia. Si sollevò un polverone senza precedenti, l’ex commissario Francesco De Simone, il suo successore Maurizio Bortoletti, i sindacati (il più scatenato di tutti fu Pietro Antonacchio della Cgil) e l’opinione pubblica, tutti indignati e tutti con “il dito puntato” contro l’ineffabile, introvabile e silenzioso Michele Verrioli che, dal canto suo, probabilmente riteneva e ritiene di essere nel giusto. Sull’onda della pressione mediatica l’ex commissario De Simone istituì una apposita commissione d’inchiesta presieduta dall’onnipresente Domenico Della Porta. Poi la pressione incominciò a diminuire e il caso passo repentinamente nel dimenticatoio. Della commissione non si è saputo più nulla, come sempre accade in questo benedetto Paese. Eppure i commissari sembravano, appena un anno fa, tutti agguerriti ed intenzionati a scoprire tutta la verità per spiegarla all’opinione pubblica. In verità anche la stessa stampa, tranne qualche mio diretto intervento, ha abbassato subito la guardia e come spesso accade non ha più seguito il “caso Verrioli” come è giusto che venga seguito, anzi inseguito, tenendo sotto pressione soprattutto i commissari che comunque, credo, vengano ben pagati per assolvere al loro compito di investigatori senza macchia e senza paura. La commissione doveva lavorare bene e rapidamente, queste erano le premesse dell’incarico, per giungere a conclusioni credibili e senza fughe di notizie (qui invece sono fuggiti i commissari!!) per riferire sui risultati in maniera pubblica e trasparente. Lo voleva e lo vuole lo sconosciuto utente della sanità pubblica, lo voleva e lo vuole l’operatore sanitario che lavora duramente per poco più di mille euro al mese e lo voleva e lo vuole, infine, anche la stampa (quella che non molla mai!!) in nome e per conto di una società che è ormai stufa di sopportare sempre in silenzio. Il colonnello della sanità, Maurizio Bortoletti, invece di millantare un bilancio in parità (cosa questa molto poco credibile!!) si muova dalla sua poltrona, avochi a se la pratica di questa commissione e chiarisca cosa sta accadendo, invece di farsi trascinare in riunioni politico-tecniche presso abitazioni private di politici. Ma di questo ne parlerò, come già avevo annunciato, in un’altra occasione.