Elezioni/5: alleanze sommerse, Agro e Vallo di Diano fuori, resistono i Valiante !!

Aldo Bianchini

VALLO di DIANO – Dunque, se Matteo Renzi voleva produrre un qualche effetto in provincia di Salerno, alla luce dei fatti (cioè dei candidati alle primarie di collegio del PD) c’è riuscito, ed anche alla grande, forse indirettamente ma c’è riuscito. Peccato che a dare il via alla “grande rottamazione interna” sia stato un personaggio che andrebbe parimenti rottamato visto che, contro ogni logica democratica, domina la scena politica salernitana da almeno un ventennio (insomma quasi come il Duce !!): Vicenzo De Luca, sindaco di Salerno. Le epurazioni sono sue e soltanto sue. E’ vero che Lui è andato alla ricerca sistematica dei “renziani da far fuori” (Franco Alfieri, Paolo Russomando, Sergio Annunziata, Tommaso Pellegrino) ma gli effetti che questa acrimoniosa manovra hanno prodotto sono sotto gli occhi di tutti: morti e feriti dappertutto (sul piano politico, s’intende !!). Nell’agro ha bloccato sul nascere ogni velleità di Isaia Sales, ha risistemato Andrea Annunziata sullo scranno dell’Autorità Portuale ed ha fatto fuori addirittura Guglielmo Vaccaro che, molto vicino a Donato Pica, non aveva mai portato il suo cervello all’ammasso. Di conseguenza è caduto anche lo stesso Pica il quale non è affatto vero che abbia  fatto un passo indietro per favorire Umberto Del Basso De Caro, la verità è che non gli è stato consentito di fare un passo avanti. Credere che abbia voluto favorire il suo collega regionale non sta né in cielo e né in terra; Donato Pica si è presentato alla conta che conta non avendo neppure l’appoggio convinto dei suoi “tradizionali grandi elettori” del Vallo di Diano, da Accetta ad Arenare, da Esposito ai sindaci di Teggiano e Padula. Ed è caduto, inevitabilmente. Anzi, per dirla tutta, lo stesso De Luca avrebbe voluto rottamare anche Del Basso De Caro ma aveva un impegno in provincia di Salerno con la grande dinastia dei Valiante ed ha approfittato di questo impegno che in politica  si chiama “alleanza sommersa” per dare inizio alla rottamazione vera e propria di tutti quei personaggi che da un trentennio guidano le sorti del territorio valdianese. Certo nella vicenda si sono intrecciati molti altri problemi che è anche difficile ripercorrere e descrivere in poche righe. Provo soltanto a spiegarne qualcuno. Non è vero, ad esempio, che Vittorio Esposito abbia fatto un qualche passo indietro, lui sulla soglia della candidatura alle primarie non c’è arrivato neppure. De Luca non dimentica gli sgarbi e lo ha punito; difatti non ha dimenticato quando fece la crociata per Bassolino e quando non assicurò al capo i  voti di Sanza con la conseguente non elezione alla Regione di Ugo Carpinelli (grande amico di De Luca e grandissimo amico del presidente Giorgio Napolitano) e la rielezione di Donato Pica per poche decine di schede. Queste cose in politica si pagano, ed  anche a caro prezzo. Soprattutto in un Vallo di Diano che continua ancora nelle sue scelte cosiddette “esterofile” a favore della dinastia dei Valiante; dopo Antonio ora è la volta di Simone che raccoglie molti consensi e molte firme, a disdoro dell’ex amico Sergio Annunziata che dopo aver scelto Renzi insieme a Pellegrino, sembra essere precipitato nell’oblio e si avvia a perdere, probabilmente, anche la poltrona di “presidente della conferenza dei sindaci” della ASL di Salerno che De Luca vuole  a tutti i costi per uno dei suoi uomini. La ragione è seria; De Luca non è mai entrato direttamente nella ASL, c’è sempre stato, è vero, ma per via di “alleanze sommerse” e non è possibile per chi comanda tutto rimanere fuori dalla ASL proprio nel periodo in cui si avvia verso l’Arco dei Trionfi con la possibile investitura ministeriale. Il ragionamento, però, è lungo e lo spazio per un articolo è ristretto. Concludo con i due rottamatori ufficiali del Vallo di Diano, Pellegrino ed Annunziata, che soltanto apparentemente sembrano fuori dai giochi delle candidature; loro due le carte nel PD se le sono giocate tutte e la segreteria provinciale ha risposto picche. La partita, comunque, non è chiusa (questo l’ho già scritto qualche settimana fa !!) e bisogna aspettare le prossime mosse di Matteo Renzi che al momento tace, ma è solo un silenzio molto momentaneo.  Nel frattempo tutto il Vallo di Diano se la dovrà vedere con Attilio Romano di Casalbuono e con Claudine Rousseau di Polla che sembrano essere i personaggi emergenti anche se destinati al facile massacro; e qui dovrebbe esserci la grande prova di compattezza e di forza degli uomini e delle donne del “sistema valdianese”: votare compatti per i due e mettere in crisi l’apparato. Ma già nella riunione di ieri mattina (26 dicembre) nella sede della Comunità Montana sono emerse profonde contraddizioni e posizioni diversificate che frazioneranno ancora una volta l’unità a vantaggio degli stranieri come Alfonso Andria, Tino Iannuzzi e Simone Valiante; eccezion fatta per Fulvio Bonavitacola al quale sono sufficienti i voti di Salerno. Come a dire che il territorio sarà ancora terra di conquista. Ma si sa, ognuno cerca di difendere il proprio orticello di potere personale in barba alla reali aspettative e prospettive del Vallo di Diano. C’è, comunque, un errore storico: aver abituato i “grandi elettori valdianesi” a considerarsi insostituibili. Ed alla fine per “cambiare tutto” si rischia di non “cambiare niente”. E lo sanno bene anche Claudine e Attilio.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *