PORTO: il dado è tratto … senza De Luca !!

Aldo Bianchini
SALERNO – Altro che “riforma della Serracchiani” (come ho scritto recentemente), qui con l’approssimazione e l’amore per le sigle si è andati anche oltre. Pensavo che le titubanze e le mancate scelte del ministro Lupi fossero segnali indicatori di “prudenza politica” per non dire di una “incompetenza coeundi”; macchè !! con il ministro Del Rio la confusione regna ancora più sovrana; il necessario è creare ad arte nuove e più significative sigle, capaci di creare degli effetti speciali almeno sul piano dell’immaginario collettivo. Leggete cosa ha creato il ministero retto da Graziano Delrio nella “frettolosa fretta” che contraddistingue tutta l’azione del “governo Renzi”: P.S.N.P.L. e A.D.S.P. che rispettivamente indicano il “piano strategico nazionale della portualità e della logistica” e le nuove “autorità di sistema portuale” che nel caso della Campania accorpano, al momento, i porti di Napoli, Salerno e Castellammare. Insomma in tutt’Italia nel breve volgere di qualche mese le ex Autorità Portuali dovrebbero essere soltanto 13 con uno spiraglio per la 14^ se verranno ridivise Ravenna ed Ancona. Questo, ovviamente, sulla carta; il piano strategico passerà all’esame delle commissioni e poi di nuovo al governo per la definitiva approvazione della “delibera di adozione del piano strategico nazionale della portualità e della logistica”. La prima domanda che pongo è la seguente: “Fino a che punto si può parlare di piano strategico se in esso non è assolutamente contemplato il principio della meritocrazia” ?, principio che Matteo Renzi va sbandierando per ogni sua apparizione televisiva. Se, infatti, analizziamo seriamente il dato relativo alla qualità delle infrastrutture portuali esistenti leggiamo che l’Italia è posizionata al 55° posto in Europa dopo Spagna, Portogallo, Irlanda, Francia e Grecia; ma le graduatorie statistiche si fanno sul dato generale che non tiene mai conto delle posizioni individuali, anzi con le statistiche le ottime posizioni individuali finiscono nel calderone della cattiva organizzazione generale nazionale, con la conseguente elaborazione del dato generale al ribasso. E se è vero, come è vero, che qualcosa bisogna pur fare per riportare la portualità nazionale ai livelli che merita e che un tempo vantava, è altrettanto vero che la riforma non può prescindere dalle singole e spiccate qualità organizzative e il principio di accorpamento non deve forzatamente passare per il nodo scorsoio del “più grande che ingoia il più piccolo” anche se il più piccolo è molto più ben organizzato. Aver creato per la Campania un “mostro acefalo ma con tre corpi” è davvero da sconsiderati; basta pensare al pensiero (ora soltanto sulla carta !!) di voler accorpare in un prossimo futuro anche gli altri porti campani in un unico mastodontico Ente che comprenda Napoli, Salerno, Castellammare, Torre Annunziata, Pozzuoli e Torre del Greco per capire che qui non si vuol tener conto in alcun modo delle singole peculiarità organizzative che oggi parlano soltanto in favore dell’Autorità Portuale di Salerno (ottimamente retta da Andrea Annunziata). Mi ha colpito in particolar modo la dichiarazione resa alla stampa dall’onorevole Anna Maria Carloni (P.D.), moglie guarda caso dell’ex governatore Antonio Bassolino, quando dice: “… Sono sicura che la Campania, con il neo-governatore Vincenzo De Luca, sarà in prima fila nello sfruttare appieno le potenzialità del nuovo Piano Strategico, che disegna un’unica Autorità Portuale per Napoli e Salerno …”. La Carloni, dunque, chiama in causa il nuovo governatore per la pratica risoluzione dell’annosa problema della portualità napoletana ma dimentica forse che De Luca è stato ed è il sindaco di Salerno e che della salernitanità ha fatto una sua specifica bandiera globale di battaglie passate e future. In un recente articolo anche io ho chiamato in causa il governatore De Luca mettendo al primo posto della sua già “spinosa agenda” il problema della portualità campana. Cosa farà de Luca, difenderà il modello organizzativo di Salerno o lo butterà alle ortiche nell’ambito di una confusione generale fatta di assoluta incompetenza decisionale di chi deve decidere sui futuri destini di una grande fetta dell’economia regionale ? Il sistema produttivo campano, e soprattutto quello salernitano, si regge sulle attività portuali e nell’azione di governo della regione questo è un punto fondamentale che non ammette errori e omissioni. E ancora: chi reggerà la nuova ADSP, l’austero ma poco pratico ammiraglio Antonio Basile o il più moderno e capace Andrea Annunziata ? Da questa decisione dipenderanno gli sviluppi futuri della nostra economia che se si appiattisce su Napoli rischia di diventare un terreno fatto soltanto da battaglie politiche e giudiziarie (leggasi vicenda Villari ancora irrisolta). Uno spiraglio sembra essersi aperto in favore di Salerno; da pochi giorni difatti i rapporti tra Matteo Renzi e Vincenzo De Luca (che non è stato mai contattato dal ministro !!) sembrano essersi incrinati per colpa di Matteo ed in questo Vincenzo si sa muovere alla grande e sicuramente potrà andare a nozze con le sue decisioni monocratiche a dispetto di tutto e di tutti. Ripeto e chiudo: la vicenda della portualità è un nodo centrale sia sul piano politico che su quello dell’economia, e non soltanto per la Campania. Nessuno deve dimenticarlo. In queste ore si sente parlare di ben “dieci obiettivi strategici” che il PSNPL dovrebbe garantire: solo chiacchiere ? Lo vedremo nel prossimo articolo, necessario anche a capire la posizione di Andrea Annunziata che giustamente già parla dell’importanza del piano strategico e della sua insufficienza se si riduce solo all’accorpamento dei porti. Alla prossima.

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