Torraca e il suo castello


Da arch. Alessio de Dominicis
TORRACA – Se c’è in Campania un castello poco conosciuto e poco studiato questo castello ha un nome e si trova al sommo di una collina affacciata sul golfo di Policastro. Stiamo parlando di Torraca e del castello Palamolla, negletto per decenni ed ora in fase di restauro, acquisito dal Comune e predisposto ad accogliere pubbliche iniziative. Vi siamo giunti nello scorso giugno in compagnia di Pasquale Natella – noto agli annali della castellologia campana- su invito e per iniziativa dell’avvocato Giovanni Falci, Presidente della Pro-Loco torrachese, e, accolti dal sindaco Francesco Bianco e dall’arch.Vincenzo Nicolaio ne abbiamo visitati gli ambienti. Si deve proprio all’avv. Falci, penalista salernitano ma di origini torrachesi, un nuovo e maggiore impulso culturale per la promozione del paese che travalica i suoi confini per conferirgli la giusta visibilità sul piano regionale e nazionale . Le strutture dell’attuale palazzo baronale hanno inglobato una più antica architettura militare, risalente quest’ultima a un periodo di transizione tra l’età angioina e quella aragonese ( seconda metà del XIV° sec.), quando è attestato un Castrum Torrace, e nel 1599 Decio Palamolla acquista dai Gambacorta, già signori di Torraca dal XV° secolo, per la somma di 13.700 ducati il feudo e il castello che quasi certamente aveva mantenuto il carattere di residenza fortificata. In mancanza di studi approfonditi, e soprattutto di scavi, non è possibile stabilire una committenza sicura su fonti documentali e l’evoluzione del sito su una base stratigrafica, ma fin da una prima visita al complesso monumentale si può valutare l’ importanza che esso può assumere nella mappa dei luoghi fortificati del territorio cilentano. La stessa forma dell’impianto urbano originario, ad anelli concentrici intorno al vertice incastellato, depone per una funzione difensiva di tutto l’insediamento; nell’attuale stato dei luoghi sono evidenti una torre emergente sulla cortina muraria occidentale e dotata di feritoie a livello della prima corte e sul fronte opposto un altro risalto quadrangolare con funzioni analoghe. Su questo stesso lato abbiamo osservato un terrapieno murato, molto alto sulla sottostante via ( che conserva il non casuale toponimo di Torricelle) e sulla spianata una merlatura e archibugiere risalenti con ogni probabilità al XVII° secolo. Su questa spianata si sviluppa quello che appare come l’elemento preminente in altezza: un mastio di forma poligonale alla cui sommità si accede attraverso le scale di una seconda corte interna e potrebbe trattarsi del nucleo più antico della struttura difensiva, ma la scarsa evidenza degli elementi originali e la mancanza di dati di studio (di cui auspichiamo l’avvio) non consentono al momento ulteriori ipotesi. Peraltro il castello ha subito nel corso dei secoli diversi crolli parziali, di cui il più antico è riferito da un documento del 1778, seguito da altri in epoca recente. Altri elementi di interesse sono presenti nei vasti ambienti di cucina che conservano due forni di singolarissima fattura e una lapide murata nel secondo cortile interno che ricorda la visita e il pernottamento di Ferdinando II nel settembre del 1852: il re, sbarcato a Sapri di ritorno dalla Calabria, viene accolto a Torraca da luminarie e spettacoli prima di prendere riposo tra le mura del castello. Tanto ci ricorda Biagio Palamolla, marchese di Poppano, nell’iscrizione che volle apporre a futura memoria e se ne ebbe, raccontano le cronache, in dono dal re, riconoscente, una fastosa carrozza. Le mura di questo castello videro in azione briganti e bande armate, stragi e distruzioni nel decennio murattiano, il passaggio di Carlo Pisacane e i suoi, sbarcati a Sapri il 29 Giugno 1857 e lo stesso giorno accolti e ristorati a Torraca dall’arciprete Gravina, prima di andare incontro al tragico epilogo della spedizione. Il castello, avendo perduto le funzioni prevalenti di difesa, viene progressivamente adeguato ad uso abitativo, passando dai Palamolla alla famiglia Brandi e poi negli ultimi anni al Comune che meritoriamente si è da tempo attivato per il suo pieno recupero funzionale. Non è poi da credere che i monumenti importanti del paese si limitino al castello, ché il territorio possiede peculiarità storico-ambientali di grande rilievo: oltre alle chiese, i palazzi e i valori d’ambiente del tessuto urbano, a pochi chilometri dal centro sono due importanti siti monumentali : la chiesa bizantina di S. Fantino il Giovane, maestro di S. Nilo di Rossano e il Santuario di S. Maria dei Cordici, due episodi millenari che si legano in qualche modo alle origini dell’insediamento urbano in un ambito bizantino tra i secoli XI° e XII°, ma anche su questo tema del primitivo nucleo urbano ci auguriamo una ricerca archivistica approfondita sulle fonti utili alla millenaria storia del paese. Ci piace infine aggiungere a questo breve scritto una nota di colore ( è il caso dire ) ricordando il pittore Biagio Mercadante che a Torraca è nato nel 1892 e vi è morto nel 1971; allievo a Napoli di Volpe e Cammarano è stato uno degli ultimi esponenti della gloriosa scuola paesaggistica napoletana ma con una personalissima attenzione alla pittura francese di Corot, di Monet e di Cezanne, riscontrabile nei tanti paesaggi di vita agreste del Cilento e della sua amata Torraca.

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