La soldatessa salernitana in Libano, tra bimbi e uranio impoverito

 

Di Giovanna Naddeo

 

SALERNO – “ Nessun bambino è capace di resistere alla tentazione di giocare a nascondino, in qualunque Paese. Con questo gioco mi sono guadagnata il primo sorriso del piccolo Muhammad del villaggio di Al Mansouri-Libano del Sud (….). Ricordo ancora il nostro primo incontro: mi nascondo, sorrido, mi tolgo gli occhiali da sole: conquistato. Spero che il piccolo Muhammad, la prossima volta che vedrà un mezzo bianco con i soldati con il basco blu dell’Onu, sorriderà, magari ricordandosi di una soldatessa con cui ha giocato a nascondino una volta.” (Stefania Stellaccio a “Il Tirreno”, caporal maggiore Savoia Cavalleria).

Ne ha vinte tante di battaglie Stefania Stellaccio, 31 anni, ex caporal maggiore dell’Esercito Italiano, nel corso delle sue missioni. Purtroppo lo scorso 13 gennaio 2016 non ce l’ha fatta.

« Soldato esemplare, ragazza solare, era nota nell’ambiente militare come la soldatessa che giocava a nascondino con i bambini della guerra. Cercava di distrarre i bambini dalla violenza della guerra, anche questo significa essere soldati italiani», ha affermato l’Osservatorio militare in una nota.

Stellaccio, originaria di  Roccadaspide, caporal maggiore dell’Esercito Italiano, aveva partecipato ad una missione in Libano ed attualmente lavorava come agente penitenziario a Bollate, Milano.

Causa del decesso: un cancro al cervello « causato dall’esposizione all’uranio impoverito», ha denunciato l’Osservatorio militare, aggiornando la lunga lista delle vittime «arrivate a 324», mentre «i malati sono oltre 3700».

«Evidentemente però lo spirito di abnegazione e la gioia del proprio lavoro/dovere – continua il testo – non trovano altrettanto riscontro verso le istituzioni che dovrebbero tutelarli. In meno di un mese 5 morti, 5 giovani vite spezzate da un male derivante certamente dall’esposizione all’uranio impoverito. Proprio ieri l’ennesima condanna per il ministero della Difesa ottenuta dall’avvocato Angelo Fiore Tartaglia e dall’Osservatorio militare che da anni hanno individuato, studiato ed affrontato giuridicamente il problema».

Un pensiero va a tutti gli italiani in missione: tanti padri e tante madri in zone di guerra in nome e in rappresentanza dell’intera Nazione.

Si chiede tutela per loro.

Tutela, protezione e soprattutto rispetto.

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