TURCHIA: il golpe degli analisti !!

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Dopo una notte quasi insonne per seguire lo sviluppo degli inquietanti fatti che, di minuto in minuto, stavano accadendo in diretta televisiva ad Istambul e Ankara in Turchia. I militari, o almeno una parte dei militari, contro il presidente Erdogan regolarmente e democraticamente rieletto nel novembre dello scorso anno alla guida del Paese, posso tranquillamente affermare che si è trattato più di un “fallito golpe degli analisti” che di un tentativo di colpo di stato da parte dei militari oppositori del presidente. E’ vero, viviamo in un’epoca in cui esistono “analisti” per ogni fatto che accade in tutte le branche della vita politica, giudiziaria e associativa; ma è altrettanto innegabile che si diventa “analisti” senza un percorso speciale di preparazione. Insomma basta trovare la leva giusta al momento giusto per sedersi sul palcoscenico televisivo, per sparare cazzate e diventare “analista”. Analista perché i “grandi conduttori televisivi” non hanno trovato di meglio per spiegare le qualità tecnico-scientifiche dell’ospite titolato a parlare. E tutti gli analisti dei quattro poli televisivi (Rai, Mediaset, Sky e La//) a prefigurare scenari apocalittici in danno di Recep Tayyp Erdogan che veniva dato miseramente già in fuga verso Paesi ospitali; invece il presidente turco era sì in volo ma, sull’aereo di stato, per prendere tempo e capire cosa stava realmente accadendo sotto i suoi piedi. Nessun analista ha ricordato che il presidente Bush fu letteralmente sollevato fisicamente, depositato sull’Air Force One e avviato in volo sugli USA per oltre otto ore, appena qualche istante dopo l’attacco alle Torri Gemelle. Così fanno i presidenti legittimamente eletti e così ha fatto Erdogan. Insomma tutti gli analisti, in fila, a fare il tifo contro il turco che in passato di fesserie sicuramente ne ha commesse: contro la stampa, contro la Russia, i favore dell’Isis, e chi più ne ha più ne metta. Io non sono analista ma ho sempre avuto l’impressione che negli ultimi anni Erdogan si sia mosso eseguendo i comandi a bacchetta degli USA che gli ha fatto cambiare più volte atteggiamento sia verso la Russia (clamorosa la recente richiesta di scuse) che verso l’Europa ed anche nei confronti dei jihadisti; sembrava e sembra una marionetta nelle mani di una politica estera americana tutta da ridere. E stava per pagare a caro prezzo questa sua ossessiva subalternità nei confronti di Obama, anche perché ha dovuto aspettare ben tre ore lo sperato appoggio degli USA contro i militari rivoltosi; che la Germania, la Francia e l’Italia siano arrivate politicamente in suo soccorso soltanto nelle prime ore della mattinata successiva conta, per Erdogan, molto poco. L’importante era il discorso del presidente Obama; soltanto dopo difatti ha spento i motori del suo aereo ed è riatterrato nella sua capitale riprendendo pienamente la scena presidenziale e coinvolgendo in un discorso dal vago sapore patriottico milioni di turchi. Ho cercato si seguire nel corso della notte, dicevo, i quattro poli televisivi e tutti gli analisti schierati contro Erdogan;

eppure si stava parlando di un colpo di stato che fin dai tempi delle scuole elementari mi veniva indicato, comunque, come un atto antidemocratico, da qualsiasi parte e con qualsiasi colore esso arrivava. Intorno all’una di notte se ne è ricordato, per primo, soltanto Maurizio Mannoni (Rai/3, Linea Notte), che sicuramente non è di destra, quando ha timidamente chiesto ai suoi analisti: “Ma scusate, state parlando come se il golpe non fosse un grave atto antidemocratico”; gelo in studio, quasi come se Mannoni avesse bestemmiato. Ma c’è il problema della cronaca a tutti i costi e su Sky Tg 24 fino a dodici ore dopo l’inizio del tentativo di golpe qualche cronista ha detto che Erdogan era prima fuggito in aereo e poi era ritornato; non so come si arriva a fare il cronista di Sky (e non solo di Sky), ma ignorare che un presidente legittimamente eletto deve alzarsi in volo per motivi precauzionali anche al fine di capire cosa accade sul terreno mi sembra davvero eccessivo per giornalisti che, comunque, possono incidere pesantemente sull’immaginario collettivo dei telespettatori. Non ce l’ho con gli analisti; in fin dei conti cercano di fare il loro mestiere per incassare lauti ingaggi, ma basta vedere le cazzate che sparano in tutti i talk show televisivi nazionali in materia di “cronaca nera e giudiziaria” per rendersi conto che un problema c’è ed è molto grave. Ricordo di aver assistito l’anno scorso ad un convegno a Lagonegro in cui si parlava della “cronaca nera-giudiziaria” ridondante in tv con la presenza di tre star televisive: Ilenia Pietracalvina, Roberta Bruzzone e Vittoriana Abate; tutte e tre a proclamare, da analiste, il fatto che la televisione dei prossimi anni non potrà fare a meno della cronaca, ovvero del processo in tv. Meno male che il procuratore di Lagonegro, Vittorio Russo, stemperò i toni enfatici delle tre fanciulle riportando tutti con i piedi per terra ed affermando che mai le tesi pubblicizzate in tv corrispondono agli atti processuali. Ecco, questi sono gli analisti che nessuno ha nominato, che stanno invadendo il nostro immaginario e che, quasi sempre, affermano cose che non stanno né in cielo e né in terra. Come per la Turchia di Erdogan.

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