MASTURSI: il reato impossibile (the impossible crimes)!!

Aldo Bianchini

SALERNO – Non c’è proprio niente da fare, dobbiamo convincerci che il governatore della Campania, Vincenzo De Luca, ne inventa una dietro l’altra e l’una più diabolica dell’altra.  Non solo, dobbiamo anche convincerci, e quindi farcene una ragione (almeno io !!) che ha intorno a lui uno staff di avvocati di prim’ordine tra i quali spicca il nome di Felice Lentini (che nella fattispecie è difensore di Nello Mastursi e non specificamente di De Luca !!) il quale ha depositato, proprio nei giorni scorsi, una richiesta di rito abbreviato per l’ex capo di gabinetto (della segreteria del governatore Vincenzo De Luca) accusato di corruzione nell’inchiesta che ha travolto anche la giudice napoletana Anna Scognamiglio e suo marito Guglielmo Manna; e ancora Giorgio Poziello e Gianfranco Brancaccio; e infine Giuseppe Vetrano, ex coordinatore delle liste che hanno sostenuto De Luca in campagna elettorale; tutti questi, però, non avrebbero depositato, almeno fino ad ora, richiesta di riti alternativi. Sia De Luca che il suo staff legale in occasione del processo sul termovalorizzatore avevano parlato di “reato linguistico” per meglio definire la posizione del “project manager” Alberto Di Lorenzo;  poi erano passati al “reato di battuta” per chiarire lo sfogo del governatore contro la presidente Rosy Bindi che era stata mandata a morì ammazzata. L’ultima diavoleria clonata, in ordine di tempo, dal diabolico gruppo governatore-staff è il “reato impossibile” che gli altrettanto diabolici investigatori americani definiscono “the impossibile crimes”. Ma esiste davvero il reato impossibile, e se esiste cos’è ? Beh !! se è impossibile dovrebbe anche essere inesistente e, quindi, neppure citabile; ma non è così e la parola “impossibile” serve a racchiudere una discussione lunga e tortuosa del legislatore che, comunque, negli anni ha ritenuto di dare accesso e di codificare un simile reato. Per saperne di più bisogna ricorrere al codice, difatti il codice penale nell’affermare la sua esistenza prevede che  “la punibilità è esclusa quando, per l’inidoneità dell’azione o per l’inesistenza dell’oggetto di essa è impossibile l’evento dannoso o pericoloso“. (Art. 49, co. 2 del C.P.). In pratica, secondo il legislatore, il reato impossibile è l’espressione concreta della concezione realistica del reato; in quanto Il fatto non sussiste come illecito penale qualora, pur se conforme al modello legale descritto dal legislatore, sia inoffensivo del bene giuridico protetto. L’esempio più classico di quando è doveroso il proscioglimento anticipato dell’imputato è quello della “famigerata brioche” offerta e ricevuta, ma dall’irrisorio valore economico, che non costituirebbe un evento tale da ledere concretamente il bene giuridico tutelato dall’art. 237 c.p.m.p. (codice etico di condotta professionale). Ma naturalmente il legislatore è molto diviso sulla materia e tende a far prevalere l’art 56 c.p. che tratta le fattispecie dei “tentato delitto” che sarebbe in molti casi prevalente sull’impossibilità di commetterlo. La battaglia tra i giuristi continua e al momento bisogna far riferimento al fatto che “l’assenza di significativa (congrua, rilevante) possibilità di consumazione” rimarrebbe alla base del “doveroso proscioglimento dell’imputato”. Stando, quindi, a quanto fin qui riferito bisogna rivedere con una certa attenzione l’accusa di corruzione addebitata a Nello Mastursi perché, stando all’ottimo avvocato Lentini, potrebbe scivolare facilmente nella più lieve accusa di “reato impossibile”; difatti anche ammesso che Mastursi fosse andato da Manna a vendersi una promozione che non aveva ovvero che Manna aveva chiesto a Mastursi una promozione che non poteva “decidere lui”, ecco che ci troveremmo dinanzi ad un reato impossibile che non poteva neanche essere tentato, tanta era l’assoluta e siderale lontananza  dai due presunti interessati dell’atto promozionale. Poi se si aggiunge che il governatore addirittura “poteva non sapere” saremmo di fronte alla farsa comica e goliardica tra due buoni “amici di liceo”; insomma in presenza di una vera e propria patacca in danno dell’istituzione regionale, dell’istituzione giudiziaria e del grande pubblico. Rimarrebbe sullo sfondo, comunque, un problema legato al fatto che sulla vicenda si sono mosse due procure, sono state messe sotto controllo varie utenze telefoniche tra le quali quella di un magistrato (cosa molto seria e difficile !!), sono state effettuate perquisizioni molto invasive per fare che cosa se non raccogliere un pugno di mosche. Sarebbe un fatto molto doloroso per la giustizia in senso lato, sia per gli accusatori che per gli accusati. E se a tutto questo si aggiunge che la Procura di Roma con Giuseppe Pignatone si è già espressa in merito al riconoscimento in favore di De Luca del principio “poteva non sapere” non escludendo l’eventuale esistenza del fatto chiedendo il rinvio a giudizio dei sei indagati (compreso il magistrato). Ma ora sulla scena, grazie all’eccellente lavoro di Felice Lentini, arriva il “reato impossibile” e tutto è ancora da scoprire.

l’irriverente dichiarazione di De Luca, perché nel modo in cui lui la recita sembra proprio un atto di irriverenza contro tutte le istituzioni; parlare di “reato impossibile” alla grande maggiorana di suoi telespettatori va proprio in questa direzione se diamo per assodato che quella maggioranza pensa sicuramente la mattina di andare al lavoro e crescere la famiglia e non di immischiarsi in una battaglia tutta giuridica e in punta di diritto che spesso sfocia in enunciazioni dai caratteri filosofici e pseudo legislativi. Ed è qui la grande abilità mediatica di De Luca, fa pensare alla gente di essere potente ed inattaccabile quando, invece, il reato che lui avrebbe commesso non solo è reato ma è già previsto dal codice come “reato impossibile”. Difatti nel famoso discorso ai sindaci il governatore suggerisce, e non impone, di utilizzare lo strumento perverso della “frittura di pesce” quale merce di scambio per il voto al referendum; una merce di scambio dall’illusorio valore economico, molto più forte e suggestivo quello psicologico (che è indefinibile, non ha prezzo e non è previsto come reato), che da solo non può costituire materia di dibattito processuale. E allora perché i PM di Napoli indagano il kaimano per un reato impossibile; la spiegazione l’ho già scritta prima, perché sul punto esiste un forte dibattito nel mondo dei legislatori; ma De Luca, astuto com’è, preme sull’acceleratore della rappresentazione quasi ironica dell’accusa fino al punto da farla già apparire come una roba da quattro soldi e come una perdita di tempo per un uomo come lui abituato a muoversi ed a fare e non a perdere tempo come tutti coloro che indagano su di lui. E questo alla gente comune piace moltissimo ed ha già assolto, in sostanza, il proprio idolo politico che, però, per questa inchiesta deve stare molto attento (almeno così dicono gli esperti giudiziari). Dovrebbe stare attento perché, al di là del reato impossibile, starebbero indagando anche su una ipotesi più sostanziosa che riguarderebbe un altro frammento (doverosamente registrato e recuperato) del discorso fatto ai 300 sindaci in materia di “sanità” in relazione al fatto che fra qualche giorno il governatore diventerà a tutti gli effetti anche “commissario regionale per la sanità”. Ma naturalmente diamo tempo al tempo.

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