Camorra & Politica/36: i dubbi di Aliberti !!

Aldo Bianchini

 

SALERNO – A cosa pensa un uomo che attende in solitudine, seppure tra gli stretti affetti familiari, un giudizio che si avvicina molto a quello universale ? La risposta è difficilissima, per farlo bisognerebbe aver vissuto sulla propria pelle una situazione simile, anche se ogni situazione è diversa dall’altra. Nella mente di un uomo che attende il giudizio della Cassazione come se fosse l’ultima prova della sua vita pensa, non c’è dubbio, alla sua vita, a come l’ha vissuta, alle conquiste che ha fatto, all’affermazione della sua professione, agli affetti familiari da dividere in parti uguali tra genitori, moglie e figli; probabilmente non dorme più come prima e se riesce a chiudere gli occhi si sveglia sempre di soprassalto con i battiti del cuore a mille. E si pensa e si ripensa a tutto quello che è stato e che, forse, poteva essere molto diverso; e non si riesce mai a trovare una spiegazione giusta, anzi la spiegazione la si trova ma subito dopo arriva un’altra perplessità e si ricomincia con nuovi dubbi e nuove incertezze. E’ un cerchio infernale che non dà la possibilità di riprendere né le facoltà intellettive né la giusta calma che in questi casi potrebbe aiutare a risolvere tantissimi problemi. Queste cose, tutte queste cose probabilmente sta vivendo il dottor Pasquale Aliberti, medico, già sindaco di Scafati, professionista in carriera, giornalista con un passato televisivo di avanguardia, e più indietro ancora anche ottimo calciatore; e infine una passione sconfinata per la politica. Come se avesse avuto una sorta di premonizione, quasi come una testimonianza sul suo vissuto, ha scritto anche un libro “Passione e Tradimenti” pubblicato nel novembre del 2014; un romanzo di una vita vissuta, la sua, con speranze, successi, sconfitte, tradimenti ed errori. Tutto per amore della politica: “… ma è la mia passione, la mia croce e la mia delizia, l’adrenalina della battaglia e l’orgasmo della vittoria; a volte, la rabbia della sconfitta e le lacrime della solitudine. La politica è mia madre, mia figlia e la mia compagna … una faccenda maledettamente seria”. Poche parole che descrivono alla perfezione i suoi vari stati d’animo, vissuti quasi senza avere la possibilità di respirare; pensieri e parole che non lo abbandonano mai, anche nei momenti di maggiore difficoltà; i segnali di un’imminente catastrofe li aveva avuti tutti, ma da lottatore è andato avanti per la sua strada, almeno fino a quella mattina del 18 settembre 2015 quando, per ironia della sorte, gli uomini della DDA di Salerno piombarono in municipio a Scafati qualche ora prima che lì iniziasse una conferenza stampa di presentazione della campagna antiraket ed anti usura promossa dallo stesso Comune e opportunamente rinviata. Poi mesi e mesi di tribolazioni, di attese sfibranti e di notizie devastanti; ma la verve è rimasta sempre la stessa nel tentativo di dimostrare la sua totale estraneità ai fatti gravissimi contestatigli dalla Procura della Repubblica di Salerno. Nel pieno rispetto dell’azione investigativa ho ritenuto giusto, anche nell’ottica di quanto il nostro ordinamento giudiziario garantisce agli imputati nel contesto del diritto di difesa fino all’ultimo grado di giudizio, pubblicare il commento che Pasquale Aliberti mi ha inviato dopo la pubblicazione del mio precedente articolo del 21 gennaio 2017 (Camorra & Politica/31: il cerchio si stringe) nel contesto del quale prefiguravo uno scenario inedito che stava maturando dopo la sentenza firmata il 19 gennaio 2017 dal gup Emiliana Ascoli contro il “Clan Loreto-Ridosso” di Scafati.  Non rimane che attendere, la data è quella del 7 marzo 2017; fra poco meno di un mese la Corte di Cassazione si pronuncerà.

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