Spopolamento e smart working

 

 

da Nicola Femminella

 

Prof. Nicola Femminella, storico

Ho letto la notizia apparsa sul Corriere della Sera nei giorni scorsi, da associare al 31 marzo, quando cesseranno le restrizioni adottate per il Covid, con il rientro delle misure di sicurezza e la fine dello stato di emergenza. Pubblica il giornale. “Protocollo di intesa tra l’azienda Ronstad e l’associazione South Working. Sulla piattaforma sarà possibile trovare offerte che consentono il lavoro in remoto operando dal Sud. Un’iniziativa che punta anche a contrastare lo spopolamento dei piccoli centri.” L’azienda è la Ronstad, una multinazionale olandese che si occupa di ricerca, selezione e formazione di risorse umane tra le più importanti agenzie per il lavoro nel mondo con filiali in 40 paesi, che ha come slogan “human forward” (secondo il mio modesto inglese: “promuovi l’umano”); la South Working è una associazione che opera prevalentemente nel sud d’Italia; studia e promuove il lavoro distante dalla sede del datore di lavoro, per ridurre il divario socio-economico tra nord e sud e migliorare la qualità della vita dei lavoratori e la produttività dell’azienda.

Il lavoro a distanza, con un immancabile nome inglese “smart working”, è in espansione e sicuramente si affermerà nel prossimo futuro. Il sud dovrà seguire l’onda che potrà apportare non pochi vantaggi. Il nostro Cilento è una miniera di borghi che ammantati di fascino, sanno sedurre chi è sensibile alla bellezza. E le amministrazioni comunali faranno bene a organizzare richiami accattivanti e offerte convenienti per indurre persone singole o coppie a scegliere i nostri luoghi, ove risiedere e continuare a lavorare in smart working. Le agenzie di servizi che occuperanno uno spazio sempre più consultato di intermediazione tra chi cerca lavoro e chi lo richiede, certamente li metteranno in mostra nei depliant patinati. Già il Covid 19 ha posto in primo piano la necessità di apportare novità nel mondo del lavoro pubblico e privato, focalizzando il rapporto tra sede delle prestazioni e addetti alle mansioni.  Nel corso dei due anni c’è stata una prova generale: le attività degli occupati e i moduli produttivi delle aziende e degli enti pubblici non sono stati svolti sempre all’interno dell’azienda o dell’ente, erogatori dell’impiego. Nella scuola, negli uffici pubblici, in molti luoghi di lavoro si è deciso di impedire a impiegati e lavoratori l’accesso alle loro sedi e di far svolgere agli interessati ogni prostazione da casa. C’è stata qualche polemica soprattutto per la didattica a distanza adottata per gli studenti. Negli uffici pubblici talune difficoltà per gli utenti anziani con poca dimestichezza per il computer. Nelle aziende e nelle fabbriche ci si è organizzato con modalità che sono migliorate col trascorrere del tempo. In molti casi i lavoratori e le imprese hanno proposto di prolungare i provvedimenti adottati.  Ma la questione vagava ancora prima nei centri studi, sulla stampa specializzata e negli ambienti interessati, che analizzano  le novità che incedono nella società e i cambiamenti che in essa si preannunciano e avvengono. Una via percorribile tra il benessere del lavoratore e la produttività dell’azienda, senza trascurare la cura dell’ambiente in cui vive la società tutta e i grandi pericoli dai quali esso è minacciato.

Negli ultimi mesi il tema si è diffuso ulteriormente. In primis la questione della tutela dell’ambiente dal degrado e dall’inquinamento – alcuni scienziati avvertono che una fase “di non ritorno” non è del tutto impropabile. L’allarme è giustificato ed è emerso negli incontri tenuti a novembre dell’anno scorso a Glasgow tra tutti i regnanti della Terra. Tra le cause, i mezzi di mobilità, milioni, che quotidianamente percorrono chilometri, lasciando nell’aria un miscuglio di materie inquinanti e le grandi fabbriche con le loro emissioni senza sosta. Spesso, durante la stagione invernale, gli amministratori locali introducono orari straordinari per limitare il traffico, attenzionati dalle colonnine che registrano il livello di inquinamento.

Di questi giorni, la guerra tra Ucraina e Russia, che oltre a causare migliaia di morti, ha apportato rincari insostenibili ai carburanti, con la Russia che esporta ingenti quantitativi di petrolio e gas, a condizionare l’approvvigionamento di minerali necessari per il funzionamento di una economia assetata di fonti energetiche. L’Italia, insieme alla Germania, è tra i paesi maggiormente succubi di tale dipendenza. Il nostro sistema economico, con il rubinetto del gas e del petrolio chiuso o con i prezzi difficili da sostenere, potrebbe trovarsi in un tunnel oscuro. E allora ecco comparire due parole: contenimento e risparmio. Su tutto ciò che è possibile. Moderare i consumi che richiedono risorse energetiche. Da qui l’urgenza di ridurre la mobilità, organizzando nuove forme di lavoro, per mantenere i cicli produttivi delle fabbriche. Per tali motivi il lavoro remoto da svolgere lontano dall’azienda può essere un rattoppo per ridurre il consumo e il bisogno dei carburanti.

Un modello diverso di organizzazione del lavoro, quello che trasferisce la forza lavoro dall’azienda a qualsiasi altro luogo, potrà modificare anche le condizioni di vita delle famiglie e la rete delle interazioni tra i suoi componenti. Uomini e donne vivranno la propria dimensione vitale e lavorativa in un clima di maggiore libertà. Potranno organizzare e adeguare la categoria tempo alle proprie esigenze e lo potranno fare in armonia con i coniugi e i figli. Cala l’ansia per recarsi al lavoro e anche l’orologio riceverà minori sguardi apprensivi. Migliorerà la prestazione e il datore di lavoro avrà la possibilità di monitorare la qualità del risultato.

Penso che da questi cambiamenti potrebbero ricavare non pochi elementi positivi le nostre zone interne. Molte famiglie potrebbero sceglierle come luoghi di residenza. Troverebbero case a buon mercato circondate dal verde e confortate da aria non contaminata, senza inquinamento acustico e la spesa giornaliera sarebbe a buon mercato, facendo ricorso a prodotti di prossimità. Meno scuole chiuse e qualche esercizio commerciale in più. Maggiore sicurezza nei piccoli borghi e i pericoli di devianze per i giovani minori calerebbero. Le amministrazioni locali approfittino di queste possibilità con messaggi persuasivi, comunicando talune convenienze per invitare le persone a trasferirsi in ambienti più a misura d’uomo. Ci devono credere. Una iniziativa meritevole nei dintorni è stata emessa da Nicola Tancredi, sindaco di Tortorella, un grazioso borgo alle spalle di Sapri. Il quale ha emesso un comunicato illustrando i vantaggi per coloro che rimangono nel paese e per chi vi trasferisce la propria residenza. Ancora di più il sindaco di Latronico, un piccolo paese della Basilicata. “Latronico, primo «Wellness smart village» in Italia. Un antico borgo della Basilicata tutto dedicato al benessere e allo smart working. Se prima della pandemia c’era il lavoro di ufficio e il benessere andava cercato altrove, in Basilicata le due cose possono viaggiare insieme. E dopo l’investimento russo di 23,5 milioni di euro nell’ambito dell’Accordo di Programma siglato con il Ministero dello sviluppo economico per la riqualificazione e l’ampliamento del complesso turistico e termale di Latronico, ora sono gli inglesi a investire nel centro lucano. …

In sostanza, la nuova modalità in smart working consente di lavorare con il digitale anche da luoghi, un tempo ritenuti remoti. Anche dalla piccola Latronico, usufruendo di una serie di vantaggi, dal poter praticare attività termali di benessere e recupero psicofisico, al fare sport di mare e montagna, spaziando in un microclima che va dai 600 ai 1300 metri sul livello del mare. Il borgo diventa così una sorta di ufficio diffuso con connessione a fibra ottica e servizi di work life balance, coniugando vita privata e lavoro. E servizi di green mobility

Con il 50% di patrimonio immobiliare vuoto e il forte spopolamento, (il sindaco) De Maria prima che scoppiasse la pandemia, ha abolito le tasse comunali per 10 anni agli ultra 65enni che decidevano di tornare a vivere a Latronico. E ci sono stati rientri nella terra di origine, ma anche tanti residenti di altre regioni che hanno scelto la serenità della città termale…”(dall’articolo del 28 marzo 2021 di Luigia Ierace sulla Gazzetta del Mezzogiorno). Nella stessa direzione volge il pregevole progetto di rigenerazione “Borgo dell’accoglienza”, ideato dall’amministrazione comunale di Sanza, approvato dal Ministero della Cultura con un finanziamento  di 20 milioni, a dimostrazione della frase di Enrico Mattei: “il futuro è nelle mani di chi se lo sa immaginare”. Spazio all’impegno e alla politica…creativa!

 

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *