Il referendum spiegato ai diciottenni.

 

 

da Antonio Cortese

 

Fortunatamente Salerno come altri grandi centri di politica nevralgica non si esprime sulla solita pagnotta.

Dovendo infatti esprimere un voto “tecnico”, semplicemente per oliare meglio il motore della macchina giudiziaria del Paese, questi cinque referendum non hanno colori di appartenenza se non sulle schede di preferenza.

La prima paginetta dell’album referendario , é rossa e chiede di non  volere che nessuno si candidi in politica se abbia determinati precedenti con la giustizia.

La seconda é arancione e chiede di non imprigionare nessuno se non ad indagini terminate e definitive.

La terza é gialla e vuole definire gli ambiti professionali distinguendo meglio un magistrato da un giudice, impedendo che siano sovrapposte o sommate, o accorpate le competenze del singolo togato seppur in avanzo o merito di carriera.

La quarta é grigia chiede di non permettere ingerenze o valutazioni nei confronti della magistratura da membri esterni, seppur da avvocati, professori universitari, politici o altri professionisti.

La quinta intende il divieto ai magistrati stessi che vogliano candidarsi al Consiglio Superiore della Magistratura di raccogliere da 25 a 50 firme  (come si fosse all’elezione di un capoclasse o rappresentante di istituto a scuola, ad esempio).

Il mio commento:  Il primo quesito anche se negherebbe molto il termine “candidatura”, ovvero togliendo al cittadino la possibilità di proporsi all’elettorato sciacquandosi i panni in Arno, anche se abbia fatto il birichino in passato, é da avallare secondo me perché una cosa é eleggere un malandrino ma é grave eleggere un delinquente.

Il secondo quesito  elimina il sospetto dell’inquinamento prove, perché la stessa paura che lo si faccia é già più che un pregiudizio.

Il terzo difende la categoria dei giudici da un qualsiasi magistrato che voglia arrampicarsi su una sedia più alta per poter continuare qualsivoglia offensiva  ( separazione gerarchica e di garanzia).

Il quarto quesito, riguardando la privacy interna della magistratura, la vuole proteggere da commenti o pressioni esterne che oggi sono più di quelle normalmente paventate, essendo aumentati “i soliti ignoti” ( o “alti influencer”).

Il quinto quesito  vuole eliminare il “correntismo”, cioè non é detto che un candidato al Consiglio Superiore debba dimostrare l’”amore degli amici”: se é bravo, ha meriti e buon curriculum professionale la candidatura va vagliata per quella che é.

 

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