GIORNALISMO: qual è quello vero … di Antonio Manzo o di Michelangelo Russo ?

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La fine del 2023 e l’inizio del 2024 è stata caratterizzata, per quanto attiene il giornalismo nostrano, da due momenti altamente significativi a chiarimento di come affrontare una notizia e come commentarla, soprattutto quando questi momenti appartengono ad un giornalista professionista di chiara fama e di pretestata indipendenza (ma apparteneva alla compianta Democrazia Cristiana) e ad un ex magistrato altrettanto di chiara fama ma con un curriculum molto forte di contrasto verso la politica locale  ed i suoi esponenti di spicco. Entrambi i momenti evidenziano, però, particolari non condivisibili (nel primo caso) e particolari assolutamente negativi (nel secondo caso). Da qui l’opportunità di un’analisi serena e senza pregiudizi; anche perché nella sostanza condivido pienamente i due diversi momenti, soprattutto quello del secondo caso che però tracima da una corretta deontologia professionale. Va detto, per dovere di cronaca, che entrambi i momenti sono stati pubblicati sul giornale online “leCroncahe.it” ottimamente diretto da Tommaso D’Angelo.

MANZO – Cominciamo dal primo caso; riguarda un articolo scritto dal noto giornalista Antonio Manzo (già caporedattore e inviato de Il Mattino, ma anche personaggio proteso verso la politica attraverso la D.C. non delmesiana, con incarichi di prestigio e di un certo livello) per “leCronache.it” il 23 dicembre 2023, nell’antivigilia di Natale. Il titolo: “Centrale di dossieraggio contro l’ex vescovo Pierro guidata da due preti già nel mirino dell’ex arcivescovo”. Nell’articolo il bravo Manzo descrive tutta una serie di complotti scoperti per caso da un documento (piccolo dossier) rinvenuto in casa di uno dei due preti (nella realtà sono almeno una decina) dopo la sua morte avvenuta poco tempo fa e allude, in maniera cronachistica molto affascinante, ad una marea di altri complotti tanto da far pensare (da buon cronista di giudiziaria) ad una imminente pubblicazione della seconda puntata di questa storia; puntata che, purtroppo, non è ancora arrivata. Sono curioso di leggerla, anche perché la realtà sociale in cui viviamo (Salerno e provincia) è molto superficiale, dimentica facilmente e si appassiona, quindi, quando rilegge una storia ormai vecchia. Sono curioso di leggerla, anche perché alla sfortunata vicenda giudiziaria e curiale dell’ex arcivescovo Mons. Gerardo Pierro ho dedicato diversi anni fa una serie di ben 178 articoli (non a caso il presule mi ha citato in un suo libro come l’unico giornalista salernitano schieratosi dalla sua parte) beccandomi da Il Gregge (e da chi è ancora sostenitore) ben tre querele sfociate in altrettanti processi a mio carico; nell’ultimo (era l’anno 2014) ho conosciuto la protervia psicologica e muscolare di un sacerdote (deceduto da circa un anno e quasi venerato da tanti) che in udienza mi si scagliò contro con inaudita violenza, tale da sorprendere anche il presidente del collegio giudicante (dr. Vincenzo Siani). Sono curioso di leggere la seconda puntata per capire se adesso, spalleggiato da un grande giornalista come Manzo, potrò riprendere quella battaglia di civiltà e di verità che nessuno fino ad oggi ha mai voluto conoscere e tutta basata sui due voluminosi dossier che custodisco segretamente (uno a firma addirittura di don Carlo Magna citato da Manzo nel suo articolo).

RUSSO – Il secondo caso riguarda un articolo scritto dall’ex magistrato di vaglia Michelangelo Russo (pm a Milano, pm a Salerno, aggiunto a Salerno, capo della procura di Lagonegro, consigliere particolare del ministro Pecoraro Scanio, presidente di sezione di corte di appello e soprattutto ispiratore principale della tangentopoli salernitana – solo per ricordare alcuni titoli) che da qualche tempo conduce una rubrica sempre sul giornale online “leCronache.it”. E detto giornale ha pubblicato il 3 gennaio 2024 un suo articolo dal titolo: “Il sindaco è un’alluvione di ottimismo ma sembra essere la parodia di Petrolini” in cui elenca una serie infinita di parole e di promesse mi mantenute non solo da Enzo Napoli ma dall’intero sistema politico deluchiano. Prima di proseguire è giusto chiarire che condivido quasi in tutto quanto raccontato da Russo, anzi ci aggiungerei anche tante altre cose che sono sfuggite alla sua attenzione investigativa. In termini assolutamente giornalistici mi sono posto, e pongo, una domanda: “Può un ex magistrato come Russo che ha indagato su tutta la politica salernitana scrivere su un personaggio politico qual è Napoli che è sopravvissuto a quella strage giudiziaria ?”. Molti non ricordano, o fanno solo finta di non ricordare, che l’allora pm d’assalto Michelangelo Russo in una notte di mezza estate del 1993 ordinò un blitz nella casa di Via Arce del sindaco Napoli (allora socialista) alla ricerca, tramite un drappello comandato del compianto ispettore Mario Porcelli, di chissà quali prove incriminanti; e fortunatamente il GIP (se non  erro Tringali) non acconsentì all’arresto dell’indagato. Esiste l’art. 6 – comma 3 del codice dentologico della Magistratura che vieterebbe qualsiasi dichiarazione pubblica da parte di un magistrato, quant’anche in pensione, contro un personaggio politico (e non solo) sul quale ogni sua parola può avere un peso specifico; figurarsi su uno che ha direttamente indagato.

 

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