Aldo Bianchini
SALERNO – Michele Albanese è tornato, finalmente !! Sono stati necessari e/o sufficienti quattro mesi sabbatici per inventare un nuova banca, una ristrutturazione epocale che non può essere salutata soltanto con sterili e ormai ripetitivi “auguri di buon lavoro” rivolti all’autore di questa svolta radicale della “sua banca“ che ha prima diretto per alcuni decenni e che ora si accinge a governare, non semplicemente a presiedere: “Michele Albanese”.
La differenza tra presiedere e governare è sostanziale, perché qui ci troviamo di fronte ad una piccola “BCC” divenuta nel corso di oltre cinquant’anni una banca con tanto di blasone, riconosciuta addirittura dalla Banca d’Italia come una delle banche di prossimità ad alta efficienza e dai valori di caratura nazionale.
Insomma Michele Albanese di Roscigno è tornato, e questa volta per governare, al timone della banca di famiglia nata tra mille difficoltà in quel piccolo paese incastonato sui colli dell’alta valle del Calore.
Per questo Michele Albanese non è il quinto presidente (come è stato scritto da qualcuno) ma il primo governatore di una banca che si allontana dallo schema incentrato sul “direttore generale” e passa alla centralità del presidente, alias governatore.
Insomma in questi quattro mesi di silenzio assoluto Michele Albanese non solo non si è immolato sull’altare della banca ma ha alacremente lavorato a come ristrutturarla per ritornare ai suoi vertici con potere decisionale assoluto tenendo ben saldi al loro posto i suoi due pupilli: il bocconiano Cono Federico come direttore generale e il giornalista-segretario generale Antonio Mastrandrea come responsabile della comunicazione e dei rapporti con l’esterno, e non solo. Entrambi di altissima qualità professionale nei loro rispettivi ruoli di comando; ruoli che si affiancheranno a quello del presidente per continuare la “mission” avvita tanti anni fa, fin da quando Michele Albanese seppe creare dal nulla una squadra efficientissima.
Del resto la stessa Banca d’Italia è così strutturata; c’è un governatore (presidente) e c’è un direttore generale; tutti conoscono il governatore nella figura di Fabio Panetta e il direttore generale nella figura di Luigi Federico Signorini (la concordanza del nome con quello del d.g. della Monte Pruno è soltanto casuale); il primo detiene il potere di indirizzo e decisione, il secondo quello esecutivo che non è meno importante ma sicuramente defilato rispetto al primo.
Non so se Michele Albanese ha pensato alla piramide della Banca d’Italia per ristrutturare la sua banca, ma la coincidenza è alquanto palese. Dalla nuova struttura (CdA, Collegio Sindacale, Sindaci Effettivi e Supplenti) scompare il nome della ex presidente Anna Miscia che apparteneva, comunque, al modello organizzativo incentrato sulla figura del direttore generale.
E va ben rimarcato il silenzio assoluto che ha accompagnato Albanese in questi quattro mesi sabbatici, nel corso dei quali ha evitato qualsiasi interferenza sull’azione qualificata dei suoi due pupilli, rinunciando anche ai due momenti annunciati come suo ritorno sulla scena: la conferenza stampa su Piazza Alario di Salerno e la presenza presso l’istituto scolastico Alfano 1° sempre di Salerno, eventi previsti per la seconda decade di aprile.
Al centro della scena è ritornato subito dopo la sua elezione con un’ottima intervista resa al quotidiano “Il Mattino” (ed. 29.04.25) dal titolo «Con il turismo delle origini facciamo tornare i giovani»; un’intervista che viene pubblicata in calce a questo editoriale; un’intervista che preannuncia la nuova linea guida della banca anche su temi squisitamente economici. Ecco uno spaccato della stessa: «Oggi più che mai, un ruolo essenziale, che serve al territorio dal punto di vista finanziario ma anche umano. Abbiamo bisogno di riscoprire certi valori che si sono persi e che possono essere rimessi in gioco solo se si è da esempio sul territorio e per le comunità. Quindi, un ruolo che ritrovi il valore dell’ascolto, che tenga conto delle necessità delle persone, di chi non ha possibilità di accesso al credito e di chi ha difficoltà nel confrontarsi su idee e progetti. Insomma, consulenza e ascolto per rimanere vicini a cittadini, imprenditori e piccole e medie imprese».
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«Con il turismo delle origini facciamo tornare i giovani»
Il neoeletto presidente della Monte Pruno indica lo sviluppo possibile delle aree interne
Nico Casale
Dal ruolo del credito cooperativo al turismo delle origini, dalle aree interne all’impegno per i giovani. Sono i temi che Michele Albanese affronta all’indomani della sua elezione a presidente del consiglio d’amministrazione della Banca Monte Pruno, di cui è stato già direttore generale. L’elezione di Albanese, che prende il posto di Anna Miscia, è avvenuta nel corso dell’assemblea dei soci a Roscigno, che è stata l’occasione, per il dg Cono Federico, per mettere in evidenza i dati del triennio appena trascorso che hanno confermato una crescita senza precedenti con più di 250 milioni di aumento nella raccolta e circa 200 milioni di nuovi finanziamenti erogati.
Presidente, nel giorno della sua elezione ha detto che «la Monte Pruno non vive solo di rendiconti finanziari, ma del respiro della comunità che serve». Che ruolo svolge il credito cooperativo per i territori?
«Oggi più che mai, un ruolo essenziale, che serve al territorio dal punto di vista finanziario ma anche umano. Abbiamo bisogno di riscoprire certi valori che si sono persi e che possono essere rimessi in gioco solo se si è da esempio sul territorio e per le comunità. Quindi, un ruolo che ritrovi il valore dell’ascolto, che tenga conto delle necessità delle persone, di chi non ha possibilità di accesso al credito e di chi ha difficoltà nel confrontarsi su idee e progetti. Insomma, consulenza e ascolto per rimanere vicini a cittadini, imprenditori e piccole e medie imprese».
Sul territorio in cui opera la banca qual è lo scenario economico?
«Un po’ tutto il territorio risente di un momento di difficoltà, a cominciare dalle normative stringenti imposte alle banche dalla Bce, che – ricordo – sono uguali dal piccolo centro del Vallo di Diano alla metropoli. C’è, però, una possibilità su cui scommettere, che è quella del ritorno alle origini. Serve, infatti, una programmazione molto seria, che vada a incidere su diversi aspetti, a cominciare dai giovani perché possano essere messi in condizione di tornare, in particolare nelle zone interne, e contrastare, così, spopolamento fisico e delle intelligenze. Abbiamo realizzato il progetto “Ulisse” per offrire ai talenti emergenti la possibilità di realizzare i propri sogni nelle loro comunità d’origine. Abbiamo fatto sì che 15 ragazzi del nostro territorio potessero rientrare dal Nord».
La Banca Monte Pruno ha il cuore a Roscigno, in Cilento, area particolarmente vocata al turismo. Dalle aree interne alla costa, cosa serve per rilanciare quelle zone?
«Serve organizzarsi per bene e, al contempo, credere nelle proprie potenzialità. Bisogna offrire un turismo che sia in linea con le aspettative del vacanziere moderno. Sarebbe importante fare rete e sistema tra i vari poli che ci sono nelle zone interne. Come banca abbiamo realizzato un docufilm, “I segreti dei luoghi perduti”, che a breve sarà trasmesso su una piattaforma streaming e che racconta le zone interne e le loro bellezze. È un modo per far conoscere le bellezze di Roscigno vecchia, delle Grotte dell’Angelo, delle Grotte di Pertosa e di tanti altri luoghi che sono ancora poco conosciuti. Forse, nelle zone interne, non potremmo mai vivere di turismo, ma dobbiamo promuovere quelle zone che oggi in pochi conoscono».
Anche turismo delle radici e valorizzazione degli Alburni tra i temi che vedono impegnati la Banca
«Sì, soprattutto il turismo delle origini. Abbiamo creato la “Carta degli italiani all’estero”, una carta di servizi che permette a chi vive fuori dall’Italia di poter utilizzare dei servizi, non solo bancari, quando tornano qui. Poi, a Roscigno Vecchia, ogni settembre, insieme con la Proloco, ospitiamo una ventina di persone che, da vent’anni, vengono con il solo scopo di conoscere le proprie origini. Il nostro impegno, allora, continua per il turismo delle origini perché dobbiamo trasmettere questi valori anche alle giovani generazioni».