LAVORO & SICUREZZA: la centralità della figura dell’ispettore

 

Aldo Bianchini

SALERNO – La svolta tanto attesa non c’è stata neanche con l’incontro governo – sindacati – parti sociali incentrato sulla sicurezza, igiene e prevenzione dei lavoratori sui luoghi di lavoro; presente la premier Meloni, non si è riusciti neppure a stabilire le linee guida per la spesa ottimale degli ulteriori cospicui fondi stanziati dal governo.

Non c’è visione collegiale, non c’è visione personale, non c’è conoscenza diretta dei cantieri di lavoro (non le grandi industrie !!) medi e piccoli nei quali il fenomeno infortunistico è davvero altissimo.

Ma come si può discutere di queste cose essenziali, mi chiedo, se il segretario nazionale della CGIL a un giornalista che gli chiede (come sto facendo anche io) cosa e come fare per combattere il dilagante numero di infortuni sa rispondere soltanto che il lavoratore viene prima di ogni cosa, che l’art. 18 dello Statuto dei Lavoratori non si tocca e che bisogna implementare i controlli attraverso gli ispettori di vigilanza (Uff. Prov. Lavoro, Inail, Inps e Asl) che dovranno essere aumentati nel numero complessivo nazionale.

Nessuno ha capito che non è il numero degli ispettori la risoluzione primaria ma è proprio la figura dell’ispettore di vigilanza che deve ritornare ad occupare la centralità assoluta nel discoro della sicurezza, della prevenzione e dell’igiene. E questa centralità l’ispettore di vigilanza potrà raggiungerla soltanto se la sua figura e i suoi compiti verranno rivisti e riformati nell’ottica di un mondo (anche quello del lavoro) che corre a mille all’ora e non consente più di fermare al palo la figura dell’ispettore di vigilanza vincolata a burocratismi ed eccessivi tecnicismi, ma di liberarla da questo peso eccessivo e bloccante restituendogli anche il “potere della diffida” ormai annullata da decenni.

L’ispettore di vigilanza, in genere, esce previo preciso mandato scritto (ordinativo di ispezione) per raggiungere la località e la ditta da ispezionare; questo impedisce all’operatore sul territorio di allargare la sua azione, nella località in cui viene spedito, ad “ispezioni di iniziativa” che attivate a sorpresa produrrebbero risultati certamente migliori.

Ovviamente non c’è nessuno che oggi possa impedire ad un ispettore di vigilanza di estendere la sua azione anche a quella di iniziativa, ma nel 99% dei casi ciò non avviene in primo luogo per non accollarsi eccessive e grtuite responsabilità (in genere l’ispettore di vigilanza è “pubblico ufficiale” e non “ufficiale giudiziario”) in quanto allontanandosi dal mandato ispettivo ricevuto potrebbe incorrere in serie difficoltà.

Anche quelle difficoltà legate agli eccessi burocratici dei registri da compilare e dei rapporti da produrre come in una statistica qualsiasi senza tener conto che il compito dell’ispettore di vigilanza è un qualcosa che esce da una normalità burocratica ed entra decisamente in un progetto di modernità del compito per poter far fronte alle esigenze del sistema lavoro-sicurezza che è al centro di un dibattito eterno e che fino ad oggi non ha prodotto significativi miglioramenti.

Mi rendo, però, conto che spesso è come parlare al vento; nessuno ascolta, soprattutto i sindacati che istituzionalmente sono chiamati proprio a questa tutela e non per produrre carrierismi d’altri tempi.

Per la cronaca mi fa piacere ricordare un episodio realmente accaduto al sottoscritto ed al collega ispettore di vigilanza Aldo Baglieri (entrambi dell’Inail di Salerno); tanti anni fa una mattina ci trovavamo in servizio a Sapri ed invece di attenerci soltanto agli “ordinativi di ispezione” decidemmo di fare a strascico un controllo generalizzato e a sorpresa delle piccole e medie attività produttive della cittadina saprese. A fine giornata, sforando di molto l’orario di lavoro, producemmo oltre settanta verbali di contravvenzioni. Pensammo di aver fatto una cosa buona e degna di lode; qualche settimana dopo, invece, fummo convocati presso la direzione regionale dell’Inail di Napoli e il direttore Montemurro in persona prima ci elogiò in maniera formale per poi diffidarci a farlo di nuovo perché tutte quelle pratiche che avevamo concluso stavano producendo numerosi contenziosi, e questo per l’Ente non andava bene.

Se non si modifica questa mentalità e non si riscrive la figura dell’ispettore di vigilanza difficilmente potranno essere raggiunti risultati positivi e gli infortuni continueranno ad aumentare.

 

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