LAVORO & SICUREZZA: tante chiacchiere, niente fatti

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Tante, tantissime le chiacchiere; prima e dopo l’incontro tra il Governo, i sindacati e le parti sociali il chiacchierificio generale ha preso decisamente il sopravvento sulle cose da fare per superare l’emergenza infortuni sul lavoro che oltre ad essere una sciagura per chi li subisce ha raggiunto livelli inimmaginabili sotto il profilo del complessivo costo sociale.

Manca una formazione seria e costruttiva per le parti datoriali e per i milioni di lavoratori, nonostante siano stati spesi a vuoto milioni e milioni di euro, nella seconda parte degli anni ’90 e nei primi dieci anni 2000, sulla scia della “Legge 626” che altro non è se non il “Decreto Legislativo n. 626 del 19 settembre 1994” basato sulle dieci direttive imposte dalla U.E.

Le solite chiacchiere, come dicevo, perché manca la formazione anche della stampa che continua a scrivere inesattezze quando si parla di sicurezza, prevenzione e igiene sui luoghi di lavoro; difatti pochi ricordano che le direttive UE si basavano essenzialmente sul nostro DPR n. 547 del 27 aprile 1955 che disciplinava le norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro. In particolare, riguardava la sicurezza nei luoghi di lavoro, la protezione delle macchine, le vie e le uscite di emergenza, e altri aspetti legati alla prevenzione degli infortuni.

Un DPR che, fino all’arrivo delle dieci direttive, non era stato mai corposamente attuato da tutti gli Organi istituzionali preposti alla tutela del fenomeno infortunistico.

E negli ultimi giorni, tanto per dirne un’altra, la stampa nazionale si è di nuovo lanciata a testa bassa contro l’INAIL ritenendo l’ente responsabile del mancato riconoscimento di indennizzo in favore di Vincenzo Franchina (35 anni, celibe, e una compagna) morto sul lavoro nell’esplosione della centrale idroelettrica di Bargi, nel bolognese; esplosione che fece più vittime.

E si è, quindi, ritornato a parlare della “vivenza a carico” che se è vero che è amministrata dall’INAIL è altrettanto vero che l’INAIL esegue soltanto la legge.

Ho trattato dovere volte questo aspetto, per certi versi anche spiacevole, che riguarda l’estensione della tutela assicurativa anche in favore di lavoratori giovani e celibi; è giusto ripetere cosa è la vicenza a carico.

VIVENZA A CARICO: Così si chiama il rigido iter burocratico da seguire nel caso di un infortunio mortale (per causa violenta in occasione di lavoro dipendente!!) di un lavoratore che non è coniugato, che non ha figli e che vive nel nucleo familiare originario (cioè vive con i suoi genitori) oppure da single o con una compagna. In questi casi è necessario accertare se il deceduto con i suoi guadagni contribuisce in maniera decisiva al sostentamento di tutto il nucleo familiare, non con la compagna. In pratica le entrate del de cuius dovrebbero essere pari o superiori al 50% delle entrate di tutto il nucleo familiare. Viene da se, nel caso di giovani lavoratori, la constatazione  della difficilissima situazione a cui non è certamente l’Inail a dover porre rimedio. Del resto, al di là del caso di specie, sarebbe incomprensibile elargire con facilità sussidi o rendite a destra e a manca soltanto per umanità. Nel caso di Vincenzo anche l’intervento del Presidente della Repubblica non può produrre effetti diversi. L’Inail, in effetti, non c’entra un tubo, come non c’entra neppure il funzionario ispettore che doverosamente avrà condotto le indagini  prima di arrivare alla chiusura negativa del caso.

Dunque, chiunque, prima di scrivere un articolo tecnico, dovrebbe innanzitutto capire i meccanismi che regolano determinate situazioni. Non tanto per non sparare a zero sugli Enti, che di colpe ne hanno e come, ma soprattutto nell’ottica di fare una corretta informazione. Se non si offrono spiegazioni logiche, anche se fredde e dure, si rischia di strumentalizzare anche il dolore di chi ha già dovuto subire una tragedia immensa, come quella sopportata dai genitori e dalla compagna di Vincenzo. Insomma la facile e strumentale informazione non ha mai aiutato nessuno, questa la lezione che dovrebbe emergere dalla dolorosa vicenda che ho appena raccontato.

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