RUGGI: la “resilienza” del clochard e … le “deficienze” del Comune

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Come era prevedibile la notizia (pubblicata ieri da questo giornale) del clochard accampato nel corridoio del settimo piano della Torre del Cuore presso L’Azienda Ospedaliera Universitaria San Giovanni di Dio e Ruggi d’Aragona ha alimentato un certo dibattito.

In tanti hanno scritto per manifestare non solo il loro stupore ma anche l’indignazione per la mancanza di assistenza verso i bisognosi in cerca di un sicuro riparo per la notte.

Tra i tanti scritti ho scelto due in particolare, firmati da due tecnici della sanità pubblica; il primo del dr. Mario Salucci (dirigente medico presso l’ospedale di Pagani) e il secondo del dr. Cosimo Maiorino (direttore sanitario del CTO di Napoli, e già direttore sanitario del Ruggi).

SALUCCI: Questo problema, chiamiamolo così, è diffuso a quasi tutti gli ospedali. Non ricorda il film “così parlò Bellavista”, del clochard che dormiva nel cofano della macchina ?, i Borbone a Napoli, per lo stesso problema, costruirono l’albergo dei poveri. È una situazione ubiquitaria. Perché riescono ad entrare? Perché li conoscono, a modo loro li aiutano. Non consideri questi tre mesi, pensi all’inverno e quando piove. Oggi in Italia ci sono 5 milioni di famiglie, non di clochard, sotto la soglia della povertà. Soluzioni radicali e umane? A me basterebbe che si trovassero soluzioni e non ci si girasse dall’altra parte (cosa che ormai succede spesso e non solo per gli ultimi), comportamenti sociali radicali, molte volte dettati dalla necessità di non poter vedere perché già presi dai propri. Queste assenze di solidarietà suonano come poco umane ma sono solo figli della povertà che incattivisce.

MAIORINO: “il problema appartiene ai servizi sociali dei Comuni che dovrebbero offrire degli alloggi ai clochard ma purtroppo questo non avviene e se ne occupa solo la Caritas”.

Come si vede chi con poche parole e chi con discorsi più ampi evidenziano i problemi strutturali di una società che corre troppo veloce e che inevitabilmente lascia indietro tutti coloro che non riescono a mantenere il passo; le ragioni sono tantissime e sarebbe lavoro lungo e forse inutile elencarle tutte.

Sullo sfondo, però, resta una certezza assoluta; tutti i Comuni d’Italia non fanno mai tutto ciò che sarebbe giusto e doveroso fare.  Certo che c’è un problema di costi, ma se si smettesse una volta per tutte di sperperare risorse economiche pubbliche per sagre, feste, festini e barzellette varie probabilmente si riuscirebbe a fare qualcosa in più per il numeroso esercito dei meno abbienti.

 

 

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