GIUSTIZIA: il delirio giudiziario di tv, giornali e settimanali

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Come avevo già anticipato nel precedente articolo la voracità di tv – giornali e settimanali non si arresta e la cronaca giudiziaria penale, sbattuta sempre in prima pagina, diventa un caso antropologico nazionale bisognevole di una sterzata decisiva.

Così non si può continuare, anche se forse il cambio di paradigma è già timidamente in atto con la vicenda Garlasco.

Ormai non se ne può più, Garlasco e i suoi attori penali principali (gli avvocati De Rensis e Borcellari per Alberto Stasi, Lovati e Taccia per Andrea Sempio, gli esperti, i tecnici forensi, i criminologi <quasi tutti femmine>, giornalisti, testimoni veri – falsi e inventati – i familiari di Chiara Poggi, ecc. ecc.) impazzano sugli schermi televisivi nazionali raccontando le solite litanie da mesi, contraddicendosi palesemente e sostituendo suggestioni a fatti concreti.

Insomma Garlasco ha ampiamente superato il tam tam mediatico del caso di Avetrana (si disse che aveva cambiato il modo di fare cronaca giudiziaria in tv) e di quello sempre molto noto di Brembate (che dista meno di 90 chilometri da Garlasco) in una corsa che sembra inarrestabile verso l’invisibile traguardo della verità che viene addirittura sentenziata, appellata e confermata facendola passare in giudicato ancor prima che inizi il vero processo (semmai ci sarà) in una regolare aula di tribunale.

Uno spiraglio, però, si è acceso in fondo al tunnel ed è il cambio di paradigma imposto dall’intaccabile silenzio del procuratore capo di Pavia che non si lascia trascinare dall’ammaliante tv e cerca, nei limiti, di arginare la valanga di notizie che comunque escono a pioggia dalla sua procura; come accadde ad Avetrana che lancio la cronaca giudiziaria in tv, nel caso di Garlasco potrebbe accadere il contrario sempre che Napoleone (così si chiama il procuratore) riesca a chiudere le perdite dei rubinetti dei suoi collaboratori e assistenti, investigatori ed esperti).

Il cambio di paradigma, dicevo, c’è, si intravede ma ovviamente non ha ancora preso la giusta consistenza e le trasmissioni televisive impazzano per ore e serate intere (ma anche di mattina e pomeriggio) invadendo le nostre case.

Tutto questo fa scaturire una domanda: “Quanto incide, se incide, la cronaca gtiudiziaria televisiva sulla conduzione delle indagini preliminari e poi sui processi ?”.

Il giorno 17 giugno 2015 in un angolo della piazza principale di Lagonegro  (PZ) ho assistito (insieme al noto giornalista valdianese Pierino Cusati – segretario dell’Associazione Giornalisti Amici del Vallo di Diano) ad un dibattito a più voci sul tema “Magistratura e stampa, un rapporto difficile”; presenti sul palco l’allora capo della Procura di Lagonegro dr. Vittorio Russo e tre notissime esperte (si fa per dire !!) di cronaca giudiziaria: la criminologa Roberta Bruzzone e le giornaliste Vittoriana Abate e Ilenia Pietracalvina.

Per amor di patria non riepilogo tutte le cavolate pronunciate dalle tre baldanzose e pretenziose protagoniste della cronaca giudiziaria in tv; riporto soltanto, in sintesi, l’affermazione tranciante del procuratore Russo a conclusione dell’incontro: “Nessun atto e nessun riferimento della cronaca in tv, per quanto mi riguarda, è mai entrato in un fascicolo giudiziario”.

C’è solo da sperare che sia davvero così per tutti i magistrati; in caso contrario siamo davvero messi male.

 

 

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