POLITICA – MAGISTRATURA- STAMPA e MIGRANTI: 14 luglio 1994 … la “presa del Potere” dei magistrati, dall’Italia all’Europa

 

Aldo Bianchini

SALERNO (Italia) – La storia consolidata fissa alla data del 14 luglio 1789 la Presa della Bastiglia, l’evento chiave nella Rivoluzione Francese e viene celebrata ogni anno in Francia come festa nazionale. Nonostante la fortezza contenesse solo sette prigionieri al momento dell’attacco, la presa simboleggiò la fine dell’assolutismo monarchico e l’inizio di una nuova era.

Ebbene 205 anno dopo, esattamente il 14 luglio 1994, l’Italia registrò la “Presa del potere” da parte della magistratura (e per essa del Pool Mani Pulite di Milano); da noi quell’evento non è diventato “festa nazionale” come in Francia e, piuttosto, viene tenuto ben nascosto dalla magistratura, dalla stampa e dalla politica di sinistra che in quei giorni aizzarono il popolo (ancora affamato di giustizialismo e con le forche in mano) contro la politica che rimase terrorizzata e si arrese.

La mattina del 14 luglio 1994 entrò in vigore il famoso “Decreto Biondi” (Alfredo Biondi, ministro della giustizia del 1° governo Berlusconi) che il governo aveva approvato nel corso del pomeriggio del 13 luglio 1994. I sostituti procurati di Milano Antonio Di Pietro (simbolo di Mani Pulite), Piercamillo Davigo e Gherardo Colombo con il procuratore aggiunto Gerardo D’Ambrosio convocarono la stampa scritta e radiotelevisiva nazionale ed annunciarono al Paese le loro dimissioni se il decreto non fosse stato immediatamente ritirato dal Governo.

IL DECRETO – il 13 luglio 1994, secondo i detrattori il primo governo Berlusconi, alla ricerca di un modo per fermare Mani Pulite, vara il “decreto Biondi”: abolito l’arresto per corrotti e corruttori, salvo rarissimi casi e ben giustificati da prove. Quel pomeriggio l’attenzione del Paese è tutta per Italia-Bulgaria, semifinale dei mondiali di calcio negli USA che deve decidere chi affronterà in finale il Brasile. Al Consiglio dei ministri, il titolare della Giustizia Alfredo Biondi distribuisce una cartellina con il testo e le spiegazioni. Interviene Berlusconi: “O il decreto passa all’unanimità, o lo ritiro e passiamo al disegno di legge”. Roberto Maroni, leghista, ministro dell’Interno e avvocato, chiede: “Ma usciranno di galera De Lorenzo e soci, oppure no?”. Gli rispondono: “No, fidati”. Il decreto passa all’unanimità. Il giorno dopo, i tangentisti escono, il pool Mani pulite si dimette, il Paese insorge. Berlusconi si spaventa e dà la colpa a Biondi, Maroni si dissocia e dice che non gli avevano spiegato le conseguenze. Il 19 luglio il decreto viene bocciato in Parlamento. Nella realtà è la fine della politica che non seppe, o npn volle, mettere sotto procedimento disciplinare i quattro magistrati milanesi per quella che, comunque, è passata alla storia come una vera e propria insurrezione armata (magistratura e stampa) contro il legittimo potere della politica.

RICADUTE – Da quel momento, quindi da oltre 31 anni, la politica appare sempre sottomessa al volere di alcuni potenti pubblici ministeri che coinvolgendo, anche senza consenso, la stragrande maggioranza della magistratura, dettano addirittura l’agenda delle leggi e delle riforme. Cosa questa che non accade in nessun altro Paese civile dell’occidente. Tanti i governi, qualcuno anche di centro sinistra, che si sono arresi di fronte ai cosiddetti PM; ma quando la sinistra decide che le riforme devono essere fatte ecco che spunta il “decreto Cartabia” che obbliga il GIP (vedi caso Milano di questi giorni) ad ascoltare gli indagati, per i quali la Procura ha richiesto provvedimenti restrittivi, prima di poter assumere qualsiasi decisione.

LA RIVOLUZIONE dei PM – Da quel tragico 14 luglio 1994 è stato tutto un susseguirsi di figurelle da parte della politica e l’ansiosa conquista del potere da parte della magistratura ha tracimato i confini nazionali invadendo addirittura la Corte di Giustizia europea che, contrariamente agli indirizzi ormai univoci della politica comunitaria, cerca di precedere e, forse, inquinare qualsiasi decisione della stessa UE in merito a chi è titolato a prendere una decisione definitiva in merito al riconoscimento dei Paesi dai quali poter o meno accogliere i migranti. E di nuovo la sinistra, sfidando la logica, cavalca questa ennesima rivoluzionaria decisione della Corte Europea pur di andare contro il dilagante fenomeno della destra in tutta Europa. E’ vero che per la sinistra questa è l’ultima spiaggia, ma è triste dover assistere all’incredibile storia di una fazione politica che così facendo è come se decidesse di non vincere più.

IL POPOLO – Se nel 1789 e nel 1994 il “popolo” fu diretto e sapientemente condizionato dai rivoluzionari, dai magistrati e dalla stampa è altrettanto vero, e di questo soprattutto la sinistra dovrebbe farsene una ragione, che 205 e 31 anni dopo quelle fatidiche date lo stesso popolo ha cambiato radicalmente il suo pensiero passando dal giustizialismo alla difesa dello stato di diritto. Dunque, a conti fatti, non solo oggi l’arroganza dei pubblici ministeri e di molti giudici è assolutamente e ingiustamente rivoltosa ma è anche impopolare.

 

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