Consip – Concordia: Ferrandino assolto … giustizia da riformare !!

Aldo Bianchini

SALERNO – E’ sempre lui il protagonista assoluto delle intercettazioni taroccate: Gian Paolo Scafarto, gia’ capitano ed oggi maggiore del NOE dell’Arma dei Carabinieri.

            Dopo le incertezze, i dubbi, le parziali ammissioni di contraffazione delle intercettazioni telefoniche fatte attraverso sbobinature di comodo, arriva la mazzata micidiale per la giustizia e adesso tutti invocano la riforma, a cominciare da Renzi che di questa assoluzione sara’ sicuramente felice perche’ discredita ancora di piu’ l’operato del capitano Scafarto, impeganto come detto sia nell’inchiesta Consip che in quella GPL Concordia. Quest’ultima e’ relativa alle presunte responsabilita’ del sindaco di Ischia (Giosi Ferrandino) per aver favorito la Gpl Concordia nella metanizzazione dell’isola tirrenica. Il 30 marzo del 2015 i pm di Napoli (Henry John Woodcock – Celeste Carrano – Giuseppina Loreto) chiesero l’arresto di numerosi personaggi tra i quali, appunto, il sindaco di Ischia che fu costretto a 23 giorni di reclusione in carcere ed a tre mesi e mezzo di arresti domiciliari; gli arresti furono firmati dal gip Amelia Primavera. Adesso il presidente della prima sezione penale del Tribunale di Napoli, Francesco Pellecchia, ha assolto con formula piena l’ex sindaco.

            Casi di assoluzione ce ne sono tanti, anche dopo drammatiche carcerazioni, ma questo ha nella sua particolarita’ alcuni elementi distintivi: i principali investigatori sono sempre loro due (il capitano Scafarto e il pm Woodcock), che il sindaco Ferrandino (PD) era molto amico di Renzi ma anche di D’Alema, che hanno indagato anche per caso Consip nel quale Renzi stava per essere trascinato e polverizzato, che entrambi hanno forse la passione delle intercettazioni che alla fine almeno in questi due casi si sono rivelate in parte manomesse e, infine, chetutto questo avviene  due mesi prima dell’altro arresto clamoroso di Alfredo Romeo. Una bella botta per la credibilita’ della giustizia in un Paese in cui da anni si discute delle intercettazioni e che, neppure, dopo questi casi eclatanti nessuno si prende la briga di sedersi ad un tavolo, dopo aver tenuto lontano i magistrati, e dare il via alla risoluzione dei problemi che assillano la nostra giustizia.

            I casi Consip e Gpl Concordia dimostrano, senza dubbio alcuno, che la giustizia non puo’ essere appesa alla passione degli investigatori per le intercettazioni, alla propensione degli investigatori per le presunte delazioni, alle smanie di grandezza o, peggio, di carriera di magistrati e forze dell’ordine, al frequente utilizzo di sbobinature che non riportano fedelmente gli estremi delle conversazioni, maomissioni che ormai dilagano in molti processi (pensate che anche in quello a carico di Alberico Gambino ci furono manomissioni interessate).

            Potrei chiudere anche qui il mio pensiero sull’assoluzione di Ferrandino e sulle intercettazioni manipolate, ma e’ giustoriportare di seguito quanto scritto da “Il Mattino” il giorno 17 gennaio sulla vicenda Ischia/Gpl Concordia e, in particolare, sulla conversazione tra Matteo Renzi e il padre Tiziano, Scafarto viene ascoltato in Tribunale nel processo a carico di Giosi Ferrandino.

“”Aula 118, l’ex capitano del Noe risponde alle domande della difesa, (a condurre l’esame l’avvocato Alfonso Furgiele), che ruotano attorno a una frase ad effetto. A leggere l’ordinanza firmata dal gip Primavera, Massimo Ferrandino (fratello dell’ex sindaco) avrebbe pronunciato questa frase, in una conversazione intercettata il 15 Ottobre del 2013:<<…a detta di Giosi finiamo tutti in galera>>. Una frase diventata celebre sin dai primi giorni successivi gli arresti del 2015, anche perche’ si prestava e si presta bene a finire in un titolo di giornale.

Ma come stanno le cose ? Realmente Massimo pronuncio’ il nome di Giosi, per allertare i suoi interlocutori in merito a un progetto di ulluminazione dell’isola ? Incalzato dalla difesa e dal presidente della prima sezione penale Pellecchia, il superteste vacilla e ammette “”il nome di Giosi non e’ chiaro, ma viene aggiunto dal NOE in un secondo momento, mentre una perizia fonica bolla come <incomprensibile> l parola chiave. Giosi diventa <inc..>, come ammette l’ex capitano. E il presidente incalza il militare: “scusi ma a lei cosa risulta ?” . e l’ufficiale: “La trascrizione dice incomprensibile …”; e il presidente “E lei ha sostituito incomprensibile con Giosi ?”.; l’ufficiale a questo punto ammette: “SI”.

Piu’ avanti poi chiarisce: “Il mio computer contiene il testo nostro, utilizzato un testo diverso non quello della perizia, la perizia ce l’ho qua…”. Parole che hanno suscitato l’attenzione dell’opinione pubblica qualche mese fa, quando si e’ appreso che la Procura di Roma aveva inscritto nel registro degli indagati lo stesso Scafarto, peraltro accusato di falso in relazione a un dialogo tra Alfredo Romeo e Italo Bocchino. La frase era questa: “Renzi, l’ultima volta che l’ho incontrato…”, attribuita all’imprenditore Romeo era stata invece pronunciata da Bocchino, in riferimento a Matteo Renzi e non al padre Tiziano.  Errori, sviste, semplificazioni che sembrano aver attraversato la storia delle due inchieste che, dal2015 ad oggi, hanno catalizzato l’atezione di stampa e mondo politico””.

Le considerazioni, ovviamente, sono tutte vostre, amici lettori.

Mi permetto, infine, di aggiungere che spesso ho difeso a spada tratta  l’ex capitano Scafarto, quando tutti lo inchiodavano alle sue presunte responsabilita’. Ora deve dire davvero la verita’ su “perche’, come e per chi” ha adottato dei testi diversi da quelli realmente sbobinati. E lo deve fare anche in fretta, per restituire all’Arma la giusta immagine.

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