Terremoto: La grande paura del 23 novembre 1980 … cosa resta ?

 

 

Aldo Bianchini

 

SALERNO – Nel precedente articolo (quello del 23.11.2021) dedicato al terremoto del 1980 ho indicato i due personaggi chiave di tutta quella tragica vicenda che si trascina ancora oggi tra lacciuoli burocratici, truffe clamorose e desideri disattesi. Avevo anche indicato in Fiorentina-Inter l partita di calcio in corso in quel momento; sbagliato, la partita invece era Juventus-Inter.

Ma di quel tragico evento cosa resta ?, secondo me soltanto un cumulo di macerie di lungaggini burocratiche che favoriscono ancora oggi violenze istituzionali di ogni genere, soprattutto contro le persone meno attrezzate e fuori dai cerchi magici dei politici e dei funzionari che tuttora detengono il potere di approvare pratiche, di assegnare contributi e di chiedere mazzette.

Resta comunque la storia di quanto accaduto: durò 90 secondi e provocò 2914 vittime, 8848 feriti, 280mila sfollati, crollarono completamente 77.340 case e 275.260 vennero gravemente danneggiate. Interi paesi rasi al suolo: Conza della Campania, Calabritto, Sant’Angelo dei Lombardi, Laviano, Lioni, Balvano, Santomenna, Senerchia, San Mango, Teora e tanti altri ancora. Insomma il più grave disastro in tempo di pace che in poche battute si sia verificato nell’Italia repubblicana.

Resta lo scandalo delle pratiche ancora inevase e dei soldi ancora disponibili; certo gli interventi sono residuali e riguardano il 6 per cento del totale del patrimonio edilizio interessato, circa 20mila richieste di contributo a cui si aggiungono le poche migliaia della Basilicata: 120 milioni di euro che per altro sono previsti dal bilancio di Palazzo Santa Lucia, quindi pronti per venire erogati e mettere il punto a una storia che è durata già troppo a lungo.

 

Sulla storia organizzativa per la ricostruzione si impose subito Giuseppe Zamberletti, sottosegretario di stato, che aveva già guidato l’emergenza e la ricostruzione in Friuli dopo lo spaventoso terremoto di pochi anni prima. Assolutamente indipendente, Zamberletti fu contestato quasi da tutti ma riuscì davvero a rimettere insieme i cocci dello stato ed a ridare la speranza di un futuro migliore alle circa trecentomila persone senza casa. Poi fu travolto e messo in soffitta per gli effetti negativi provocati dalla famosa Commissione Parlamentare d’Inchiesta sul terremoto.

Quella commissione era presieduta dall’allora semplice deputato DC Oscar Luigi Scalfaro che grazie “anche” alle oltre tremila pagina del suo rapporto divenne, poco dopo, Presidente della Repubblica. Una relazione, quella di Scalfaro assolutamente politica ed incentrata soprattutto per la demolizione sistematica delle ramificazione dell’enorme potere demitiano; da qui l’accanimento contro l’allora giovane sindaco di Laviano ing. Salvatore Torsiello che aveva addirittura scortato sottobraccio il mitico Sandro Pertini nel corso della sua visita nei paesi terremotati. Si scoprirono, dopo, diversi intrecci politico-affaristici che nella relazione erano stati sommersi sotto un mare di parole; e venne alla luca anche il più grande scandalo del terremoto, quello della Castelruggiano nella Valle del Sele. Ci fu un clamoroso processo che un giovane avvocato salernitano, Marco Martini, impegnato nella difesa del titolare della Castelruggiano, portò fino al punto di convincere il presidente di sezione penale del Tribunale di Salerno dr. Raffaele Oliva a citare tra i testi lo stesso autore della relazione, cioè il Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro che a Salerno non venne mai e il processo si concluse con una lieve condanna comminata a quell’imprenditore che oggi non c’è più.

Anche questo ci ha lasciato il terremoto della grande paura.

 

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