RIEQUILIBRIO DEL BILANCIO – DIMETTIAMOCI DA CITTADINI

 

 

da Alfonso Malangone

(Ali per la Città)

 

 

SALERNO – Nei giorni scorsi, una Organizzazione Sindacale ha chiesto pubblicamente le dimissioni dell’Assessora al Bilancio, dott.sa Adinolfi, in conseguenza di gravi rilievi che il Ministero delle Finanze avrebbe formulato sul piano di riequilibrio finanziario ‘Salva Città’ (fonte: l’Ora). Al riguardo, i mezzi di informazione hanno riferito della presenza di un presunto maggiore squilibrio nei conti e della necessità di un ulteriore aumento dei tributi locali, già pesantemente ritoccati al rialzo (fonte: l’Ora). Purtroppo, nulla si sa di preciso, neppure se la comunicazione Ministeriale sia stata verbale (?) o cartacea. Tutto questo è davvero grave: “cosa c’è che i cittadini dovrebbero sapere, sul loro futuro, e non viene detto”? E, poi: “quali responsabilità sarebbero addebitate all’Assessora che ha assunto l’incarico da pochi mesi”? Stupisce, in merito, che l’Organismo Sindacale abbia ritenuto di confermare la richiesta, senza tentennamenti, pur dopo dichiarazioni tranquillizzanti rese dalla stessa Assessora e dal Sindaco (fonte: l’Ora). Sarebbe buono e giusto pubblicare l’origine, la natura e l’entità degli errori contestati. Anche perché i Bilanci sono stati comunque deliberati in Consiglio, dopo l’approvazione in Giunta e dopo approfonditi esami e lunghe discussioni. La responsabilità potrebbe anche essere collegiale, se ci fosse.

Con tali presupposti, il silenzio enigmatico che circonda la faccenda rappresenta una sicura lesione del diritto ad una corretta informazione, benché la materia sia conosciuta da pochi, e compresa da ancora meno, e benché nulla i cittadini possano fare, essendo solo spettatori ‘paganti’ di una rappresentazione che sta assumendo gli aspetti di una ‘tragedia’.

La vicenda ha poco di positivo, sotto ogni punto di vista. Ma, ha almeno il pregio di aver portato all’attenzione pubblica problemi completamente ignorati, in passato. Adesso, sembra stia crescendo la consapevolezza del colpevole disinteresse con il quale sono state accolte dichiarazioni che, negli ultimi tempi, hanno ‘lodato’ i risultati di Bilancio e si sono rivelate poco attendibili, se proprio non veritiere (fonte: laCittà, l’Ora, Cronache, ilMattino). E’ stata l’adesione al decreto Aiuti, o ‘Salva Città’, a far scoprire la verità (fonte: ilMattino). E, sono stati gli effetti pesanti e penalizzanti dei provvedimenti di riequilibrio a dimostrare che la negata condizione di pre-dissesto, o di dissesto, sarebbe stata quantomeno improvvida, salvo errore.

In ogni caso, non è negabile che resti tuttora molto basso il livello di attenzione sui tanti problemi della Città e che anche questa vicenda possa scivolare ‘addosso’, come l’acqua su un ombrello. Non sarebbe l’unica, né l’ultima, in una Comunità che dà forti segnali di smarrimento.

Da tempo, ormai, gli equilibri sociali sono fortemente compromessi da eventi estremi, di natura economica, sanitaria e di sistema, che hanno messo in discussione i sacrifici sostenuti da molti cittadini per soddisfare i bisogni primari e qualcuno voluttuario. Tanti sono stati riportati indietro e, taluni, fino alla partenza. La difesa del posto di lavoro è divenuta la preoccupazione soprattutto di chi, per carenza di professionalità o perché appartenente a categorie svantaggiate, ha dovuto accettare impieghi in attività precarie e dall’incerto futuro. In molti, la necessità di tutelare la propria esistenza ha alimentato un negativo ‘personalismo egoistico’ con una sostanziale noncuranza, condita di forte ‘menefreghismo’, nei confronti del contesto di vita. Quando l’obiettivo primario diviene la ‘salvezza’ dello stipendio, tutto si può giustificare e niente si ha voglia di impedire, mentre la stessa partecipazione alla Comunità risponde ad una visione da “morte tua, vita mia”. L’importante è non mettere in discussione la acquisita condizione personale, sia pure minima. E, al di là di essa, può passare inosservata persino l’azione di chi dovesse assumere comportamenti davvero inaccettabili di mancato rispetto delle regole della civile convivenza. Per non dire delle offese concrete portate ai beni comuni e ai simboli della nostra civiltà. In sintesi, se ci si sente esclusi dalla Comunità, si può ben essere indifferenti rispetto alla distruzione della Comunità.

Questo, può ben spiegare perché sia molto scaduta, nella nostra Città, l’attenzione alla qualità della vita, alla cura dei rapporti personali, fino alla sensibilità per la tutela dell’ambiente, del verde e dei giardini, delle condizioni delle spiagge e del mare, dei servizi, delle manifestazioni culturali, del rispetto dell’equità e della giustizia. Tutto può andare, libero di andare, quando i cittadini rinunciano ad ogni possibile e consentito cambiamento per una ‘rassegnata rassegnazione’ intrisa di risentimento e rancore. Così, salvo ogni errore, sembra che in Citta una visione minimizzante e minimalista abbia preso il sopravvento, e si sia imposta, anche per il mancato intervento della parte pubblica a causa proprio delle carenti risorse finanziarie, neppure sufficienti a salvaguardare il contesto urbano di vita. E, neanche a sostenere rinnovati progetti, con effetti propulsivi, per agevolare l’inclusione, la partecipazione e la coesione, per aiutare i settori produttivi e per incentivare l’autoimprenditorialità al fine di consentire ai giovani disoccupati di ‘mettersi in gioco’ scommettendo sul loro talento, sulla loro capacità di esprimere impegno, inventiva e fantasia. Eppure, molto si potrebbe fare, senza grandi spese, utilizzando con modalità innovativa il contributo delle Società Partecipate per ampliare l’offerta di servizi essenziali nel rispetto del Decreto Ministeriale n. 175/2016, cioè per esclusive finalità istituzionali. Ridefinire le attività, con la salvaguardia dei posti di lavoro e la tutela delle risorse investite, potrebbe consentire di valorizzare i luoghi della cultura e dell’arte, lo sport, l’ambiente, nonché di sostenere ogni iniziativa dell’Ente a favore delle attività giovanili in fase di avvio. Si aprirebbero nuove e interessanti opportunità per le professionalità dei nostri giovani, oggi costretti a lavori inadeguati con l’unica alternativa di andare a realizzare, altrove, il proprio futuro.

Non si può costringere i cittadini a ‘dimettersi da cittadini’. Purtroppo, la contrazione a 127.434 residenti, al 31 Luglio, dimostra che è crescente il numero di coloro che sono obbligati a farlo, pur senza contestazioni o richieste pubbliche di dimissioni. Anche perché, probabilmente, sarebbero davvero inutili. Di positivo, c’è che non pagheranno per gli errori dei loro genitori. Con ogni rispetto.

Alfonso Malangone – Ali per la Città – 12/10/2022

 

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