Carlo Nordio, Ministro della Giustizia,le carceri sono la mia priorità, la certezza della pena è uno dei caposaldi del garantismo.

 

da Pietro Cusati  (giurista-giornalista)

 

Dr. Carlo Nordio - ministro della giustizia

La certezza del diritto dipenda anche dalla certezza della pena. “Il detenuto deve essere aiutato nel suo recupero” o “almeno a non farlo diventare peggiore di quando è entrato in carcere”.La condanna deve essere eseguita, ma questo non significa solo carcere e soprattutto non significa carcere crudele e inumano che sarebbe contro la Costituzione e i principi cristiani”, lo ha detto il guardasigilli Carlo Nordio parlando all’Università Roma Tre, per la presentazione del calendario della polizia penitenziaria. “Nel nostro programma c’è il potenziamento delle strutture edilizie” delle carceri “e delle risorse umane”, ha sottolineato il guardasigilli : “occorre costruire nuove carceri e migliorare quelle esistenti”“migliorare anche il trattamento economico” degli agenti penitenziari e di chi lavora nelle carceri,in condizioni veramente difficili,molto si può fare potenziando le attività di sport e lavoro per i reclusi. Il neo ministro della Giustizia, Carlo Nordio, per la sua prima uscita istituzionale ha scelto la cerimonia di presentazione del calendario 2023 della Polizia Penitenziaria, tenutasi  nell’aula magna della facoltà di giurisprudenza dell’Università Roma Tre. ”Il carcere è una priorità tra i miei  compiti e ho deciso che la mia prima visita esterna non sarà in uffici giudiziari, ma in alcune carceri in particolare difficoltà”. Il calendario 2023 della polizia penitenziaria mette al centro le persone per cercare di raccontare cosa c’è dietro la divisa. “Abbiamo scelto di mostrare come i valori di giustizia, umanità e la passione per il lavoro, che caratterizzano il Corpo, possano trasmettersi attraverso relazioni familiari, tra genitori e figli, fratelli e sorelle o anche tra coppie nate nell’ambiente di lavoro “ ,ha detto Carlo Renoldi, capo del Dipartimento dell’Amministrazione penitenziaria, che ha anche sottolineato come, a 40 anni dalla pubblicazione del primo calendario, persino la scelta del luogo per la presentazione abbia un valore simbolico: “L’Università ci parla del futuro, dove saranno formate le nuove generazioni di magistrati, dirigenti e funzionari che opereranno nel settore dell’esecuzione della pena”. L’evento è stato introdotto dalla prorettrice vicaria Annalisa Tota, dal direttore del dipartimento Antonio Carratta e da Marco Ruotolo, ordinario di diritto costituzionale presso lo stesso Dipartimento e presidente della Commissione per l’innovazione del sistema penitenziario.Apprezziamo l’approccio del premier Giorgia Meloni ad una problematica seria e delicata come lo è la giustizia e la situazione delle carceri. Senza la certezza della pena non si va da nessuna parte, è un principio fondamentale su cui si regge la credibilità dello Stato nei confronti dei cittadini. Una volta rispettato questo principio, bisogna occuparsi delle carceri e della detenzione delle persone in maniera seria, senza ammiccamenti alla popolazione reclusa”. Lo ha detto il Dott.Federico Pilagatti  del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria. Nell’Aula della Camera dei deputati  per le dichiarazioni programmatiche del Governo,nel  passaggio del discorso della Meloni, su giustizia e carceri,aveva detto la premier : “Legalità vuol dire anche una giustizia che funzioni, con una effettiva parità tra accusa e difesa e una durata ragionevole dei processi, che non è solo una questione di civiltà giuridica e di rispetto dei diritti fondamentali dei cittadini, ma anche di crescita economica, la lentezza della giustizia ci costa almeno un punto di Pil l’anno secondo le stime di Bankitalia. Lavoreremo per restituire ai cittadini la garanzia di vivere in una Nazione sicura, rimettendo al centro il principio fondamentale della certezza della pena, grazie anche a un nuovo piano carceri. Dall’inizio di quest’anno sono stati 71 i suicidi in carcere. E’ indegno di una nazione civile, come indegne sono spesso le condizioni di lavoro degli agenti di polizia penitenziaria”. Mancano 5000 poliziotti dall’organico ,le carceri sono diventati luoghi senza sicurezza e questo va a penalizzare principalmente la stragrande maggioranza di detenuti corretti che vogliono scontare la pena in maniera tranquilla, ma che non possono poiché la carenza dei controlli li sottomette ai detenuti più violenti e prepotenti. Deve aumentare il numero degli educatori e degli assistenti sociali altrimenti la rieducazione diventa molto difficile da perseguire.

 

 

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