CALDARROSTE: è guerra a colpi di castagne … tra figli e figliastri, una domanda impertinente all’assessore Tringali

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Possibile, mi sono chiesto, che per due castagne arrostite (pur se vendute illegalmente) si debba combattere, su Corso Vittorio Emanuele di Salerno, una “grande guerra” senza quartiere che va in scena ormai da anni e in maniera quasi patetica … tra figli e figliastri ?

E, soprattutto, è giusto che una fissa del kaimano debba essere eseguita pedissequamente anche a  distanza di anni e, forse, con maggiore severità, con lo stesso kaimano/De Luca ormai a Napoli ?

Ma cosa precisamente è l’oggetto della “grande guerra” ? Le caldarroste sono le castagne arrostite sul fuoco; e la loro vendita ambulante, è diffusa in tutta l’area del mediterraneo dove è presente la pianta di castagno, ovvero dal Portogallo alla Turchia passando per l’Italia.

Ricominciamo dall’inizio, cioè da quando tanti anni fa l’allora sindaco di Salerno, Vincenzo De Luca, con una delle sue incursioni nell’era delle caldarroste prese quasi a spallate (per non dire a calci) i venditori ambulanti per ricacciarli verso le loro terre; da allora non c’è stata più tregua, fino alle due salatissime multe per un totale di ben 15mila euro al malcapitato “figliastro” Domenico Pirro (o Pierro, non si è ben capito) sceso a Salerno dalla sua amata Campagna per vendere caldarroste di qualità anche senza la necessaria autorizzazione del Comune.

E adesso, dopo lo sfratto forzato di Domenico cosa accadrà ?

E’ intervenuta l’ANVA di Salerno (presidente Aniello Ciro Pietrofesa) con un cartello indicanti le postazioni dove, nel capoluogo, potranno essere vendute le caldarroste ma di Corso Vittorio Emanuele neppure l’ombra; e si conferma, purtroppo, la linea monocratica dell’uomo che può e sa governare questa Città da trent’anni.

Non andrei a caccia dei responsabili di oggi, di chi ha comandato i vigili urbani o di chi ha riattivato vecchie prese di posizione; il problema è quell’antico pensiero unico.

Ma è un pensiero unico che, ovviamente, a me non piace e che sta estirpando un’altra, forse l’ultima, delle tradizioni; probabilmente l’unica cosa buona che esiste su Corso Vittorio Emanuele viene cancellata e il cuore della city rimane ancora una volta priva delle sue splendide tradizioni; per capire è sufficiente vedere Piazza Flavio Gioia (La Rotonda) che al di là dei merletti colorati ma temporanei delle luci è vuota sia sul piano culturale che delle tradizioni.

 

 

E le tradizioni, spesso, sono anche una parte importante della cultura di un popolo.

NOTA FINALE: Mi corre, l’obbligo, però, di riferire che almeno un caldarrostaio resiste impunemente sul Corso e continua a vendere (senza autorizzazione ?) splendide castagne. Domanda impertinente all’assessore alla trasparenza dr. Claudio Tringali: “E’ stato controllato anche lui ?”.

 

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