Meloni si guardi dalle pensate geniali

 

by Luigi Gravagnuolo 21 Aprile 2023 0

per Gente e Territorio

 

La premier Giorgia Meloni al salone del mobile di Milano con il governatore della Lombardia Attilio Fontana

Prima Fabio Rampelli, Vicepresidente della Camera dei Deputati in quota FdI, il quale, facendo parte di un governo che ha un ministro alle Imprese e made in Italy, vuole multare con sanzioni fino a centomila euro gli Enti Pubblici che usano nei loro atti ufficiali parole straniere. Poi Ignazio La Russa, Presidente del Senato in quota FdI, che a proposito di Fosse Ardeatine informa noi italiani che sì, i nazisti con quell’eccidio la fecero grossa, ma perdiana, i partigiani avevano pur attaccato a via Rasella un’innocente banda di musicisti tedeschi semipensionati uccidendone trentaquattro. Infine Francesco Lollobrigida, ministro all’Agricoltura in quota FdI, che ci mette in guardia dal pericolo della sostituzione etnica, qualora fossero gli immigrati e non gli italiani a raccogliere pomidoro e patate nelle terre patrie.

Di primo acchito, a fronte di tante genialate, eravamo stati presi da un moto di umana solidarietà verso la nostra Presidente del Consiglio, nonché segretaria dei FdI, on. Giorgia Meloni. Lei ce la sta mettendo tutta per governare la scalcagnata barca italiana e per accreditarsi nel mondo come autorevole leader conservatore, ma a giorni alterni deve preoccuparsi di parare i reiterati colpi autolesionistici dei suoi in cerca di trovate per fare notizia. Poi però ci si è messa anche lei, e di buon buzzo, a tirare fuori improbabili conigli dal cappello.

Intervenendo all’inaugurazione del Salone del Mobile di Milano, ha affrontato i temi spinosi della crisi demografica e della carenza di manodopera in Italia. La loro combinazione, come si sa, è devastante per il sistema d’impresa, il welfare e il debito pubblico del nostro Paese. Orbene, in risposta a quanti sostengono che senza l’apporto dei migranti il nostro sistema pensionistico non reggerà a lungo – tra questi il Presidente dell’INPS Pasquale Tridico, subentrato nella carica a Tito Boeri nel ‘19, durante il Governo Conte1, su indicazione dell’allora Ministro dell’Interno Matteo Salvini – ha annunziato urbi et orbi di aver finalmente trovato la vera soluzione: più donne italiane al lavoro, altro che più immigrati! e che facciano anche più figli le donne italiane!

Purtroppo non le è venuta in mente la madornale contraddizione intrinseca in questa trovata, oltre che la sua impraticabilità.

La manodopera che manca in Italia è quella della manovalanza di fatica nelle terre, nelle costruzioni e nelle imprese manifatturiere, ma la stragrande maggioranza dei giovani italiani – maschi, femmine o altro che siano – è scolarizzata, come minimo diplomata. Volete voi che dopo aver dedicato la propria adolescenza allo studio per prendersi un diploma o una laurea questi giovani trovino interessante passare le estati nei campi con la schiena piegata sotto il sole cocente a raccogliere ortaggi, ovvero su qualche impalcatura edile a montare travi e mattoni? Non salta alla mente di chi ci governa che, se i giovani italiani scappano all’estero o comunque preferiscono la disoccupazione alla fatica, è perché non c’è corrispondenza tra i titoli di studio acquisiti e i lavori offerti? In Italia mancano insieme un’adeguata offerta di lavoro qualificato e braccia da lavoro non qualificato.

Come si può immaginare di colmare questa discrasia spingendo le ragazze italiane alla fatica e nel contempo chiedendo loro di darsi da fare a procreare? Si dirà che, una volta avuti dei figli, lo Stato verrà loro incontro con la detassazione e con maggiori servizi sociali, asili in primis. Giusto, però il bambino o la bambina neonati o nella prima infanzia comunque dovranno essere accuditi dalla loro madre. Non si può mica pensare di farli crescere in convitti di stato! Questo, peraltro, dovrebbe essere ben chiaro a chi, come la nostra premier, da sempre è stata a favore dei valori tradizionali della famiglia. Come potrebbero le ragazze italiane contemporaneamente contribuire ad accrescere il tasso di fecondità e incrementare le braccia al lavoro nei campi e nelle manifatture?

Giorgia Meloni, che pure finora ha dato prova di saggio pragmatismo, non si faccia irretire da ugge ideologiche fuori del mondo e del tempo. Prenda atto dell’ineluttabilità dell’immigrazione, non solo perché non c’è modo per bloccarla, ma anche perché l’Italia ha bisogno di immigrati, e pensi seriamente a gestire il fenomeno, piuttosto che a scongiurarlo. Ciò senza assolutamente sottacere l’enorme, oggettiva difficoltà a fronteggiarlo. Tanto più quando, come nelle ultime settimane, assistiamo ad una vera e propria impennata degli sbarchi.

Concorrono a questo fenomeno molteplici fattori, dall’emergenza climatica con la conseguente siccità alle guerre e tirannie varie. Ma anche piani geopolitici strumentali con le conseguenti iniziative. Non è un mistero, ad esempio, che il Gruppo Wagner di Prigozhin, molto presente in Africa, stia spingendo migliaia di disperati verso le nostre coste allo scopo di fare pressione sul nostro governo per indurlo a retrocedere dalle sue ferme posizioni sull’Ucraina. L’Italia è considerata dal Cremlino l’anello debole della catena euroatlantica e metterne in crisi gli assetti istituzionali appare ai Russi una strada facilmente percorribile.

Alla gestione del problema devono perciò necessariamente concorrere – oltre che l’Unione Europea, com’è ovvio – la nostra Difesa, gli Esteri, il Lavoro e le Politiche Sociali, i Ministeri economici, l’Istruzione, insomma tutto il sistema Italia in sinergia con il sistema Europa. Non è una questione che possa non dico risolversi, ma neanche affrontarsi con boutade estemporanee. Da questo punto di vista, e volendo passare dal faceto al serio, anche il cosiddetto Decreto Cutro appare davvero poca roba rispetto alle esigenze.

 

 

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