Tangentopoli (69): sulla Fiat, sul figlio dell’avvocato e sul medico di famiglia piomba la Procura di Salerno con … “Pippo”

 

Aldo Bianchini

L'avvocato Giovanni Agnelli con il figlio Edoardo

SALERNO – Nel precedente capitolo di questa lunga storia ho descritto, per grandi linee, la giornata del 17 aprile 1993 in cui i vertici della FIAT subirono l’attacco giudiziario più pericoloso della storia dell’impero degli Agnelli da parte del pool mani pulite di Milano per quello che è stato catalogato come “il giorno della civetta”. Il protagonista assoluto di quella giornata fu, senza dubbio, il potentissimo amministratore delegato Cesare Romiti che prelevato a Torino (dalla GdF) come arrestato fu, dopo circa due ore, riportato a Torino per assumere le vesti di “teste informato dei fatti”. Il acconto di oggi sarà un po’ lungo, ma è la cronaca che lo esige. Oggi scrivo sul processo “PIPPO” che è stato uno dei più complessi ed articolati mi svoltosi nel Tribunale di Salerno. E’ giusto, quindi, ricordare che anche la Procura della Repubblica di Salerno, proprio nelle ore in cui l Procura di Milano aggrediva la FIAT, stava portando avanti una meticolosa indagine a carico del figlio dell’avvocato “Edoardo Agnelli” (poi suicida) e del medico di famiglia degli Agnelli e dei principi Grimaldi di Montecarlo, il “dott. Maurizio Graziani”; si trattava di una costola del più grande processo all’economia campana a carico dei banchieri Fabbrocino. Due i magistrati impegnati, il pm Alfredo Greco (titolare) e il pm Marcello Rescigno (contitolare). E’ l’alba di mercoledì 21 aprile 1993, quattro giorni dopo il caso Romiti, quando dalle fitte maglie del segreto istruttorio filtra la notizia dell’inchiesta a carico sia della famiglia  Agnelli che della famiglia Grimaldi, interconnesse dalla presenza dello stesso medico di famiglia e noto primario delle Molinette dr. Maurizio Graziani.

Dr. Alfredo Greco - già magistrato

Bocche cucite in Procura; soltanto il pm Greco, a caldo, rivela alla stampa accorsa al terzo piano del palazzo di giustizia: “Ragazzi, stavolta abbiamo messo le mani su qualcosa di veramente grosso”; e mai parole furono più che esaustive; i due validi magistrati di Salerno, Alfredo Greco e Marcello Rescigno, per davvero avevano messo le mani su una delle più sconcertanti ed avvincenti inchieste giudiziarie del dopoguerra, almeno per il distretto nostrano.  In ballo c’erano gli imperi finanziari delle due grandi famiglie a livello planetario; numerose le dichiarazioni di pentiti e semplici indagati, acquisite insieme ad intercettazioni ambientali e telefoniche che “ipotizzavano” la presenza di Edoardo Agnelli e di Maurizio Graziani ad un tavolo newyorchese comandato da un mai identificato capo mafia universale dal nomignolo che era tutto un romanzo “Niki Niki”; nelle riunioni si discuteva, ovviamente, di spostamento e di lavaggio internazionale di soldi da riciclare in nero; si parlava di centinaia di milioni di dollari che le due famiglie riuscivano a far sparire nei meandri dell’alta finanza grazie alla qualità speciale del medico Graziani venuta fuori nel corso di un’altra inchiesta condotta dai giudici di Montecarlo:• Il Graziani, è utile ricordare, viveva a Montecarlo in una residenza lussuosissima con terrazze degradanti verso il mare, non per niente è il “medico di  fiducia” dei Grimaldi. Ha casa, pardon villa, anche a Torino dove era nato nel 1941 e dove semplicemente domiciliava. In quel periodo viveva una fase molto felice della sua vita; possedeva due Ferrari e le sue terrazze erano meta continua di personaggi del jet-set internazionale con spiccate ambizioni di partecipare ai fastosi ricevimenti del Principato fino a diventare, il Graziani, la “carta di credito” per l’organizzazione anche del “ballo della rosa” e relativi inviti esclusivi, appuntamento mondano di livello mondiale. Suo figlio frequentava il lussuoso “tennis club” monegasco e, forse, proprio lì iniziarono le disavventure per il maturo prof che per nessuna ragione al mondo poteva immaginare che la frequentazione di suo figlio con una bella ragazza bionda di origini chiaramente italiane gli avrebbe procurato i guai più incredibili. Da qualche tempo, difatti, i due magistrati salernitani sono sulle tracce di quella ragazza (figlia di un boss latitante)  in quanto in un’agenda sequestrata nel covo di quel boss di camorra nel napoletano e collegato ai Fabbrocino trovarono appuntato il numero di telefono di un ragazzo che viveva a Montecarlo e che risultò essere il figlio del prof. Graziani. Fu l’anello di congiunzione che confermava gli interrogatori e le intercettazioni che proiettavano il Graziani con Edoardo Agnelli direttamente intorno a quel tavolo di New York dove sedeva addirittura Joe Gambino; ma Greco, con l’aiuto di Rescigno, scoprì anche che Graziani era il medico della famiglia De Benedetti che, ovviamente, venne proiettata nell’inchiesta.Non si poteva scherzare più; i due magistrati consapevoli di avere scoperto tutto il denaro in nero di tangentopoli si trincerarono negando anche la più piccola indiscrezione sull’inchiesta che coinvolgeva ben tre famiglie dalla potenza economica devastante ed astrale: Grimaldi, Agnelli e De Benedetti. Non riuscirono, però, ad impedire che le agenzie stampa di tutta Europa e forse di mezzo mondo battessero rapidamente la clamorosa notizia della Procura di Salerno, e per essa i due magistrati Alfredo Greco e Marcello Rescigno vennero proiettati al centro dell’attenzione planetaria.Lungo il silenzio sull’inchiesta, fino alla mattina del 22 febbraio 1994 quando da Salerno partirono ventuno richieste di arresto in carcere tra cui anche quella per il prof. Graziani che venne tradotto da Torino a Salerno in schiavettoni.

Dr. Marcello Rescigno - magistrato

Connessioni e collusioni eclatanti, una sorta di associazione per delinquere per la gestione di capitali illeciti ammontanti a centinaia di miliardi di lire, questa l’accusa principale avvalorata dal sequestro di bot e cct falsi a gente come i Fabbrocino, i Cortinovis e i Vandelli già coinvolti in altri crack finanziari. Centinaia le intercettazioni ambientali e telefoniche; i linguaggi criptati e le barriere omertose non avevano comunque fermato il duro lavoro di Greco e Rescigno che, probabilmente, erano venuti a capo di una delle più grosse e complicate inchieste della storia giudiziaria del distretto salernitano. Nel corso delle lunghe telefonate intercettate si parla, come detto, di un tavolo operativo a New Jork con sette persone in riunione, tra queste probabilmente il prof. Graziani che secondo i confidenti avrebbe dovuto far da tramite per condurre allo stesso tavolo addirittura il figlio di Agnelli a garanzia di un possibile intervento presso l’Alta Corte statunitense a favore del super mafioso Joe Gambino sottoposto a processo proprio in quel periodo. In cambio un fiume di danaro in nero che le “grandi famiglie finanziarie mondiali” avrebbero avuto in animo di gestire per operazioni (sotto traccia) ancora più grandi. Il giorno 22 febbraio 1994 il prof. Maurizio Graziani appena tornato a Torino da Montecarlo, dato il diffondersi delle voci, capì che il momento è davvero difficile e decide di portarsi spontaneamente presso la Caserma dei Carabinieri, mai immaginando quello che da lì a qualche ora gli accadrà. Pausa doverosa a questo punto. Bisogna tirare il fiato per capire come finirà la vicenda.• Il Graziani, ovviamente, contestò a denti stretti, dal carcere di Fuorni, l’ordine di carcerazione fino alla Suprema Corte di Cassazione. Corte che si riunì, pensate, nel primo pomeriggio di sabato 9 maggio 1994 (fatto inusuale) ed annullò il mandato d’arresto.

La baia di Montecarlo

La sera del sabato, senza che il provvedimento fosse ancora giunto sul tavolo del pm Greco, intorno alle ore 21.00 sotto una pioggia battente il Graziani venne quasi letteralmente scaraventato in strada a Fuorni. Era senza soldi e non poteva ritirare i suoi effetti perché l’ufficio carcerario era chiuso. Chiese un passaggio all’autista del primo pullman in transito; spiegò la situazione e l’autista sorridendo rispose: “Se Voi uscite dalla galera, io che dovrei dire!!”.  In effetti il medico torinese aveva un aspetto certamente signorile. Venne lasciato in piazza Ferrovia a Salerno dove chiese un gettone telefonico ad una ragazza. Chiamò qualcuno, dopo pochi minuti arrivano due autovetture ed il “prof” (difeso a Salerno dall’avv. Massimo Torre) sparì tra le nebbie della serata piovosa. Si racconta che dopo alcune ore raggiunse il valico di Ventimiglia dove neppure gli chiesero i documenti; passò la frontiera a piedi e dopo pochi metri salì su una potente autovettura in attesa. Il pm Greco reiterò la richiesta di arresto su scala internazionale; Graziani venne convocato dalla gendarmeria di Montecarlo, il capo esibisce il mandato al professore e poi lo strappa cestinandolo. Graziani è salvo. Ritornerà a Salerno solo per il processo che inizierà la mattina del 10 ottobre 1994. C’è solo lui, e ci sarà sempre e solo lui. Di Edoardo Agnelli, che pure la Procura in ogni modo aveva cercato di portare a Salerno, neppure l’ombra. Le famiglie, le grandi famiglie dell’alta finanza potevano dormire sonni tranquilli, tanto a Salerno c’era lui, Maurizio Graziani capace di tener testa, anche in maniera inusuale per il nostro tribunale, agli attacchi dei pubblici ministeri. Poi il processo cominciò a sgonfiarsi, Alfredo Greco e Marcello Rescigno lasciarono il caso perché chiamati a nuovi e più importanti incarichi: Greco a capo della procura di Vallo e Rescigno a Napoli.  Passò di mano in mano fino ad esaurirsi con l’assoluzione del prof. dott. Maurizio Graziani per insufficienti elementi di prova a carico. (Versione raccontatami personalmente dal Graziani che aveva condiviso la cella a Fuorni con il mio amico ing. Franco Amatucci).Il sogno dei due giudici salernitani di aver messo le mani su qualcosa di mondiale svanì nel nulla e si fermò sulle splendide terrazze che dall’alto della collina degradano verso le piscine e il mare di cobalto di Montecarlo. Rimane il mistero sulla morte di Edoardo che qualcuno addebita, ancora oggi, anche in parte all’inchiesta di Salerno: “si è suicidato o è stato ucciso ?”; la risposta è sepolta con lui per sempre. C’è una sola certezza, al momento della sua morte il “processo Pippo” a Salerno era ancora in pieno svolgimento e i rischi per Edoardo e la sua famiglia erano ancora altissimi. Il prof. Graziani, da par suo, nel corso delle numerose udienze non coinvolse mai le famiglie Agnelli, Grimaldi e De Benedetti. A distanza di pochi anni dalla conclusione del processo, provato nel fisico, è morto proprio su una di quelle splendide terrazze con vista sulla baia più agognata del mondo, Montecarlo. Come è strana la storia.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *