Vizio lungo, settimana corta.

d Antonio Cortese (giornalista)

A rompere il regolare flusso delle notizie, la proposta indecente della settimana corta sembra una pubblicità spinta dalle agenzie di viaggio, almeno in Italia.

 

I soliti esperti di risorse umane, nemmeno essi stessi hanno capito che questo tipo di modelli di lavoro si applicano a nazioni con una media atmosferica vicina allo zero per almeno nove mesi l’anno.

 

Quindi non é una questione di economia o razionalizzazione del lavoro perché la settimana corta anche se applicata in altre zone come Spagna o Giappone, viene adottata invece per incapacità remunerativa pari al lavoro prestato.

 

Da una parte molte economie, tra tagli alla spesa e politiche di salari al ribasso. riducono gli orari da quantificare a fine mese e dall’altra gli additivi in bolletta energetici portano a ridurre le cinquanta e più ore lavorative classiche. Sia chiaro che la crisi energetica e dei materiali non é dovuta alla naturale inflazione, ma all’ampliamento dei mercati e delle risorse stesse usufruibili anche altrove con ampliamenti di varietà ed utilizzi, con nuovi attori, nuove tasse, concorrenze, oneri e impegni applicati in svariati settori.

 

Razionalizzare il lavoro non dovrebbe significare per inerzia sindacale una semplice questione di “time-table”, perché ci sarebbe da considerare che se esista anche una condizione umana e di diritti da difendere, non é un problema dei singoli operai e lavoratori ma dell’intera struttura.

(organigrammi orizzontali).

 

L’Italia e in Italia le notizie dovrebbero riguardare e riguardano purtroppo i dati occupazionali con crescenti responsabilità condivise sulla capacità produttiva.

Invece i soliti illusi si aggrappano all’importazione di modelli esotici che comunicano effettivamente anche se spesso inconsciamente, la mera voglia di non lavorare affatto. Ma purtroppo questi annunciatori del progresso gonfiato non si accorgono nemmeno di autodenunciare la propria inutilità, come se affermassero: “ ..vabé tanto non facciamo un cavolo in ufficio tutta la settimana …”. Gente collocata lì per puri equilibri di sistema e raccomandazione.

 

Avrebbero ragione i nostri nonni  senza paternalismi a ritenere che tali speaker radiofonici, televisivi o produttori di false esigenze via web che : “ … ‘sti guagliun’ ! ‘a fatica a prendono per màlaugurio !”  a sottolineare la diffusa scarsa propensione al lavoro classica delle nuove generazioni facili all’andazzo.

 

I nonni non avevano i problemi della tecnocrazia certamente, ma ad averli non credo sarebbero stati talmente stupidi come pappagalli robotici a parlare senza ragionare un minimo. La frase idiomatica della “coperta corta” probabilmente confusa, la si può inserire ancora in molti discorsi, ma pretendere di accorciare una settimana di lavoro é una specie di bestemmia. A cambiare il corso dei giorni riuscì solamente Gregorio tredicesimo ma oggi per grazia meglio informarsi prima di sventolare una moda o presunta tale casomai già sorpassata, inadeguata specie nel mondo del lavoro.

 

 

 

 

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