Gino Cecchettin ha pronunciato un commovente discorso durante i funerali della figlia Giulia , che andrebbe letto nelle scuole .

 

da Pietro Cusati (giurista-giornalista)

Il femminicidio è spesso il risultato di una cultura che svaluta la vita delle donne, vittime proprio di coloro che avrebbero dovuto amarle e invece sono state vessate, costrette a lunghi periodi di abusi fino a perdere completamente la loro libertà prima di perdere anche la vita.Giulia  era  una giovane donna straordinaria, allegra, vivace, mai sazia di imparare,una combattente, un’oplita. Nel Duomo di Padova Gino Cecchettin ha pronunciato  un   discorso durante i funerali della figlia  Giulia . Ha abbracciato la responsabilità della gestione familiare,dopo la prematura perdita della madre. La  responsabilità  educativa ci coinvolge tutti, famiglie, scuola, società civile, mondo dell’informazione. A chi è genitore come me, parlo con il cuore,insegniamo ai nostri figli il valore del sacrificio e dell’impegno e  aiutiamoli anche ad accettare le sconfitte. Creiamo nelle nostre famiglie quel clima che favorisce un dialogo sereno perché diventi possibile educare i nostri figli al rispetto della sacralità di ogni persona, ad una sessualità libera da ogni possesso e all’amore vero che cerca solo il bene dell’altro.Viviamo in un’epoca in cui la tecnologia ci connette in modi straordinari, ma spesso, purtroppo, ci isola e ci priva del contatto umano reale.                                                                                                     È essenziale che i giovani imparino a comunicare autenticamente,a guardare negli occhi degli altri, ad aprirsi all’esperienza di chi è più anziano di loro.La mancanza di connessione umana autentica può portare a incomprensioni e a decisioni tragiche.Abbiamo bisogno di ritrovare la capacità di ascoltare e di essere ascoltati, di comunicare realmente con empatia e rispetto.La scuola ha un ruolo fondamentale nella formazione dei nostri figli.Dobbiamo investire in programmi educativi che insegnino il rispetto reciproco, l’importanza delle relazioni sane e la capacità di gestire i conflitti in modo costruttivo per imparare ad affrontare le difficoltà senza ricorrere alla violenza. La prevenzione della violenza di genere inizia nelle famiglie,ma continua nelle aule scolastiche, e dobbiamo assicurarci che le scuole siano luoghi sicuri e inclusivi per tutti.Anche i media giocano un ruolo cruciale da esercitare  in modo responsabile. La diffusione di notizie distorte  alimenta un’atmosfera morbosa, dando spazio a sciacalli e complottisti, ma può anche contribuire a perpetuare comportamenti violenti. Chiamarsi fuori, cercare giustificazioni, difendere il patriarcato quando qualcuno ha la forza e la disperazione per chiamarlo col suo nome, trasformare le vittime in bersagli solo perché dicono qualcosa con cui magari non siamo d’accordo, non aiuta ad abbattere le barriere. Perché da questo tipo di violenza che è solo apparentemente personale e insensata si esce soltanto sentendoci tutti coinvolti. Anche quando sarebbe facile sentirsi assolti. Alle istituzioni politiche chiedo di mettere da parte le differenze ideologiche per affrontare unitariamente il flagello della violenza di genere. Abbiamo bisogno di leggi e programmi educativi mirati a prevenire la violenza, a proteggere le vittime e a garantire che i colpevoli siano chiamati a rispondere delle loro azioni. Le forze dell’ordine devono essere dotate delle risorse necessarie per combattere attivamente questa piaga e degli strumenti per riconoscere il pericolo.
Ma in questo momento di dolore e tristezza, dobbiamo trovare la forza di reagire, di trasformare questa tragedia in una spinta per il cambiamento.La vita di Giulia, la mia Giulia, ci è stata sottratta in modo crudele, ma la sua morte,
può anzi DEVE essere il punto di svolta per porre fine alla terribile piaga della violenza sulle donne. Grazie a tutti per essere qui oggi:che la memoria di Giulia ci ispiri a lavorare insieme per creare un mondo in cui nessuno debba mai temere per la propria vita.Vi voglio leggere una poesia di Gibran che credo possa dare una reale rappresentazione di come bisognerebbe imparare a vivere:”Il vero amore non è ne fisico ne romantico.
Il vero amore è l’accettazione di tutto ciò che è,è stato, sarà e non sarà.Le persone più felici non sono necessariamente coloro che hanno il meglio di tutto,ma coloro che traggono il meglio da ciò che hanno.La vita non è una questione di come sopravvivere alla tempesta,ma di come danzare nella pioggia…”

 

 

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