Rane gracchianti nello stagno delle idee

 

 

da Antonio Cortese (giornalista)

 

A piazza Amendola si é rotto il disco. Come ogni anno e per tutto l’anno, é inutile che i salernitani si lamentino sul da farsi. Sui dissesti strutturali e relative lacune. Aggiungendo poi lo sbilancio economico timidamente suggerito da più di un organo di informazione cui stare attenti, la strafottenza nel ripescare i soldi pubblici si ripresenta. L’elettorato entusiasta della manica larga da cui é rappresentata forse nemmeno si accorge che i propri politici abusano e prendono decisioni con i soldi del popolo.

Vano allora, pagare tasse di spazzatura, multe per circolazione stradale o infrazioni e ritardi sulle tariffe regionale e comunali. Lo scrivente stesso si sentirebbe di autorizzare i propri conoscenti a negligere gli annosi obblighi vessatori consigliando pari opposizione a qualsiasi altro concittadino. A Dubai, New York, Londra, e altre capitali metropolitane non si spendono tali cifre per una band musicale che non ha nessuna novità sul panorama nazionale o internazionale e che del resto è sempre in radio e tv da Sanremo a proseguire, fino agli amarcord “reels” su internet.

 

Un imprenditore che organizza un concerto mettendo a rischio i propri capitali infatti, pubblicizza di solito una novità del settore, oppure investe in una hit di classifica e mai si sognerebbe di proporre un biglietto anche ridotto ad un pubblico inesistente.

 

L’anno scorso su il Quotidiano di Salerno già cercai di chiarire questa grande moda anomala insita in una mentalità da debellare, che avrebbe il solo alibi di favorire l’eco commerciale nel periodo natalizio. Ma innanzitutto non esiste solamente l’area commerciale del centro storico. Gli altri rioni della città hanno pari bisogno di incoming delle tredicesime da spendersi. E poi un evento simile favorisce un solo settore, l’enogastronomia, in una fascia oraria adatta a pochi ambulanti kebabbari o del “musso di puorco” spicciolo, popcorn, caramelle e patatine. Quindi ecco l’esempio di una bolla di propaganda gonfiata all’inverosimile.

 

Nell’articolo della scorsa calenda infatti, dopo l’analisi sull’ ovvia follia del megalomane di turno con le mani bucate, mi permisi di suggerire almeno una rassegna o un mini festival  per i musicisti del luogo, o anche delle regioni da cui appunto dovrebbero approssimarsi i turisti del mordi e fuggi locale natalizio. In alternativa ancora la musica da diffondere per le strade nello schiamazzo del trentuno dicembre, potrebbe essere corroborata da piccoli e grandi disc jokey di musica commerciale o da discoteca, se proprio si voglia “fare casino” ( e e é vero che la movida è in crisi). Infatti quest’anno il megalomane avrebbe scelto canzoni cantate da ultrasettantenni, i cui veri fan al sud Italia si contano in un barattolo di fagioli e gli afecionados non hanno certo più le ginocchia oliate per andarne ad assistere il concerto.  Una coercizione telecratica. Con la stessa cifra  sarebbero stati rimessi in cantiere l’ostello della gioventù sul lungomare, la piscina di cui si ricordano a palazzo Guerra giusto a dicembre, e tante altre piccole grandi necessità civiche e civili; che anche se non fanno parte dello stesso capitolo di spesa e fondi, rimangono in uno stato di incuria inebetita, assieme ai giovani che andranno applaudire miti anacronistici i cui poster, dischi e cartoline sono di quattro generazioni passate. Manca il focus su esigenze reali e priorità. Quando termineranno siffatti deliri amministrativi?  Le nuove generazioni in tal modo sono state rincretinite, accalorati tutti a capodanno in piena contraddizione di tempi e gusi e passioni a saltare sotto un palco finto di finta e passata televisione, distratti dal fatto che ognuno di essi dispone di uno smartphone con contenuti di un millennio successivo; distratti da una inutile ipnosi mediatica e ripetitiva. Le greggi di pecore umane in questione per metafora sono condotte all’ovile voluto dall’esperto pastore.

 

Oltre alla bestemmia economico-musicale, cacofonica e per niente divertente, sul piano della sicurezza piazza Amendola è l’ultimo sito dove svolgere la “paesanata” in questione poiché é sede della Questura; ogni anno impedita all’intervento assieme all’impegno di ambulanze sottratte ad ogni potenziale e maggiormente probabile eventualità al soccorso degli infortuni tipici del festeggiamento di fine anno.

 

Il titolo di questo articolo prende spunto dalla favola greca della Batracomiomachia o “battaglia delle rane” quando dalle gradinate degli anfiteatri gli autori che hanno lasciato la letteratura classica ai posteri prendevano spunto del malcostume tipico nel mondo corrotto, dello spettacolo. Questa favola é una storiella dal finale aperto nella lotta tra rane e topi, allora vincevano più spesso le prime, ma con le metropoli moderne i ratti superavano per numero gli abitanti stessi di realtà come Londra o New York , ad esempio già negli anni settanta.

 

-Dal medioevo in poi invece, le rane, definite dispregiativamente come rospi, fino alla letteratura sessantottina sulle droghe libere, avevano come da prova scientifica la proprietà di rilasciare dalla pelle sostanze simili all’LSD, capaci di illudere fate, principesse e musicisti.

 

 

 

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