GIORNALISMO: quando la sana ironia supera la cronaca … la lezione di Tommaso D’Angelo

 

Aldo Bianchini

SALERNO – Da oltre quarant’anni mi diletto nell’arte del giornalismo e pur essendo stato fin da subito direttore di testate giornalistiche televisive e di carta stampata non ho mai fatto parte delle classiche “parrocchie” che fin dagli anni ’80, quasi come un caporalato, hanno gestito i nuovi ingressi e le relative carriere dei tanti giovani che mano a mano affluivano verso il cosiddetto mestiere più bello del mondo.

Per dirla tutta, anche a Salerno incombe la famosa “casta dei giornalisti” con molti suoi esponenti impettiti e con il naso all’insù.

Una cosa, però, non ho mai capito e questo mio pensiero l’ho scritto più e più volte: “Perché nel giornalismo salernitano esiste una sorta di barriera insuperabile sia per quanto riguarda la pura informazione che nell’evidenziare, quando occorre, una cosa buona fatta da un collega ?”.

Sporadicamente qualche tentativo di difesa verso un collega in difficoltà c’è stato, ma si è trattato di casi davvero molto isolati che non fanno media e neppure classifica.

Ho letto con piacere l’editoriale del collega Tommaso D’Angelo (ottimo direttore de “leCronche.it”) di risposta ad un episodio svelato dal consigliere comunale Domenico Ventura rispetto ad un presunto attacco giornalistico che il nostro Tommaso avrebbe guidato, con il suo giornale, verso la figura del predetto consigliere comunale che prima ha abbandonato il partito deluchiano per entrare in Fratelli d’Italia e poi per salutare in malo modo il partito di Cirielli e Iannone arrivando finanche alla sceneggiata tutta  e solo mediatica di sradicare la tabella che indicava la sezione del partito in un locale di sua proprietà del centro storico.

Un editoriale semplicemente perfetto, scritto sul filo di una sottile ma educata ironia e assolutamente inquadrato nelle righe deontologiche di chi deve gestire uno strumento di potere qual è un giornale, soprattutto quando si parla di politica; insomma la classe non mente, e in questo caso Tommaso D’Angelo ha dimostrato classe da vendere.

Non entro, ovviamente, nello specifico dell’episodio comunque increscioso in cui un “consigliere comunale” dimostra almeno poca apertura mentale verso la stampa; come tanti forse pensa che tutto può essere comprato dalla stampa che spesso, purtroppo, cade nella trappola di quei miseri contributi pubblicitari.

Faccio, quindi, i miei complimenti più sinceri a Tommaso che con il so editoriale ha dimostrato innanzitutto di saper fare il giornalista ma ha anche spiegato, ai tanti giornalisti che pensano di poter fare e dire tutto, come si deve esprimere il proprio pensiero rimanendo nelle strette righe della deontologia professionale in un mondo che fa del giornalismo un privilegiato orticello personale di potere.

E mi chiedo, a questo punto, a  che servono i corsi di formazione dei giornalisti se non si trattano anche temi come questo e si continua a  privilegiare sempre le stesse ed ormai incartapecorite sapienze del nulla.

Per giusta correttezza ecco il testo integrale dell’editoriale di Tommaso pubblicato il 18 gennaio scorso:

  • Da Celentano a Totò: Mimmo Ventura cerca casa dopo aver abbandonato Fdi che lo ha candidato alla Provincia e poi scaricato. E per tornare alla casa madre Ventura cerca addirittura le scuse di De Luca a cui non è parso vero, mesi fa, di essersi liberato di lui. Si dice che il Governatore abbia inviato una bottiglia di champagne a Michele Sarno con un bigliettino di ringraziamenti. Voce di popolo voce di Dio. Oltre a lamentarsi del mancato voto di Sarno alle provinciali, Ventura si è lamentato scrivendo quanto segue: “Rimane impresso nella memoria il fatto che da questo partito ho ricevuto solo pugnalate alle spalle. Ricordo con amarezza un attacco ingiustificato da parte di un direttore di giornale a luglio dello scorso anno, senza ricevere alcuna difesa da parte del partito. Ho dovuto personalmente provvedere a difendermi e ad intraprendere azioni legali”. Premesso che non c’è stato nessun attaccato ingiustificato, è naturale che il partito non sia intervenuto. Non c’era ragione. I dirigenti di Fdi conoscono bene, a differenza sua, Celentano. Potrei facilmente chiosare che evidentemente questo dimostra la sua ignoranza politica ma è come sparare sulla croce rossa. Come potrei chiedere ancora chiarimenti sulla comparsa del suo nome nell’indagine sulle coop. Ma su un’inchiesta che si è sgonfiata quasi subito dopo gli iniziali fuochi artificiali è inutile insistere. Però consentitemi: per tutto l’oro del mondo non vorrei perdermi la scena di quando De Luca chiamerà Ventura e gli chiederà scusa. Con l’ambulanza pronta a trasportare il Governatore alla clinica Quiete. I manicomi, si sa, sono sono chiusi da tempo. t.d’a.

 

 

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