Gambino/9: il telefono !!

Aldo Bianchini

Dopo tre settimane di carcere Alberico Gambino va ai domiciliari in costiera. Era stato arrestato la mattina del 15 luglio scorso. Primo round a favore dell’avv. Michele Tedesco.

Maiori  – Per tre settimane la stampa locale lo ha trattato come il peggiore dei camorristi, come il punto terminale, la cupola di un sistema affaristico-delinquenziale. Hanno tirato in ballo intercettazioni fasulle, squallide denunce di compromessi strani, finanche i malati sono venuti alla ribalta delle intercettazioni, addirittura una tv è stata calpestata.  D’improvviso sono cambiati tutti i titoli dei giornali, adesso “Gambino non è camorrista”. Una vera vergogna!! E allora mi diverto io e pongo una domanda: “E se Gambino lo fosse davvero, camorrista? E se gli inquirenti, come quasi sempre accade, non fossero stati in grado di dimostrarlo?”. La mia domanda è solo scherzosa, la realtà racconta un’altra cosa. Dopo ventuno giorni di carcere passati tra silenzi prolungati, meditazioni forzate e preghiere più o meno spontanee, Alberico Gambino è andato ai domiciliari nella sua casa in costiera amalfitana dove potrà, senza bagni di mare, continuare gli esercizi pseudo spirituali che qualche giorno fa lo hanno portato (stando, sempre, alle cronache dei giornali!!) dinnanzi al Tribunale del Riesame, o meglio della libertà, con la corona di San Pio in mano e quasi in lacrime. E per il momento gli è andata bene. Comunque la si voglia pensare, dalla sera di sabato 6 agosto 2011, Gambino (insieme ad altri) è di nuovo libero e può respirare l’aria di casa in un clima ambientale riscaldato dall’affetto dei suoi cari. Spero abbia imparato, a sue spese, una lezione molto importante. “Viviamo tutti in un Paese dove si rischia di andare in galera per quello che si dice (soprattutto al telefono!!) e non per quello che si fa realmente nel segreto più assoluto”. Purtroppo è questo il livello di investigatori che ci ritroviamo, purtroppo è questo il livello di gestione dei pentiti da parte degli inquirenti, purtroppo è questo il livello di qualità della giustizia fatta su delazione. Diversi anni fa, credo nel 1997, l’allora responsabile della DDA di Salerno ‘Luciano Santoro’ denunciò pubblicamente nel corso di una conferenza stampa il cattivo utilizzo dei pentiti da parte della Procura della Repubblica che si trovava ad amministrare uno dei più corposi plotoni di esecuzione costituito dai pentiti di camorra e della malavita organizzata in genere. Non fu ascoltato e la strage degli innocenti è continuata fino ai nostri giorni con l’aggravante delle intercettazioni telefoniche ed ambientali da far rabbrividire i cittadini di qualsiasi Paese cosiddetto civile. Per telefono siamo abituati a dire di tutto ed anche di più, siamo inclini a non completare le frasi ed a far cadere i discorsi lasciando della code e degli strascichi che possono esserci fatali. Tutto questo lo sappiamo noi e lo sanno anche i magistrati e le forze dell’ordine; noi abbondiamo in superficialità e in spavalderia, gli altri in cattiveria, almeno quando utilizzano le cavolate dette per telefono come la prova della mitica “pistola fumante”. E continuano a farlo ed a perpetrare in questo errore anche oggi, incuranti delle enormi spese a danno della collettività, pur sapendo perfettamente che i castelli di accusa cadranno sciogliendosi come neve al sole. Ma ci vorranno anni e anni di dure battaglie giudiziarie per far cadere teoremi accusatori impressionanti come questo contro Gambino, anche i giudici del riesame pur avendo dato una buona picconata all’inchiesta si sono ben guardati dal dare torto marcio ad una Procura che ha già annunciato il puntuale ricorso.  Nel frattempo, però, la vita, soprattutto quella politica, dell’indagato viene stravolta ed in molti casi addirittura cancellata per sempre. E non è assolutamente giusto. Anche nella decisione pronunciata dal Tribunale del Riesame, composto da Stabile-Di Nicola e Perrotta, appaiono evidenti alcune crepe nelle quali gli stessi magistrati non si sono intrufolati più di tanto, probabilmente per non distruggere completamente il castello di accuse montato dalla Procura; basta pensare soltanto al fatto che è stato liberato Antonio Petrosino D’Auria (genero del boss Tommaso Fezza!!) per capire che il collegamento politica-camorra non è mai esistito. Ma questa volta voglio essere cattivo dicendo che semmai fosse esistito è proprio qui la prova del basso livello investigativo che senza pentimenti surreali da parte di qualcuno non va da nessuna parte. E se è caduta l’accusa di connessione politica-camorra, lasciatemelo dire, tutto il resto è neve in tasca. Figurarsi, poi le macchiette cui assisteremo quando dinnanzi al riesame arriveranno anche gli altri arrestati. Vorrò vedere cosa succederà quando Guido Cutolo, noto in tutta Pagani come un giocherellone,  confesserà agli inquirenti che aveva fatto quella “strana telefonata” allo zio Giuseppe Santilli per fargli soltanto uno scherzo come aveva fatto anche altre volte in precedenza. Insomma spero che almeno per Gambino la lezione sia servita a qualcosa, spero che in futuro si dedichi politicamente al ripristino della legalità e soprattutto dello stato di diritto di ognuno di noi. In queste ore sale prepotentemente sugli scudi la figura del giovane avvocato Michele Tedesco, figlio d’arte, che a mio sommesso avviso si va affermando sempre più come uno dei migliori prodotti tra gli avvocati penalisti della nuova generazione. Per chiudere voglio ritornare al telefono ed all’utilizzo che tutti ne facciamo. Nel 1981, trent’anni, fa conobbi quello che si avviava ad una fulgida carriera forense, parlo dell’avvocato Silverio Sica. Mi difendeva in una scabrosa inchiesta giudiziaria a mio carico promossa dall’allora pm Luciano Santoro. Un giorno nel suo studio di Via G.V. Quaranta gli chiesi perché sul suo telefono da tavolo (non c’erano i cellulari) aveva incollato la scritta “attenzione”. Mi rispose candidamente che il telefono dovevamo tutti impararlo ad usare. Lo disse trent’anni fa, da allora non abbiamo imparato ancora nulla.

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