La crisi sui mercati finanziari nell’estate americana

Filippo Ispirato

Attualmente siamo davanti ad una situazione di profonda crisi per gli Stati Uniti ed il mondo occidentale in genere, compreso il Giappone. I mercati azionari principali risentono, in maniera significativa della situazione di precarietà e di instabilità generale che si è venuta a creare, tant’è che gli indici di borsa aumentano e diminuiscono sensibilmente anche di 5–6 punti percentuali nel giro di una sola seduta. In questo periodo di forte “isterismo” dei mercati è importante far luce sulla

situazione dell’America, che è notoriamente il punto di riferimento di tutti i mercati finanziari. Il paese si trova ad affrontare una delle principali crisi dal punto di vista dell’economia reale, con un mercato interno stagnante, una continua contrazione dei consumi e il tasso di disoccupazione purtroppo sempre a livelli piuttosto elevati (ultimi dati disponibili si attestano al 9,2%, anche a causa di un eccessivo outsourcing e delocalizzazione produttiva verso i paesi emergenti). A differenza del 2001 e del 2008, in cui le crisi sono state causate rispettivamente dallo scoppio della bolla speculativa sulla new economy e sul mercato immobiliare e dei mutui, quest’anno non siamo di fronte ad una crisi generata da una particolare causa scatenante, ma fondamentalmente da una mancanza di risorse degli stati occidentali e di adeguate risposte da parte dei leader politici per trovare soluzioni efficaci e soprattutto credibili, agli occhi della comunità finanziaria ed economica. Analizzando in particolare la posizione dell’America vanno infatti evidenziati due punti importanti:

1) per la prima volta dopo 70 anni Standard & Poor ha declassato il rating degli Usa da AAA ad AA+, segno evidente di una crisi profonda sia dell’economia che della situazione politica. Obama, vista la sua giovane età e la sua scarsa esperienza politica,  non è riuscito a mantenere le promesse fatte in campagna elettorale, a partire dalla riforma del welfare e dell’assistenza sanitaria. Ciò ha comportato una situazione di scarsa capacità nel guidare il paese verso delle riforme adeguate e credibili, con i repubblicani, e ancora di più i rappresentanti ultraconservatori del Tea Party, che  ostacolano ogni sua azione in tal senso. 2)  la decisione della Banca Centrale Americana (chiamata Fed, ossia Federal Reserve) di mantenere i tassi di interesse bassi attorno allo 0,25%, e di mantenerli su questi livelli per i prossimi 2 anni. Se in un primo momento ciò ha dato un’iniezione di fiducia alla classe imprenditoriale (in quanto bassi tassi di interesse significano bassi costi di indebitamento per le aziende che vogliono investire ed ammodernarsi), d’altra parte questa mossa ha voluto significare che la Fed ammette che gli Usa sono nel mezzo di un indebolimento dell’economia e di un periodo di recessione che si prevede si protrarrà per i prossimi due anni. I paesi emergenti, in particolare la Cina guarda con interesse all’evoluzione del debito e dell’economia a stelle e strisce in quanto detiene gran parte del debito americano nei suoi fondi sovrani. Unico modo per dare maggiore stabilità ai mercati azionari e frenare l’isterismo imperante sarà quello di creare e soprattutto realizzare, sia per gli Usa che per l’Europa, delle politiche e delle riforme strutturali concrete e credibili che riducano sprechi, inefficienze e che rendano il costo del lavoro più competitivo e concorrenziale nei confronti di altri paesi, anche purtroppo a scapito del welfare. Chi detiene in questo momento in portafoglio dei titoli azionari come si dovrebbe comportare? Per i risparmiatori la cosa peggiore da fare sarebbe quella, in questo momento, di vendere tutta la parte di patrimonio azionario investito, in quanto si potrebbe essere colpiti dal cosiddetto “panic selling” (panico da vendita); si rischierebbe di incassare solamente forti perdite anche nell’ordine di due cifre percentuali difficilmente recuperabili con titoli di stato (considerati più sicuri) nel giro di pochi anni. Una soluzione potrebbe essere quella dell’acquisto attraverso dei piani di accumulo, ossia degli acquisti periodici,

solitamente mensili, di piccole quantità di azioni o fondi azionari, in modo da abbattere il prezzo di acquisto iniziale e recuperare in minor tempo la perdita in corso. Questo potrebbe essere anche valido per chi vorrebbe, in questo particolare periodo di ribassi dei prezzi, approfittarne ed acquistare delle azioni di aziende sane ed in buona salute che attualmente sono quotate ad un prezzo nettamente inferiore rispetto al loro assetto reale.

 

 

 

7 thoughts on “La crisi sui mercati finanziari nell’estate americana

  1. Molto interessante questo articolo, che centra con lucidità i punti salienti della difficile situazione che si è creata. Io di economia comprendo ben poco, però ho le mie idee a riguardo, probabilmente poco apprezzabili dai più. Io ho lavorato finchè ho potuto come assistente socio sanitario, poi ho subìto un licenziamento collettivo come tanti, e poi il lungo tunnel della disoccupazione, lavorando come si può. Io non mi sono mai vergognata dell’umile lavoro che ho svolto, e che quando posso svolgo ancora. Però ho voluto riprendere gli studi, e oggi sono un’assistente socio sanitario, volgarmente dicasi badante ad ore, diplomata in Counseling con due specializzazioni. Mi invitano a congressi, mi bollano come Dottoressa con mio grande disappunto perchè non sono un dottore. Eppure quando preciso che non sono un dottore spesso trovo persone che mi guardano con curiosità, come a dire che non comprendono perchè mi voglia sminuire. Così come trovavo persone che mi guardavano dall’alto in basso quando dichiaravo la mia professione, quella che dava reddito e non onori. Strana l’Italia, isicura di se stessa e scarsamente disposta ad esporsi. Io ho voluto esprimere il mio pensiero così: http://www.youtube.com/watch?v=etd0OEt0jms
    Grazie per l’ospitalità e per lo spazio di condivisione.
    Buona serata.
    Giovanna

  2. Complimenti a Filippo Ispirato, per la competenza e la chiarezza di espressione. Grazie per l’ottima informazione che lo staff del giornale ci offre avvalendosi di persone preparate come il dottor Ispirato

  3. E’ curioso come la signora Giovanna abbia anticipato nel suo “audio” su youtube molti concetti espressi dai quattro ministri di oggi in TV, parole di grande saggezza cui l’Italia bacchettona dell’undicesima ora doveva tenere conto già quarant’anni fa. Allora si stampavano banconote da 100.000 con disinvoltura e i BOT rendevano una cuccagna. Signora Giovanna, ma lei ha doti pprofetiche? Oggi siamo uno degli “stati uniti” di una Europa che, a differenza dell’America è un aggregato di Stati che fino ad alcune generazioni fa si combattevano e si combattevano ancora nei secoli precedenti. Questa aggregazione coatta, dal punto di vista economico si basa su regole ferree. Riflettiamo: chi produce P.I.L. in Italia? Siamo una popolazione di terziario, gli operai rischiano di continuo la disoccupazione e nessuno produce e vende persino i nostri limoni! Signora Giovanna ha fatto bene a mettere il solo audio: quello che ha detto è talmente chiaro e crudo che qualcuno potrebbe bacchettarla. A cominciare da chi giurò che non avrebbe mai messo le mani nelle tasche degli Italiani. Ha tolto semplicemente uno stato sociale senza riuscire però a farci rimanere economicamente in Europa. E’ ora che i politici paghino, a partire dai corrotti e dagli “inquisiti”.
    Nonostante il declassamento, io credo che gli USA saranno sempre la principale potenza economica. Perché? Spirito di Nazione, stessa lingua e grande libertà nel mercato del lavoro. Da sempre.
    Roller

  4. Nessuna dote profetica, di profeti ne girano anche troppi sul web e non solo, e sono tutti falsi. Riguardo all’audio, non sono certo miss Italia, per cui preferisco risparmiare al gentile utente quella che sarebbe senza dubbio una manifestazione, questa certo, di megalomania. Mentre credo che esprimere il proprio parere, con rispetto delle altrui posizioni, sia un diritto per chiunque si reputi senza padrone e senza un prezzo, dichiarato od occulto che sia…
    Oggi non scendere a compromessi non va di moda e non produce, ma il tempo è un gran galant’uomo e in genere porta giustizia.
    Grazie ancora alla direzione del giornale per lo spazio e ancora un sentito complimento all’Autore per l’articolo, scusandomi per le divagazioni.
    Buona serata
    giovanna

  5. Molto elegante l’articolo suggeritoci dall’illustre Dott. Filippo Ispirato.
    Altrettanto belli sono stati i commenti dei valenti dottori Giovanna e Roller.
    Tuttavia, anch’io, come chi mi ha preceduto, non ho troppa attinenza nel comprendere le
    salienti fasi che stanno attanagliando le nostre economie. Dico le nostre per coinvolgere quasi tutti i Paesi occidentali che ,la stessa crisi economica ,sta facendo stringere malamente le “cinghie” dei propri cittadini.
    Francamente,e senza alcuna vergogna, faccio parte del popolino, quello che maggiormente sta pagando “l’osso” di chi se l’ha mangiato… Ma non credo che il popolino possa ancora stringere la cinghia altrimenti si riducerebbe in due parti…
    Dunque, la nuova finanziaria (fino a prova contraria) parla chiaro : – Chi non emette scontrini o non rilascia fatture rischia di perdere l’autorizzazione a vendere. Giusto. Ma , signori miei, spiegatemi ,che si farà con la stragrande maggioranza di prodotti cinesi e di altra provenienza che, buona parte non è fatturata e , quindi , non si può rilasciare lo scontrino? Ma ci rendiamo conto che le nostre fabbriche stanno via via chiudendo i battenti perché sono assolutamente non competitive rispetto a chi fabbrica nei Paesi sottosviluppati , perché, tali Paesi ,non rispettano i diritti e doveri nei confronti dei loro operai? Allora, con questo andazzo, non basteranno “finanziarie” per sanare le nostre economie, bisognerebbe , invece , controllare i prodotti che ci arrivano da lontano , e se i prezzi fossero troppo competitivi, occorrerebbe nuovamente daziarli, così come si faceva un tempo passato. Solo così potremmo dare ossigeno alle nostre aziende che, attualmente , rischiano di chiudere per mancanza di commesse.
    Mi scuso per l’ignoranza, ma anch’io , se me lo si concede, ho le mie idee.
    Rispettosi saluti, Alfredo.

  6. Caro signor Varriale, mi dispiacciono le sue parole finali. La sua non è ignoranza: per quello che so di lei, lei è una persona che ha conosciuto il mondo e l’uomo nella pratica e non nella grammatica. Lei è un testimone vivente di quella parte di Storia di questo mondo dove c’erano ancora miseria, emigrazione ma una Italia moralmente migliore di quella d’oggi. Della “finanziaria” colgo le solite incongruenze: prima si parla di abolizione degli ordini professionali (le caste) e poi si torna indietro, prima si parla di abolizione delle provincie e poi si modifica la norma e ci saranno deroghe ulteriori. Paragono le nostre “manovre” a un antibiotico assunto per un tempo minore del previsto: ogni volta il batterio si rafforza sempre più. Lei crede che questa “manovretta” salvi l’Italia? Io non credo. Troppi distinguo troppe deroghe, tante chiacchiere e poca sostanza. Nell’emergenza si devono accettare le lacrime (e il sangue?) e non cercare di fare i furbi attraverso deroghe e distinguo. Verrà il giorno del “si salvi chi può”?. Lo temo.
    Cordialmente
    Roller

  7. Questa mattina, 16 agosto, dopo chiacchiere sulle deroghe alla manovra, Milano apre in calo.
    Sono stato un cattivo profeta?
    Roller

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