Rinnovabili: summit cinese di Dalian


Filippo Ispirato

Gli scenari mondiali sullo sviluppo delle rinnovabili al summit cinese di Dalian . È di pochi giorni fa la notizia che in Giappone la centrale nucleare di Fukushima, gravemente danneggiata dal sisma dello scorso Marzo, sta nuovamente perdendo del materiale radioattivo. Cambiare prospettiva e ricorrere a delle fonti di energia alternative diventa sempre più una necessità. Di questo se ne sono accorti in Cina dove, dal 19 al 26 di Ottobre, si è tenuto nella città di Dalian una conferenza internazionale sulla Green Economy, a cui hanno preso parte scienziati da tutto il mondo per fare un punto sulla situazione attuale nel campo delle rinnovabili. Portavoce per l’Italia il Dr Valerio Rossi Albertini, fisico del CNR di Roma che, nella Sezione delle Politiche Internazionali, ha tenuto una relazione sugli scenari italiani dopo la bocciatura referendaria del nucleare. Ci ha concesso un’intervista in cui abbiamo approfondito la tematica.

Dottor Albertini, quali sono stati gli argomenti trattati a Dalian? Quali le principali novità emerse?

Il meeting tenutosi in Cina ha evidenziato la volontà del gigante asiatico di entrare nel business della Green Economy, che ha delle enormi potenzialità di sviluppo in termini economici. La Cina è un grande inquinatore, basa la sua produzione sul binomio carbone- uranio, e nel loro piano energetico hanno in progetto la costruzione di circa 100 reattori nucleari, ma, vista la scarsità delle materie prime in futuro ed il grande business inesplorato dell’economia verde, hanno deciso di vederci chiaro. L’intenzione è quella di fare una fotografia sullo stato dell’arte nel mondo per cominciare a traghettare il paese verso le fonti di energia rinnovabile.

 

Quanto si sta investendo in Cina?

 

Si parla di cifre colossali, di più di un trilione di dollari, una cifra inimmaginabile per qualsiasi paese europeo. L’idea di fondo è quella di soddisfare il fabbisogno energetico attraverso un mix di fonti tradizionali e innovative. In campo eolico, per esempio, è stato costruito un parco energetico con una potenza istallata per la produzione di energia pari a circa 12/14 centrali nucleari di terza generazione, un dato che deve far riflettere e pensare i detrattori delle fonti rinnovabili per la loro “presunta” scarsa efficienza. In campo eolico il governo di Pechino sta investendo più di 50 milioni di dollari.

Quanti paesi vi hanno preso parte e quali sono quelli più avanzati nel campo delle rinnovabili?

 

Al summit hanno preso parte più di 10.000 rappresentanti dai quattro angoli del mondo. Praticamente è possibile affermare che ogni stato ha preso parte alla conferenza.Tra i paesi più attivi ci sono Germania, Cina, Stati Uniti e in parte il Giappone.

 

E l’Italia come è messa?

 

L’Italia presenta una situazione a macchia di leopardo. Nel solare, al contrario di quanto si possa credere, ha superato molti paesi in termini di capacità produttiva; negli ultimi tre-quattro anni la quantità di energia prodotta con il fotovoltaico è stata pari al 3% sul totale della produzione, ed è in costante aumento. Questo anche grazie a delle politiche economiche incentivanti. Negli altri campi, eolico o biomasse, ad esempio, la strada è ancora lunga.

 

Prospettive per il futuro nel nostro paese?

 

L’Italia è stata da sempre un centro di eccellenza nel campo dell’innovazione tecnologica, e del solare in particolare. Basti immaginare che negli anni ’70, in piena crisi petrolifera, il belpaese è stato pioniere nella progettazione e costruzione di pannelli fotovoltaici, che esportava in tutto il mondo. Negli anni  a seguire, purtroppo, si è abbandonato il solare a favore di altre fonti di energia, mentre gli altri paesi hanno continuato ad investirvi. Risultato? Oggi siamo noi ad importare dalla Germania i pannelli fotovoltaici.

 

Siamo quindi indietro: ma c’è possibilità di recuperare il terreno perduto?

 

Non tutto è ancora perduto, l’Italia nella ricerca sulle rinnovabili di nuova generazione è di nuovo una punta di eccellenza nel campo delle rinnovabili; il nostro grave handicap però è quello di abbandonare ciò in cui eccelliamo. Questo merita una riflessione: bisogna continuare ad investire in ricerca e sviluppo di nuove tecnologie onde evitare di essere nuovamente superati da altre nazioni che investono di più ed in maniera meno discontinua

2 thoughts on “Rinnovabili: summit cinese di Dalian

  1. Un argomento interessante ed attuale. Sapere che la nostra ricerca, nonostante l’esiguità dei fondi messi a disposizione, riesca ad essere protagonista in campo internazionale, ci riempie d’orgoglio.

  2. Cito da robertosaija.it: “Cambiare il sistema normativo che regola il settore è il modo migliore per disincentivare gli investimenti, mettere l’Italia nelle condizioni di non sviluppare una filiera e diventare terra di conquista degli stranieri”

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