Ugo Marano: il prof. Persico ha toppato !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Mi sono sempre chiesto se scrivere in libertà, in maniera assoluta e non condizionabile, fosse un pregio o un difetto, soprattutto per un giornalista come me, ovvero per un modesto giornalista di provincia. A seconda le circostanze, i fatti, i luoghi, gli effetti, le persone e le conseguenze, ho dato e mi sono dato sempre risposte mai ben definite, nel senso che lo “scrivere in libertà” è certamente un pregio ma anche un difetto. Nella mia lunga esperienza di giornalista ho collezionato numerose denunce e querele, dal falso alla diffamazione, sempre a mezzo stampa, ma mai, sottolineo mai, ho ricevuto una “maledizione” come nel caso che vado a raccontarvi. Una maledizione che, proprio per la sua unicità, mi ha spinto a parlare di un fatto che mi riguarda direttamente, cosa che aborro nella maniera più assoluta perchè credo nella democrazia e nel diritto degli altri, di tutti gli altri, di attrezzare ogni difesa possibile della propria integrità professionale e morale. Dalla difesa alla maledizione, però, il salto è abissale ed anche inconciliabile con la personalità di chiunque, non soltanto mia, anche perché nella fattispecie non ho offeso l’integrità professionale e morale di chicchessia. Vengo al fatto, anzi al fattaccio. In data 17 ottobre scorso, su questo stesso giornale, ho scritto un articolo dal titolo “Marano: tra arte e cassetta!!” per stilare un ricordo dell’artista salernitano deceduto improvvisamente qualche giorno prima della data di cui all’articolo. Nell’articolo, scritto sempre in assoluta libertà, ho tracciato la figura dell’artista-futurista secondo il mio punto di vista che può essere anche opinabile ma che resta comunque il mio punto di vista fondato non soltanto sul sentito dire o sulle impressioni da lontano. Tutto tace fino a qualche giorno fa quando con una telefonata anonima una voce imperiosa femminile, con fare arrogante e convulso, mi obbligava ad annotare un numero telefonico che avrei dovuto chiamare per avere alcune notizie, alle mie resistenze la telefonata venne interrotta e qualche ora dopo sulla posta elettronica del giornale arrivava questa mail “”Da: “Pasquale Persico” persico@cittadelparco.it A: info@ilquotidianodisalerno.it Cc: Data: Fri, 25 Nov 2011 22:11:32 +0100 Oggetto: infinitamente meschino Gent.mo Perché tante meschinità e menzogne su Ugo Marano, spero che il buon Dio la punisca al più presto Pasquale Persico””. Tenuto conto della manipolazioni possibili sul web ho ritenuto di riportare integralmente il messaggio per non alimentare dubbi e perplessità nel lettore. Non so, sinceramente, se si tratta veramente del professore Pasquale Persico, docente presso l’università di Salerno, già assessore con De Luca a Salerno ed assessore con l’ex sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino, inserito nel Parco Nazionale del Cilento, in predicato per un assessorato sempre a Napoli con Luigi de Magistris, da sempre nel PCI e poi nel PD. Spero fortemente che non lo sia, in caso contrario non so cosa pensare. Che cosa potrebbe (di quell’articolo su Marano) aver dato fastidio a Persico, tanto da farlo uscire dalle righe della correttezza e della saggezza culturale che, comunque, gli riconosco. Per essere più preciso, cosa può aver scatenato la rabbia o, meglio ancora, il livore che il prof. dimostra nel messaggio, fino al punto di “sperare che il buon Dio mi punisca”? Forse questa frase che estrapolo dal contesto dell’articolo: “” Quell’inaugurazione rappresentò l’inizio della fase calante dell’artista esuberante che, forse, si era reso conto che occorreva anche far cassetta per poter andare avanti. E lo fece nella maniera più sbagliata possibile, stringendo un’alleanza, quasi un patto di ferro, con  il prof. Pasquale Persico. Entrò subito nel gotha del PD e gli incarichi fioccarono l’uno dopo l’altro, anche nel profondo Cilento e nel Parco Nazionale””. L’articolo per intero potrete leggerlo più avanti, meglio leggerlo per intero, non vorrei che una frase decontestualizzata possa fuorviare il vostro giudizio. Vorrei comunque fare delle riflessioni e porre delle domande all’eminente docente universitario, sempre ammesso che l’autore del messaggio sia il nominato prof. Pasquale Persico. La prima cosa che mi chiedo è come sia possibile che un docente di quel calibro prima mi fa chiamare da una fantomatica voce femminile e poi per inviarmi l’inquietante  messaggio utilizza l’attrezzatura mail della “città del parco”, forse il professore non si sarà reso conto che quello era ed è un messaggio assolutamente personale e non attinente il suo presumibile incarico all’interno del Parco Nazionale. Ma c’è di più. Io nell’articolo scrivo che Ugo Marano per vivere è stato costretto a pensare anche alla cassetta, cioè a guadagnare denaro, e che per tale esigenza ha stretto un’alleanza sbagliata intendendo un’alleanza con la politica che, comunque, Persico ha rappresentato, rappresenta e, forse, rappresenterà. E per me, gentile Persico, le alleanze tra artisti e politici sono sempre e comunque sbagliate.  Mi spieghi Persico, ad esempio, perché tra i tanti artisti futuristi in un certo arco di tempo è stato privilegiato sempre Marano (che per carità resta un grande artista!!) come se fosse stato unto dal signore. Mi spieghi Persico come mai in quegli anni l’arte del compianto Ugo ha stravinto su tutti ottenendo prestigiosi incarichi a Salerno come nel Cilento, nel Parco, nei comuni del Vallo di Diano. Mi spieghi Persico perché nessuno ha mai pensato a fare un elenco delle opere realizzate in funzione della politica dall’artista Marano e quanto queste opere sono costate al pubblico erario; e un altro elenco di come sono finite quelle opere (penso alla fontana della poste centrali a Salerno, al tavolo del Paradiso e dell’anfora di Sassano, ecc.). Mi spieghi Persico perché per smantellare le mie presunte “meschinità e menzogne” non attiva un processo di legalità facendo capire a tutti come quei lavori sono stati commissionati e sulla base di quali principi. Soltanto dopo, quando saranno state soddisfatte queste mie semplici domande, potrò anche rivedere le mie convinzioni che, invero, dopo la reazione emotiva pur comprensibile ma non condivisibile di Persico, sono aumentate e si sono vieppiù radicate. La verità è una sola, amici lettori, la politica è devastante per come riesce a coinvolgere ed avvolgere nelle sue spire tutti quelli che le si avvicinano. Io gentile Persico nonostante molte spinte interne, comuni in un essere umano, sono sempre riuscito a tenermi lontano da quelle spire perché fin da ragazzo ho capito che ti avvolgono e ti coinvolgono sopprimendo ogni afflato di libertà. E la libertà, gentile Persico, non ha prezzo. Ma questo non lo insegnano nelle università. Il mio motto è quello di Peppe Fava (ucciso dalla mafia) che amava sempre “togliere i veli ai fatti e le veline alle idee”. Tutto qui gentile Persico.

Articolo del 17 ottobre 2011: Salerno – E’ morto un artista, questo è certo. Non so, sinceramente, se è stato o meno un grande artista, ai posteri l’ardua sentenza.  Di sicuro ha rappresentato uno spaccato vero della nostra storia recente. E’ stato un faro, una sorta di guida, anche spirituale, per tantissimi giovani aspiranti artisti in questi ultimi quarant’anni. E non è poco. Sempre fuori delle righe, eclettico, chioma incolta e ispida, abbigliamento casual tendente all’inguardabile, barba al naturale, e sandali al posto delle scarpe. Il look rifletteva il suo carattere, anche ribelle, e la sua estrema versatilità artistica mai ricercata ma naturale e spontanea. Lo conobbi sul finire degli anni ’90, la sera in cui venne inaugurata la fontana di Corso Garibaldi di fronte alle poste centrali. Mentre tutti plaudivano all’opera d’arte più per ingraziarsi il pomposo De Luca (che anche in quell’occasione parlò solo lui lasciando all’artista un piccolissimo briciolo di visibilità!!) io soltanto, nel corso dello stand-up televisivo (Quarta Rete, ndr!!) che registravo sul posto, definii quella presunta opera alla stregua di una “vasca per idromassaggi”. Ebbi ragione, dopo tanti anni posso dichiararlo, e la fontana dopo non  più di un paio d’anni è stata letteralmente depredata e poi trasformata in una fioriera. Che schifo e che riconoscenza da parte dell’Amministrazione Comunale. Il costo di quell’opera grida, comunque, ancora vendetta. Quell’inaugurazione rappresentò l’inizio della fase calante dell’artista esuberante che, forse, si era reso conto che occorreva anche far cassetta per poter andare avanti. E lo fece nella maniera più sbagliata possibile, stringendo un’alleanza, quasi un patto di ferro, con  il prof. Pasquale Persico. Entrò subito nel gotha del PD e gli incarichi fioccarono l’uno dopo l’altro, anche nel profondo Cilento e nel Parco Nazionale. Alle falde del Monte Cervati fino a qualche anno fa c’era il suo “tavolo del paradiso”, uno stilizzato tavolo di ferro con ottanta coppe a rappresentare gli ottanta comuni del Parco. Un’opera costata circa 100mila euro e finita non si sa dove nel giro di pochi anni. Grazie a Persico e al PD rimase sulla cresta dell’onda per alcuni anni, poi mano a mano che il suo connubio con l’eminente docente incominciava ad incrinarsi anche lui ritorno nell’ombra e nell’oblio. In lui aveva prevalso lo spirito dell’artista, del grande artista autonomo e incondizionabile, come era giusta che fosse, come era nel suo speciale carattere. Lo avevo conosciuto, dicevo, quella sera dell’inaugurazione della fontana di Corso Garibaldi e da allora si era creato tra noi due una specie di feeling basato sulla correttezza e sulla autenticità del rapporto. Una sera nel corso di una manifestazione, molti anni dopo la nostra conoscenza, mi disse che su quella fontana avevo in un certo senso ragione, almeno perché ero stato l’unico ad esprimere in libertà il giudizio sull’opera. Ci chiamavamo per nome e ci eravamo ripromessi di andare insieme a cena una sera, non è mai accaduto, purtroppo. Di lui mi rimarrà impressa nella memoria una strana immagine. Una sera di tanti anni fa, in un paesino del Cilento, dopo aver presentato una delle sue opere (una gigantesca anfora di ferro con dentro raffigurate le scene tipiche del Parco), si mise sotto il “portale” di un antico palazzo signorile e beffeggiava la gente che era accorsa per ammirare la sua opera. Qualcuno sottovoce mi chiese se stava bene, risposi che era un artista, un grande artista che amava esternare quello che pensava, dal vivo, anche simulando lo sbeffeggiamento della gente. Era portatore di una grande umiltà, quella che contraddistinguono i veri artisti, ed aveva stretto una sincera amicizia con un giardiniere del Comune di Sassano “Alfonso” che spesso invocava a gran voce per investirlo di compiti molto più grandi delle sue stesse capacità ottenendone in cambio una fedeltà assoluta. Anche questo era Ugo Marano.

One thought on “Ugo Marano: il prof. Persico ha toppato !!

  1. Gentile dott. Bianchini,

    mentre leggevo su ondanews.it un articolo a firma E.C., a proposito di convegni che si sovrappongono nel Vallo di Diano, mi sono ricordata di questo suo articolo che, allora, mi fece tanto ridere. Pardon! Mi fece ridere “la maledizione” non l’ articolo.
    Gli “auguri” del giornalista di ondanews suonano così: “…auguro a lui/loro il doppio di ciò che lui/loro dovesse/dovessero augurare a me…”. Forse, ha superato il professore.
    La maledizione nel giornalismo: è da studiare.

    A lei, dott. Bianchini, auguro…. una buona giornata, cordialmente.

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