Il contributo della Green Economy nel Sud

Filippo Ispirato

Stiamo vivendo un periodo economico tra i più difficili dal dopoguerra, alle prese con l’ondata del fallimento della Lehman & Brothers, conseguenza delle insolvenze dei mutui subprime, che dagli Stati Uniti si è propagata all’Europa, colpendo dapprima l’Islanda e la Grecia, e poi si è diffusa a macchia d’olio agli altri paesi dell’Eurozona, coinvolgendo anche il nostro Paese alle prese con l’imminente recessione del 2012, che secondo stime Ocse la nostra economia dovrebbe contrarsi di messo punto percentuale, ed il nuovo decreto Monti battezzato “Decreto Salva Italia”, in corso di approvazione da parte di Camera e Senato.

L’economia del Meridione, secondo uno studio di recente pubblicazione della Fondazione Ugo La Malfa, mostra come le grandi industrie nelle nostre regioni, siano poco concentrate, hanno maggiori difficoltà a rimanere competitive sul mercato rispetto alle loro concorrenti del Centro Nord Italia, mostrano un fatturato ridotto e una riduzione della quota di esportazioni. I settori in cui operano le grandi industrie sono, come ovvio, quelle del comparto metalmeccanico, alimentare e dei beni per la persona e per la casa.

La situazione, in apparenza drammatica, ha una via di uscita che sta già emergendo da qualche anno: lo sviluppo della Green Economy. Nel settore della produzione energetica da fonti pulite, ad esempio, le regioni meridionali sono all’avanguardia per sia per potenza istallata che per potenza prodotta. Escludendo il Trentino Alto Adige, molto più vicino alla Germania come mentalità e quindi da sempre attento all’ambiente, e la Valle d’Aosta, le regioni che investono di più in tecnologia a basso impatto ambientale, le cosiddette tecnologie green, sono la Basilicata, la Puglia e la Campania.

Andando ancor più nello specifico, per numero di imprese che operano nel settore dell’economia verde la prima risulta essere la Lombardia seguita a ruota dalla Campania, mentre per quanto riguarda l’incidenza delle piccole e medie imprese che operano nel settore Green sul totale delle pmi il primato spetta a Bari. I settori principali dell’Economia Verde sono il fotovoltaico e le rinnovabili in generale per la produzione di energia, la ricerca di nuovi materiali che permettono di risparmiare il consumo di energia o materiali biodegradabili da sostituire alla plastica.

Centri di eccellenza ce ne sono diversi nelle regioni meridionali, tra gli altri il Cnr di Pozzuoli, in provincia di Napoli, ormai divenuto famoso per la realizzazione di un materiale rilevato dagli scarti della lavorazione del pomodoro da sostituire ai teloni di plastica per la copertura delle serre, o i distretti delle nanotecnologie di Catania e Lecce. Se si punta sulle eccellenze e su dei campi con alto valore aggiunto a livello di innovazione e ricerca le nostre regioni potranno essere un volano per uno sviluppo più generalizzato delle nostre aree, in quanto ricerca e sviluppo viaggiano attraverso le reti informatiche e non necessitano di infrastrutture materiali come nel caso dell’industria tradizionale in cui il Meridione è relegato costantemente nel girone C dell’economia a causa del suo forte gap infrastrutturale rispetto al resto d’Italia e d’Europa.

 

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