Vallo di Diano: la scuola secondo gli studenti


Antonio Citera
VALLO di DIANO – Altro che disinteressati. Da un’indagine svolta tra i ragazzi dell’ultimo anno delle scuole superiori del Vallo di Diano, se ne ricava un profilo che proietta gli studenti verso una realtà critico-riflessiva del mondo della scuola. Alla domanda – Cosa vorresti dalla scuola – i ragazzi ci appaiono sicuri, critici, concreti ed idealisti al tempo stesso. La scuola per loro, deve soprattutto invogliare allo studio, appassionare, stimolare e sfidare l’intelligenza, ma anche lasciare il tempo di pensare approfondire autonomamente, fare ricerca. Contano allora l’ambiente, l’atteggiamento degli insegnanti, l’incoraggiamento, il senso di appartenenza. Le discipline devono essere affrontate con passione e con rigore, non importa l’immediata utilità. Il greco o la filosofia, la storia antica o l’arte, la musica o la matematica devono far riflettere, sfidare, appassionare, ma con l’opzione di scelta. Sono importanti le esperienze associative tra giovani, l’autogestione (sorprendentemente è un aspetto importante e positivo della scuola italiana). Il mondo è simbiosi tra le culture, e tutti gli insegnanti dovrebbero fare un’esperienza interculturale. La valutazione è importante, ma i criteri devono essere chiari e si deve anche imparare a dibattere tenendo conto del parere altrui. Gli studenti, vogliono che la scuola cambi, chiedono che si insegnino le discipline (anche quelle del passato), facendo capire perché le si studia e a che cosa servono per il presente e il futuro (es. non solo la matematica come oggi si fa, ma anche matematica finanziaria). La scelta delle discipline deve essere finalizzata alla futura carriera universitaria o professionale. Credono nella meritocrazia,come naturale selezione, ma anche in una scuola davvero pubblica e gratuita per tutti e in una “competizione costruttiva” che premi i migliori, ma che potenzi anche il gioco di squadra. L’esperienza interculturale è fondamentale non solo per imparare le lingue ma per poter stare e lavorare nel mondo di oggi. Criticano il nozionismo perché è una perdita di tempo. Pensano che, per cambiare la scuola, sia necessario trovare realisticamente anche modi nuovi e più efficienti per finanziarla e li propongono. Se la scuola va male è uno spreco, si perdono talenti, risorse, potenzialità di sviluppo. Ma l’Italia investe troppo poco. Sono molto informati sulla normativa, il dibattito, la riforma. Propongono i cambiamenti, tenendo conto di costi e della realizzabilità nel contesto italiano. Uno studio interessante che ci proietta nel pensiero dei giovani studenti,spesso ridimensionati o non abbastanza circoscritti secondo le reali capacità.  Se ne deduce una propensione al cambiamento, che la si può sintetizzare nel seguente modo ‐modificare alcuni aspetti dell’attuale ordinamento, anche se rivalutano gli aspetti positivi della scuola italiana (l’inquadramento storico, lo studio del passato, la difficoltà/sfida di alcune discipline), ‐ una critica radicale al metodo d’insegnamento, vorrebbero personale più giovane,criteri di valutazione chiari ed esplicitati, ‐  esperienza interculturale, ritengono che tutti gli studenti dovrebbero fare un’esperienza all’estero per comprendere quante cose non funzionano nel nostro sistema, ‐una maggiore autonomia, vorrebbero poter scegliere di più, vorrebbero una didattica diversa e molti laboratori, un ambiente più curato e meno impersonale, che gli permetta di poter fare esperienze sociali a scuola, per trovare in essa un luogo in cui vivere.

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