Gambino/39: la delibera della discordia

Aldo Bianchini

PAGANI – Nelle ultime due puntate di questa lunga e intricata vicenda ho posto complessivamente 11 domande agli inquirenti ed agli amministratori in genere. Mi affretto a dare delle risposte prima che il numero di domande lieviti troppo in alto. Dunque per l’accusa è fondamentale, nell’ambito del processo “Linea d’Ombra” che connota il “Sistema Pagani” in una specifica fascia delinquenziale, la Giunta Municipale tenutasi il 1°ottobre 2008 in quanto alcune delle deliberazioni adottate quella sera sembrerebbero convalidare il “sistema clientelare e vessatorio” messo in atto da Alberico Gambino e denunciato dall’immarcescibile Amerigo Panico. Che cosa accadde in quella seduta di giunta comunale. Va subito detto che quella seduta venne presieduta da Salvatore Bottone e che in quella seduta fu portata all’approvazione la “famigerata delibera n.188” (istruita, con parere favorevole, dai funzionari comunali Serritiello -legale- e Rosolia –patrimonio-) che prevedeva l’autorizzazione alla stipula di un contratto agrario con la sig.ra Giuseppina Ruggiero (mamma dei fratelli Antonio e Michele Petrosino-D’Auria). I sussurri all’interno di Palazzo San Carlo parlano di momenti di vera e propria perplessità tra alcuni presenti, ed è qui che si radicalizza lo scontro sull’opportunità di approvare la delibera che la segretaria comunale Ivana Perongini, presente, si rifiutò di firmare chiedendo il tempo necessario per un nuovo approfondimento. I bene informati sostengono che mentre era in atto la discussione sarebbe entrato un consigliere comunale (forse Sorrentino!!) che si sarebbe schierato subito per il rinvio dell’approvazione. Dopo qualche minuto sarebbe arrivato anche il sindaco Gambino ch si sarebbe allineato sulle posizioni del consigliere comunale. In pratica sulla delibera gravavano perplessità del tipo documentale in quanto non era certa la “qualifica” della Ruggiero come non era sicura l’esistenza di un “atto di donazione”. La delibera venne sottoposta a parere tecnico con il risultato che avrebbe sentenziato la validità della stessa in quanto la Ruggiero aveva “sufficientemente” dimostrato la sua “qualifica di coltivatrice diretta” ed anche perché sulla stessa delibera già c’erano i pareri favorevoli dell’ufficio legale  e dell’ufficio patrimonio. Nonostante tutti questi pareri favorevoli la segretaria comunale non firmò adducendo, a scusante, la rigidità delle normative antimafie che vietava e vieta la sottoscrizione di contratti con parenti conviventi di persone condannate per tali reati e sottolineando che tali normative prevedono l’arresto dai due a i quattro anni. Oltretutto, sembra, che quel contratto di fitto agrario fosse anche legato alla realizzazione di una strada d’accesso alla proprietà agricola descritta nel contratto. La giunta finì in un clima piuttosto agitato, tanto che la stessa segretaria ritenne opportuno (almeno così dicono negli ambienti del palazzo!!) ripresentare al sindaco tutto il caso nella sua interezza mantenendo ferma la linea della “non firma” su un atto che molto verosimilmente nella sostanza poteva anche essere ritenuto perfettamente legittimo, ma che nella forma evidenziava diversi punti critici. La polemica e lo scontro si sarebbero spostate, poi, nelle stanze della politica e per un giornalista è giusto fermarmi sull’uscio di quelle stanze. Sappiamo solo che a distanza di tempo viene fuori la famosa frase “cosa sua” attribuita a Gambino dalla Ferraioli. Ma adesso mi corre l’obbligo di rispondere ad un’altra delle mie stesse domande: “La qualifica di coltivatrice diretta assegnata alla Ruggiero era legittima o no?”. Questo è uno dei punti nodali dell’inchiesta su cui gli inquirenti avrebbero dovuto approfondire, e di molto, le loro indagini. Detta qualifica, in genere, si ottiene iscrivendosi ai Coltivatori Diretti dimostrando di gestire e di coltivare, in proprietà o in fitto, terreni agricoli depositando specifici atti di proprietà o contratti di fitto. La qualifica, poi, viene ratificata dall’INPS ai fini delle agevolazioni contributive e pensionistiche. E in questo ambito, tra CD e INPS, che potrebbe annidarsi il vulnus, vale a dire che per ottenere la qualifica la Ruggiero avrebbe dovuto dimostrare ai CD ed all’INPS di possedere i requisiti necessari e per farlo doveva esibire gli atti di proprietà o di fitto. Ma se non aveva ancora ottenuto il contratto dal Comune come faceva ad esibire i documenti? C’era un atto di donazione? Aveva altre proprietà terriere? O è stata aiutata presso i predetti Enti? E’ un gatto che si morde la coda, per capire meglio la tempistica bisognerebbe essere “pubblici ministeri” e non semplici giornalisti. Per dovere professionale e civico va anche detto che fino a quando in quel terreno c’era una catapecchia nessuno parlava, quando è stata ristrutturata (anche senza un contratto di donazione!!) tutti si rizelarono.  Alla prossima.

One thought on “Gambino/39: la delibera della discordia

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *