Borse nervose in un’Europa in crisi d’identità

Filippo Ispirato

Nelle ultime settimane i mercati finanziari di tutta Europa mostrano degli andamenti altalenanti, delle borse volatili che sembrano disorientate e modificano il loro trend in maniera repentina ad ogni nuova informazione.

Una delle cause che portano a quest’isteria i mercati finanziari europei è l’avvicinarsi delle elezioni politiche di due paesi molto importanti nell’Eurozona, la Francia e la Grecia.

In Francia lunedì scorso si sono avuti i risultati del primo turno delle elezioni presidenziali; un test molto importante per il governo di Parigi in un periodo economico molto difficile.

Alla prima tornata elettorale il più votato è stato il candidato del centro sinistra Hollande con circa il 28% di preferenze, seguito dal presidente in carica Sarkozy, Marine Le Pen, candidata del Front National,  e Mélenchon dell’estrema sinistra.

Tra i motivi del successo di Hollande, secondo gli analisti, la sue visione meno eurocentrica rispetto al suo rivale principale, Sarkozy, che in campagna elettorale è stato appoggiato dalla cancelliera tedesca Angela Merkel. Uno dei punti principali del programma di Hollande è la chiara volontà di puntare a delle politiche economiche di crescita dell’economia e a favore dell’occupazione; la differenza rispetto al rivale Sarkozy è quella di volersi occupare in primis dei problemi interni del proprio paese ed in un secondo momento delle politiche economiche europee.

La possibilità dell’elezione a presiedente di Hollande spaventa i mercati finanziari per la sua distanza con la Merkel e per la sua visione meno legata ai piani europei di risanamento di bilancio.

Sull’ago della bilancia il prossimo 6 Maggio saranno decisive le alleanze che si verranno a formare  tra i due candidati al secondo turno e gli altri premier di partito quali Marine Le Pen, della destra nazionale che, con il suo 18% di preferenze, ha un peso specifico non indifferente sulla scena nazionale, e il candidato  Mélenchon, del Fronte di Sinistra, anch’esso forte di un 11% di preferenze al primo turno: si dovrà vedere quanto il nuovo presidente all’Eliseo modificherà il suo programma politico all’indomani delle elezioni con delle nuove coalizioni.

Tutto questo innervosisce i mercati finanziari soprattutto per il peso della Francia sulla scena economica internazionale ed europea, un suo cambio di direzione nelle politiche di governo avrebbe delle conseguenze impattanti per tutto il sistema di Eurolandia.

Il  6 Maggio anche in Grecia circa dieci milioni di elettori andranno alle urne per eleggere il nuovo governo.

Le due forze politiche principali sono i socialisti del Pasok e il centro destra Neo Democratia, entrambi in forte calo di consensi dopo le misure di austerità in corso. Dai sondaggi delle ultime settimane è previsto un forte calo di consensi per entrambe le formazioni politiche che, a stento, arriveranno al 20% dei consensi ognuno,  un dato che neanche in caso di una coalizione di Governo tra Pasok e Neo Democratia sarebbe sufficiente  per avere la maggioranza necessaria a governare. Emergono, come ovvio, nuove forze politiche di estrema destra ed estrema sinistra, con previsioni di almeno il 10% dei consensi per alcuni partiti attualmente all’opposizione, fortemente ostili ai programmi di austerity imposti dalla Trojka (Fmi, Bce ed Ue) che hanno impoverito il popolo greco.

Quello che emerge dalle tornate elettorali in corso in Francia e in Grecia è la situazione di forte disagio in cui vivono attualmente i cittadini europei; siamo di fronte ad un’Europa in forte crisi economica e di identità, che sta perdendo la sua centralità sulla scena internazionale in particolar modo nei confronti dei governi dell’America Latina o dell’Asia in forte espansione economica (un esempio fra tutti la disputa in atto tra i governi di Buenos Aires e Madrid sulla nazionalizzazione dell’argentina YPF a danno dell’iberica Repsol).

Una situazione che appare evidente anche dai declassamenti effettuati su varie nazioni europee, ultime in ordine di tempo l’Olanda che rischia di perdere la tripla A e la Spagna  declassata di due gradi. Seguire esclusivamente delle politiche di rigore di bilancio senza occuparsi in maniera adeguata di serie politiche di crescita comporta una forte riduzione dei consumi ed innesca una contrazione dell’economia ancora più pericolosa di quella attuale.

Ricette per la crescita non sono facili applicare ma potrebbe essere interessante studiare alcuni casi di successo:

–        sistemi di imprese presenti sul nostro territorio, che puntano sulle produzioni di qualità, sfruttando il loro vantaggio competitivo sul prodotto finito e non sul prezzo, come nel caso del colosso Ikea che ha deciso di spostare il mese scorso la produzione di mobili dall’Asia all’Italia

–        cooperative di lavoratori, come nel caso dell’Argentina, che hanno deciso di prendere in gestione le aziende per le quali lavoravano, chiuse a seguito della crisi del 2001, riuscendo a renderle di nuovo attive e profittevoli

–        il caso dell’Islanda in cui il sistema paese ha voltato le spalle ad un’economia incentrata quasi esclusivamente sui servizi finanziari per passare ad un modello di sviluppo basato tra gli altri sulla produzione di energia pulita dalla geotermia grazie ai geyser di cui sono ricchi e sulla costruzione di data center che permettono, dietro pagamento, di conservare le informazioni diffuse sul web in tutto il mondo.

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