Biodiversità a rischio: rapporto Living Planet 2012

 

 

 Domenico Mastrovita

Secondo quanto riportato dal Wwf  nel report Living Planet 2012 il 30% della biodiversità è andato perso. Coulby Loucks, uno dei curatori del progetto, evidenzia come l’uomo sia diventato un cattivo ospite per la Terra.  Nel rapporto 2012 sono state calcolate quelle che vengono definite le “impronte ecologiche” per Paese; nella classifica dei peggiori consumatori troviamo al primo posto il Qatar,  al secondo il Kuwait, al terzo gli Emirati Arabi, al quarto la Danimarca e al quinto gli States. L’Italia in questa speciale classifica si colloca al 32° posto, meglio di Germania (30° posto), Regno Unito (27° posto), Spagna (24° posto) e Francia (22° posto), ma dietro al Giappone (37°posto). Lo studio effettuato tiene conto del fatto che i Paesi hanno differenti risorse; ad esempio l’impronta ecologica di un abitante degli Emirati Arabi Uniti (EAU) è di 8,4 gha (unità di misura che descrive quello che una popolazione consuma in base alla quantità di terreno produttivo, alle zone di mare essenziali per procurarsi le risorse e alla capacità di assorbire gli scarti prodotti) anche se nel paese per abitante sono disponibili solo 0,6 gha, questo significa che per soddisfare la propria domanda  il residente EAU deve far affidamento sulle risorse di un’altra nazione. Il ragionamento a questo punto diventa semplice, quando le risorse diminuiscono la competizione aumenta con conseguenti (e future) tensioni geopolitiche. Gli Stati Uniti risultano essere, secondo l’analisi Wwf, il paese con il più alto consumo al mondo.Sempre secondo il rapporto dal 1970 lo stress ambientale dell’uomo sul Pianeta è arrivato a superare  la capacità di rigenerazione delle risorse.

La relazione, in sintesi, fornisce le seguenti informazioni:

–          la biodiversità è diminuita globalmente del 30% tra il 1970 e il 2008;

–          dal 1966 la domanda di risorse è raddoppiata e attualmente corrisponde all’utilizzo di un pianeta e mezzo;

–          i paesi ad alto reddito hanno un’impronta 5 volte maggiore rispetto ai paesi poveri;

–          le aree ad alta biodiversità forniscono importanti servizi ecosistemici (lo stoccaggio del carbonio, acqua dolce, legna, stock ittici)

–          la perdita della biodiversità colpisce i paesi poveri e le sue popolazioni;

–          lo scenario tracciato indica che entro il 2030 avremo bisogno di 2 pianeti per soddisfare la crescente richiesta di risorse.

La proposta del One Planet Wwf è quella di produrre di più ma utilizzando minori risorse, consumando meno, meglio e più consapevolmente. Analizzando i dati forniti, alla luce della conferenza di Rio + 20, i punti su cui lavorare sono molteplici. Tutto passa attraverso la capacità di invertire le nefaste tendenze che ogni giorno stanno diventano sempre più incombenti. Investire, seguendo queste linee giuda, vuol dire produrre progresso (avendo come bussola il Pianeta e la sua stabilità). Arricchirsi di meri capitali monetari, a discapito della salute mondiale, sfruttando, speculando, impoverendo e costringendo chi è già in difficoltà ad esaurire le poche risorse disponibili o che ancora possiede è un’atrocità. Gli interessi dei pochi sicuramente non riguardano la globalità. La biodiversità, fin ora, ha consentito al Pianeta di mantenersi vivo e in salute. Ignorare la questione equivale a minarne la stabilità: un crimine quotidiano dal prezzo altissimo. La Terra ha un’unica priorità:  perpetuare la vita. Le alternative sono presenti, la strada da percorrere è lunga, il progresso è possibile.

7 thoughts on “Biodiversità a rischio: rapporto Living Planet 2012

  1. bel articolo comunque non è un mistero che se l uomo inquinasse molto meno..il mondo sarebbe molto meglio..e piu pulito.

  2. ogni volta leggo con interesse i tuoi articoli, ogni volta imparo qualcosa della tematica “uomo e ambiente”, e ogni volta mi fai riflettere su quanto l’uomo stia distruggendo sulla nostra povera terra!

  3. Interessante articolo mi ha fatto molto riflettere. Penso tutti noi dovremmo rivedere le nostre abitudini, cosa molto difficile a fronte del “progresso” e del tenore di vita a cui siamo abituati…..

  4. Due pianeti nel giro di meno di vent’anni! E’ davvero grave la situazione! Chissà se riusciremo a invertire la rotta! Ho paura che pagheremo un prezzo molto alto tutti quanti. Comunque concordo con gli altri commentatori: i tuoi articoli sono sempre molto interessanti!

  5. bon tanto il 98 % delle specie si era già estinto con i dinosauri….ora sopravvive il 2% delle specie totali…alla faccia della biodiversità….ad ogni modo produrre di più consumando meno energia implica che chi ora guadagna sulla produzione dell’energia (che di fatto ha in mano le redini dell’economia mondiale) dovrebbe riconvertire le aziende rinunciando a paccate di soldi. Cosa che non farà mai. Pace fratelli preparatevi all’estinzione.

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