INAIL: “ … perché il lavoro non ti faccia male … “

Aldo Bianchini

SALERNO – Nel precedente articolo del 30 maggio u.s. sono stato, forse, eccessivamente buonista nei confronti dell’INAIL e di chi ha voluto e organizzato anche a Salerno il concerto spettacolo “ … perche il lavoro non ti faccia male …” con la regia di Massimo Venturiello, compagno nella vita di Tosca grande protagonista e interprete del concerto spettacolo scritto da Franco Silvestri. E’ vero che ad essere sempre maligni si fa peccato ma è anche vero che spesso ci si azzecca (storica citazione di Giulio Andreotti). Comincio col dire che sono rimasto un po’ deluso quando dalla viva voce del direttore regionale dell’Inail, Emilio Silenzi, ho appreso in teatro che il concerto-spettacolo era già andato in scena in altri luoghi della Campania. In giacca bianca, elegantissimo, il direttore regionale ha spiegato, o almeno così io ho capito, che avevamo visto uno spettacolo ideato e programmato appositamente per l’Inail della Campania dal gruppo Venturiello-Tosca-Silvestri. Premesso che il direttore regionale dell’Inail (che ho ascoltato e visto per la prima volta, solo da lontano, la sera del 31 maggio scorso) mi è sembrato un personaggio deciso e convinto delle cose che fa, mi sono chiesto perché quella stessa sera non ha anche spiegato se e quanto è costato all’Inail l’accordo e se l’Inail ha avuto possibilità di intervenire nella preparazione della sceneggiatura del lavoro artistico, almeno sotto il profilo della consulenza tecnica. Prima di andare avanti con le riflessioni è obbligatorio precisare che il lavoro teatrale è di assoluto valore artistico, del resto i nomi in campo sono di notevole caratura nazionale anche se attraversano un momento non particolarmente felice della loro vita professionale. Le domande che ho posto prima scaturiscono dal fatto che, almeno per quanto mi riguarda, mi è sembrato di assistere ad un lavoro che pur apprezzabile sul piano artistico non riflette la situazione reale del nostro Paese in materia di prevenzione e igiene sui luoghi di lavoro. L’attacco duro, concentrico, unidirezionale contro il “datore di lavoro” in genere mi è sembrato assolutamente ingiusto, gratuito, strumentale e lontano dalla realtà. Sul palco è stata riprodotta e presentata una situazione che questo Paese ha vissuto soltanto negli anni bui della Fiat di Valletta oltre cinquant’anni fa. Sul palco è stata rappresentata una situazione che da tempo non esiste più. Noi siamo il Paese che, almeno sul piano legislativo, ha precorso i tempi anticipando anche le direttive europee dei primi anni 90 in materia di prevenzione, difatti la nostra legislazione è fin dal 1955 all’avanguardia in campo mondiale. E’ vero che spesso e facilmente dimentichiamo di essere stati la “culla del diritto” ma è altrettanto vero che non siamo mai stati permissivi come negli USA dove stendono semplicemente un telo sui corpi degli indiani che precipitano al suolo dai grattacieli in costruzione. E’ vero che da noi c’è stata la catastrofe della ThyssenKrupp (ancora tutta da scrivere sul piano squisitamente giudiziario!!) ma è certo che la cultura della prevenzione è un fatto consolidato e presente nelle coscienze di tutti. A mio opinabile avviso il lavoro teatrale di Silvestri manca di una consulenza di parte, cioè dell’Inail, che poteva e doveva (se ha acquistato o ricevuto il pacchetto artistico!!) intervenire in questo senso. Altrimenti anche tutti gli sforzi dell’Inail, passati – presenti e futuri, sono caduti nel vuoto e sappiamo tutti che così non è. Le frasi napoletaneggianti, o sole mio, il passaggio del testimone da padre in figlio in senso peggiorativo della prevenzione, sono tutte sfumature che vanno bene in scena sul palco di un teatro per attirare convinti applausi (come è stato nel teatro Verdi), ma non rappresentano fedelmente quello che continuamente passa sotto i nostri occhi, osservatori o addetti ai lavori e non. E poi c’è un’ultima cosa che nel lavoro non compare mai. La componente che in massima parte contribuisce al determinismo di un qualsiasi infortunio è la distrazione del lavoratore connessa alla ripetitività dell’azione lavorativa da compiere per giorni, per settimane, per mesi, per anni. Tutto ciò premesso devo riconoscere che anche io, dal parterre del Verdi, a tratti mi sono commosso; soprattutto quando Tosca ha interpretato in maniera sublime lo stato d’animo della vedova che risponde alla lettera (mai ricevuta!!) del marito vittima di un infortunio sul lavoro.

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