DIECI GIORNI PER SALVARE L’EURO

Antonio Citera

LE PRESSIONI DI USA E BRICS HANNO PRODOTTO UN CAMBIAMENTO. DOMANI A ROMA SI SCOPRE SE C’E’ LA POSSIBILITA’ DI UN PASSO IN AVANTI VERO.  “Abbiamo dieci giorni per salvare l’euro. Parola di Mario Monti, che lo ha detto esplicitamente al termine del vertice tra i venti paesi più forti del mondo svoltosi in Messico. Nel corso del G20 molti sono stati gli scontri e le accuse reciproche. Usa e Brics (i grandi paesi emergenti, Cina, India, Russia, Brasile e Sudafrica) hanno messo sotto accusa l’Europa e in particolare la Germania perché una politica eccessivamente improntata all’austerità sta tagliando le ali alla crescita economica in tutto il mondo. L’Europa ha risposto che la crisi non sarebbe stata così drammatica senza il botto della finanza statunitense nel 2008.  Alla fine i risultati sono stati modesti, ma ci sono: altri 450 miliardi di dollari di dotazione per il Fondo monetario internazionale, disponibili per fronteggiare le crisi. Ma soprattutto un impegno nero su bianco dell’Europa a fare progressi certi nell’Unione bancaria, nella difesa dei depositi, perfino nell’affrontare con uno sforzo comune il problema del debito. In questo contesto la proposta lanciata da Mario Monti di utilizzare le risorse del fondo Salva Stati per acquistare i titoli pubblici in emissione dei paesi che, pur in difficoltà, hanno fatto le riforme giuste ha fatto progressi: questa iniziativa abbatterebbe in modo drastico gli interessi che Spagna e Italia devono pagare ed eliminerebbero almeno per alcuni anni il problema dello spread con i Bund tedeschi, diventato più un’occasione di speculazione che un indicatore di riferimento. Ad aiutare la ricerca di soluzioni più avanzate vi è oggi anche la consapevolezza che tutte le banche europee (le italiane molto meno a dir la verità) hanno nella pancia problemi enormi, come dimostra l’ultima ricerca dell’ufficio studi di Mediobanca, secondo il quale di derivati e titoli di Stato dei paesi più deboli sono pieni i forzieri di tutta Europa.  La Germania formalmente ha mantenuto ferme le sue posizioni. Ma la sostanza di qualche passo in avanti c’è lo stesso. Se finalmente sarà arrivato il momento di fare passi in avanti veri e non passettini sempre troppo deboli e sempre in ritardo rispetto alle esigenze lo si vedrà già questa settimana con la riunione dell’Eurogruppo, oggi, ma soprattutto con il vertice a quattro Italia, Germania, Francia, Spagna previsto a Roma domani.

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