Tutto quello che avreste voluto sapere sulla particella di Dio e non avete mai osato chiedere

Valerio Rossi Albertini 

Stavolta vi voglio parlare di una questione diversa dal solito ma, credo, non meno importante per chiunque abbia cara la comprensione del mondo. Non è necessario essere grandi scienziati o filosofi per sentire il desiderio ed il gusto di capire ciò che ci circonda. La notizia che hanno annunciato i colleghi fisici del CERN, il centro europeo per la ricerca nucleare di Ginevra, è di quelle che scavano una trincea tra il prima e il dopo nella storia del pensiero.La materia dell’universo, o almeno della parte di universo che ci è nota, è composta di elementi fondamentali, le particelle elementari, appunto, i quali, come mattoncini da costruzione, variamente assortiti ed aggregati, formano tutto ciò che ci circonda.La teoria che spiega in maniera sorprendentemente accurata natura, forma e comportamento di questi mattoncini va sotto il nome di Modello Standard, proprio ad intendere che è il modo canonico ed ortodosso di descriverli. Tuttavia, una caratteristica essenziale delle particelle-mattoncini non emerge da questa trattazione: le particelle che la teoria rappresenta sono incorporee, evanescenti come fantasmi o infinitamente leggere come gusci vuoti. In linguaggio fisico, ma di facile comprensione, si dice che sono sprovviste di massa, cioè di consistenza, come un raggio di luce. Eppure la massa, a cui si deve l’attrazione reciproca degli oggetti, -nota come legge di gravitazione universale di Newton, quello della mela- è una proprietà essenziale e imprescindibile. E’ grazie alla massa che la materia cosmica si aggrega in sistemi planetari, in galassie, in nebulose, nel modo che effettivamente osserviamo negli spazi siderali. Si pone allora un dilemma. O accantonare una teoria che, sotto ogni altro aspetto, appare perfetta (ma fallisce nella descrizione di una caratteristica essenziale, la massa); oppure, accettare che la teoria sia, sì, corretta, ma incompleta, ed introdurre un elemento ulteriore per renderla coerente ed efficace. E’ qui che entra in gioco Peter Higgs.Che ti combina Mr. Higgs? Dice: “la cosa più economica da fare è tenersi tutto quello che già abbiamo (è Scozzese…), ed aggiungere un solo altro ingrediente. Se le particelle descritte sono come gusci vuoti, ipotizziamo l’esistenza di un’altra particella ancora, stavolta dotata di massa, che le riempia tutte e che conferisca loro la concretezza e la solidità mancanti!”Tale è il Bosone di Higgs. Perchè Bosone? E quante ne volete! Questo è un articoletto, non un trattato di fisica teorica…  E va bene. Perchè le particelle di cui parlavo sono di due tipi. Fermioni e Bosoni, e questa è un Bosone. Come? Che vuole dire Fermione e Bosone? No, non c’è tempo. Su google trovate tutto.Allora, dove ero rimasto? Ah sì, alla riflessione di Mr. Higgs, che continua così : “Che bello il mio Bosone, che risolverebbe tutti i problemi! Oh, my God, mio Dio, è proprio una grande idea! Grazie, Signore per avermi ispirato. Te la dedico di tutto cuore!”. Ed ecco spiegato anche perchè è chiamata “particella di Dio”!  vedi notaIl problema è che, tra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare. Un conto è avere una felice intuzione, altro è costruire un apparecchio che permetta di dimostrarne la correttezza. E allora, ecco il grande acceleratore LHC del CERN di Ginevra, che scaglia particelle leggere una contro l’altra, per produrne di più pesanti nello scontro, tra cui, tutti ci auguravamo, il famigerato Bosone di Higgs. La lotta per stanarlo è stata lunga e aspra.  Bisognava cercarlo in una zona (un intervallo di energia) circoscritto, mica con il lanternino per strada, come faceva Diogene. E i colleghi del CERN hanno adottato una strategia analoga a quella della caccia alla tigre, quando i battitori si dispongono in un cerchio largo, restringendosi progressivamente. Il Bosone di Higgs, come la tigre acquattata nella boscaglia centrale, ha cominciato a dare segnali della sua presenza. I battitori del CERN hanno sentito vaghi ruggiti e stormire di fronde, hanno visto i rami spezzati dall’agitarsi del Bosone appena nato dagli urti nel ventre dell’acceleratore. E i ruggiti, le fronde e i rami erano tracce luminose e scintillii sui monitor dei rivelatori di LHC. Adesso manca il passo finale. Qualcosa di simile alla tigre, c’è. Ma avrà tutte le caratteristiche ipotizzate, o sarà una tigre a pallini, anziché a strisce, o albina, o con due code? Cioè, il Bosone sarà come ce lo immaginavamo o differirà in qualche tratto da quello disegnato da Mr. Higgs?Presto per dirlo. Quel che è certo, è che adesso sappiamo un po’ meglio da dove veniamo e dove andiamo ma, soprattutto, possiamo essere un po’ più soddisfatti di chi siamo…

* non è vero, non è andata così, ma non essendo un argomento scientifico, mi posso permettere di inventare…

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