San Matteo: per la stampa … pensaci tu !!

Aldo Bianchini

SALERNO – Sono rimasto sinceramente sorpreso per la polemica innescata sulla vicenda degli accrediti-stampa che la Curia ha cercato di disciplinare attraverso don Nello Senatore, per la prima volta dopo tantissimi anni di confusione, di arrembaggio, di cialtronerie. Purtroppo neppure questa iniziativa è andata giù a qualcuno che alla chiarezza ha preferito dire e non dire, nel miglior linguaggio politichese e anche non facendo sforzi di ermeneutica ha attaccato don Nello Senatore (e per esso la Curia) per dire che quella richiesta di accrediti ha senza dubbio inasprito o almeno intricato la querelle tra l’Arcivescovo e il Sindaco. Niente di più fantasioso. Per chiarezza sottolineo che l’autore dell’articolo, il prof. Ambrogio Ietto, non solo è mio amico ma è anche uno degli uomini più illustri della Città dal punto di vista culturale; perdersi dietro una precisazione del genere mi sembra alquanto riduttivo per la sua figura di insigne studioso e  filosofo. Detto questo, passo ad esternare quello che è il mio pensiero in merito. Faccio una premessa doverosa: nel mondo dell’informazione salernitana c’è molta puzza di arroganza. Lo dico senza tema di smentite, per l’età e per gli anni di mestiere, quello puro, che ho sulle spalle. Nel giornalismo, purtroppo, per colpa di “ordini disordinati” sono arrivati soggetti dai profili più diversificati. Non mancano ragazzini e “soprattutto ragazzine” (e non sono maschilista !!) che appena aprono un notes o accendono un microfono non li puoi più neanche avvicinare. Puzzetta sotto il naso ? Chissà!!  Ci vorrebbe  anche per noi giornalisti una selezione più rigida  e prove di efficienza attitudinali e psico-fisiche, prove che del resto sui giornali invochiamo per diverse altre categorie. Detto questo, mi permetto di dire che dissento completamente da chi vuole mettere in discussione un’azione (quella di don Nello) diretta a disciplinare e qualificare l’intero settore per meglio garantire la pluralità dell’informazione. L’evento San Matteo riguarda tutti e disciplinare gli accessi della stampa (per non dire gli eccessi!!) mi sembra un tentativo assolutamente necessario e doveroso. Perché incolpare di lesa maestà chi ha semplicemente richiesto a tutte le testate giornalistiche di indicare le generalità dei giornalisti e dei tecnici che devono seguire l’evento che, dalla partenza all’arrivo, è della Curia. Probabilmente il mio amico Ambrogio non è mai andato allo stadio con accredito per seguire la Salernitana; gli sarà sufficiente chiedere in redazione per capire come quella procedura è complicatissima ed è articolata anche a difesa e tutela delle stesse testate giornalistiche. A Salerno è diffuso il fenomeno del “precariato giornalistico”, per non dire lavoro nero, che difficilmente consente ai “direttori responsabili” di distribuire accrediti a destra e a manca. Dobbiamo rapidamente andare verso un chiarimento globale del mondo dell’informazione se vogliamo che diventi più professionale, meno arrogante e più incline a trattare la notizia dopo attento e profondo studio. Anche per questo l’azione partita dalla fervida mente di don Nello Senatore va aiutata e supportata in ogni sua sfaccettatura al fine di ridare dignità al mestiere. Seguire la processione di San Matteo per le vie della Città come un branco di scalmanati non ha alcun senso; mostrare indignazione per una azione dignitosa, evidenziare quei tratti di arroganza poco edificanti, significa soltanto scaraventare il mestiere più bello del mondo sempre più in basso. A tutti noi, caro Ambrogio, manca la cultura del rispetto del ruolo degli altri perché siamo innanzitutto arroganti con noi stessi ritenendo di essere sempre e comunque migliori di tutti gli altri. Non è così. Io leggo sempre e con attenzione i tuoi scritti traendone riflessioni e insegnamenti. Io ogni mattina quando scendo a prendere i giornali a Torrione incontro spesso due “operatori ecologici” del quartiere; da loro ho appreso e apprendo tantissimo, con grande umiltà. A don Nello, con l’aiuto celeste di San Matteo, raccomando soltanto di continuare in questa sua meritoria opera di moralizzazione di una categoria che ha tanto bisogno di ritornare al ruolo che le compete per ottenere rispetto, altro che Peppone e don Camillo.

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