Vallo di Diano. Clientelismo e potere politico. I veri ammortizzatori sociali.

 

 

Antonio Citera

VALLO di DIANO – Il popolo sempre più in balia dei poteri della Politica che dispensa le briciole per calpestare la dignità. La raccomandazione, gesto umile e virtuoso utilizzato per ingannare e sottomettere la popolazione. Dopo la bufera tangentopoli ha cambiato di connotati, oggi lo si chiama sistema clientelare, ma resta sempre il male oscuro che attanaglia il nostro vivere. L’isola ideale dei politici e di chi detiene il potere, la ragnatela per chi ingenuamente è attratto dal suono incantatore della sirene. Esso rappresenta il marcio del nostro Comprensorio, più pericoloso forse della stessa crisi. La sanità pubblica, le amministrazioni pubbliche, e via cantando, da sempre terreno fertile e luogo di occupazione clientelare , hanno distrutto ogni barlume di meritocrazia , e ad essere premiati e aimè occupati sono stati per lo più i quanti avevano referenze politiche di prestigio. Quante volte i Direttori Generali delle ASL, Funzionari di Enti Pubblici, dirigenti di vario tipo sono stati valutati non su base meritocratica ma nominati sulle basi delle appartenenze partitiche? Quante volte questo ha generato e genera, grazie all’incapacità organizzativa e professionale dei casi di malasanità?, casi di cattiva gestione della cosa pubblica? Ma questo è un altro discorso … Se non parliamo di   stipendi dai 5000 euro in su, ma della diplomata contabile alla ricerca di un posto anche da addetta alle fotocopie, del praticante avvocato laureato con tanto di lode, o dell’umile muratore; cambiano le forme e gli stipendi ma i contenuti restano gli stessi. Il problema principale  è trovare  occupazione,  e se ciò significa affidarsi al “mani in pasta” del momento, tutto fa brodo. Meglio ancora se si è sotto elezioni, la buona parola dell’amministratore locale, magari il benestare di un candidato al Parlamento, più il parente del facoltoso imprenditore e i più raccomandati, riescono finalmente a prendere il posto. Il clientelismo come alternativa, un ammortizzatore sociale, la via maestra per proclamare e rendere immortale il sistema viziato, che agisce sui bisogni primari dei cittadini rendendoli schiavi per sempre. Un sistema che imprigiona i nostri territori in una gabbia di dipendenze e connivenze da cui è difficile, pressoché impossibile, venir fuori. Oggi  purtroppo ne dipendiamo come veri e propri lavoratori subordinati costretti a dar conto a chi quel posto di lavoro l’ha assegnato. A parte il discorso sulla dignità, l’etica, l’onestà, c’è da dire che il clientelismo, quale fattore per la conservazione del potere, poggia sulle società in ritardo culturale e soprattutto in disagio  economico ove meglio si alimenta perché un sistema di povertà assai diffuso materializza la necessità di trovarsi un protettore. Dove? Nella politica, ovviamente, dispensatrice dei grandi favoritismi. L’obiettivo è quello di mantenere il cittadino in uno stato di sudditanza e di sottocultura è l’unica risposta possibile alla debolezza dei partiti, alla crisi delle ideologie, alla povertà congenita. Le nuove generazioni, colpa anche della crisi economica, non sembrano esser riuscite ad evitare che tale perverso processo maturasse e finisse per svilupparsi sempre più in profondità all’interno del proprio nucleo familiare e della propria comunità. Anzi, spesso ne hanno favorito lo sviluppo.  Questo circolo vizioso, ha permesso ad amministratori e funzionari di turno di trasformare i diritti in favori con l’opzione di essere debitori e di restituire il buon gesto  attraverso consensi elettorali. Tutto ciò, in molte aree, è oggi normalità, quotidianità. È chiaro che questo modus operandi, è sinonimo di rassegnazione e passività, di egoismo e ben poca predisposizione alla costruzione di un qualsivoglia futuro. Il sistema, intanto, continua a fare proseliti nel Vallo di Diano, seducendo sempre più e conducendo all’immobilismo più assoluto, ci aggrappiamo allora alla speranza, che al contrario di quanto si crede, equivale alla rassegnazione. E vivere non è rassegnarsi …

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