NANGANO: omicidio mafioso a Palermo

 

 

Barbara Filippone

PALERMO – Il sostituto procuratore Gaetano Paci sta ricostruendo il movente che ha portato all’omicidio crudo di Francesco Nangano, cinquantenne, trucidato da 5 colpi di pistola ieri sera all’uscita dalla macelleria “da Gigi” dopo la consueta spesa, da due sicari in moto. Nangano proprietario di un autosalone in via Messina Marine che lo scorso anno aveva subito un incendio doloso e per il quale non era stata fatta alcuna denuncia, nel 2005 era stato già arrestato  e incarcerato per associazione a delinquere, ma aveva avuto nel 2007 un risarcimento di 270 mila euro per ingiusta detenzione… scrollandosi di fatto l’allusione che potesse essere un mafioso. Evidentemente, sostengono gli inquirenti, era nel mirino della cosca mafiosa di Brancaccio con i quali era entrato in contrasto, cosca, peraltro, decimata nell’operazione “Araba Fenice” del novembre 2011. Secondo il capo della omicidi Carmine Mosca sembra infatti che l’ordine sia giunto direttamente dal carcere. Pare che il Nangano lavorasse per riottenere quel posto, rimasto vacante a Brancaccio, di Nino Sacco. Tra l’altro ricordando proprio quel blitz della sezione Criminalità organizzata della Mobile nel 2011, i due elementi di spicco allora arrestati insieme ad altre 15 persone, Antonino Sacco e Pietro Asaro, dovranno ripresentarsi in data 13 marzo davanti ai giudici, i quali hanno accolto le richieste dei pm Francesca Mazzocco e Caterina Malagoli di condanna a 20 anni di carcere per Sacco e 14 anni per Asaro. L’operazione antimafia “Araba Fenice”, condotta dalla squadra mobile di Palermo, che portò all’arresto di 17 persone tutte affiliate alla famiglia Graviano, smantellando i vertici del mandamento mafioso di Brancaccio, adesso sembra essere ad una svolta. Ma l’omicidio di Nangano fa supporre che il controllo di Brancaccio non si era fermato dopo gli arresti nel 2011. Gli inquirenti  lavoreranno sulla pista dei quattro cellulari trovati addosso alla vittima.

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